Aldo Grasso per il "Corriere della Sera"
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Questa è una recensione apotropaica, consideratela un ferro di cavallo esposto a mo' di scongiuro, un crocifisso contro i vampiri, un qualunque attrezzo simbolico per allontanare il malocchio. E poi non dite che non ve l' avevo detto. Si parla troppo dell' Italia, intesa come Nazionale di calcio.
Prima una tremenda serata condotta da Carlo Conti, con quelle divise da fighetti marchigiani.
Poi il duo Mancini-Vialli da Fabio Fazio. E ora «Sogno Azzurro», la docu-serie in quattro puntate di Rai1 che racconta il cammino che ha portato la Nazionale all' Europeo che comincia il prossimo 11 giugno. Noi tifosi siamo pieni di uallere (guallere per i puristi), di riti scaramantici, di esorcismi (servono a poco, bisogna farli) ma sappiamo bene che quando abbiamo vinto eravamo dati per perdenti.
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Qui invece si suonano le fanfare come se. E siccome le iatture non vengono mai sole bisogna anche sorbirsi le voci dei giornalisti Rai che da anni seguono gli Azzurri, e quelle di calciatori e allenatori che hanno fatto la storia del calcio italiano, come Gigi Buffon, Arrigo Sacchi, Marcello Lippi e Antonio Conte. A fare da narratore d' eccezione, l' attore Stefano Accorsi. Anzi pare che questa trovata nasca da un' idea di Stefano Accorsi che dopo l' idea della serie «1992» ha riempito di sue idee tutti i palinsesti d' Italia, isole comprese.
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Mancini è un pierre d' eccezione, uno che sa come si curano le pubbliche relazioni. Così (è gradito il tono enfatico) «per 10 mesi le telecamere hanno seguito i giocatori della Nazionale e tutto lo staff, riprendendoli sui campi d' allenamento, negli spogliatoi, nel corso di riunioni tecniche e momenti di relax». Senza fatalismo non c' è tifo, c' è solo audience. Che è altra cosa.
Prendete queste note per quelle che sono: un cornetto di corallo, un toccare ferro, una grattatina, un cambio di canale. Niente di più.
Fabio Fabbretti per “www.davidemaggio.it”
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Dietrofront. La cancellazione dall’access prime time di Sogno Azzurro è stata rispedita al mittente. Le uniche ragioni sembrano rintracciabili nel fatto che Sogno Azzurro è la prima produzione di Pierluigi Colantoni, che dal 2020 è a capo della Direzione Sviluppo Nuovi Formati, fortemente voluto da Salini. E pare che proprio l’AD abbia voluto la prosecuzione del programma nella sua originaria collocazione.
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