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    "'BELLA MA’', A PARTIRE DAL TITOLO, È UNO DEI PIÙ VELLEITARI E INCONSISTENTI PROGRAMMI DELLA STORIA DELLA RAI" - ALDO GRASSO STRONCA IL PROGRAMMA CONDOTTO DA PIERLUIGI DIACO: "I PROGRAMMI POSSONO RIUSCIRE O NON RIUSCIRE, IL VERO PROBLEMA È DIACO. SONO ANNI CHE NON MI SPIEGO QUESTO MISTERO, QUESTO BLUFF, QUESTO 'TUTTOLOGO DEL NIENTE' - "DIACO SI ESPRIME IN UN VORTICE DI AMMICCAMENTI, DI RICERCA DI COMPLICITÀ, DI FALÒ SENTIMENTALOIDI CHE FANNO LUCE MA NON RISCALDANO..."


     
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    Aldo Grasso per www.corriere.it

     

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    Sarebbe fin troppo facile sostenere che «Bella Ma’», a partire dal titolo, è uno dei più velleitari e inconsistenti programmi della storia della Rai. È un format ideato e condotto su Rai2 da Pierluigi Diaco ed è spacciato come «il primo talent di parola della tv italiana», uno scontro fra concorrenti della «generazione Z» e «Boomers» (solo a scrivere scempiaggini del genere mi vengono i brividi).

     

    I programmi possono riuscire o non riuscire, vanno e vengono, il vero problema è chi resta, cioè Diaco. Sono anni che non mi spiego questo mistero, questo bluff, questo «tuttologo del niente», come è stato a suo tempo definito. Eppure è in azione tutto l’anno, in radio, in tv o come badante di ex «mostri sacri».

     

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    La sua mania principale è di confessare gli altri, come se la parola fosse un boccone, un’informe poltiglia che passa e ripassa da mascella a mascella, come se lo psicologismo finisse in tv solo quando è in stato di avanzata putrefazione. Diaco usa un linguaggio povero, il più disonesto dei linguaggi perché consente di esprimere solo le misere idee compatibili con il suo lessico.

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    E infatti, fateci caso (o anche no) Diaco si esprime in un vortice di ammiccamenti, di ricerca di complicità, di falò sentimentaloidi che fanno luce ma non riscaldano. Un giorno ho letto questa sua dichiarazione e ho seriamente temuto per Viale Mazzini: «È un progetto portato avanti in stretta collaborazione con Antonio Di Bella (direttore del daytime Rai) e condiviso dall’amministratore delegato (Carlo Fuortes, ndr). La mission che mi è stata data è di mettere insieme innovazione e tradizione».

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    Passi per Di Bella, ma l’idea che Fuortes discuta un programma con Diaco e gli dia una mission mi è sembrata una scena tragica finita per caso in un vaudeville. Il paraDiaco vuole fare dello spettatore un complice per fare strada insieme lungo i sentieri della consolazione. Non sempre gli riesce.

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