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    ALI-CRAC! - LE BANCHE NON VOGLIONO SBORSARE 200 MILIONI, PER EVITARE IL FALLIMENTO ENTRA IN CAMPO LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI – LA CDP PER AGGIRARE NORME UE SU AIUTI DI STATO MA SOLO DOPO IL VIA LIBERA AL PIANO LACRIME E SANGUE, CON TAGLI DA UN MILIARDO IN 3 ANNI


     
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    Nicola Lillo per la Stampa

     

    fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan fabio gallia claudio costamagna piercarlo padoan

    Sono due le soluzioni possibili che il governo sta studiando per mettere in sicurezza il piano industriale di Alitalia: un prestito diretto dello Stato da 200 milioni di euro o un intervento da parte della Cassa depositi e prestiti. Lo schema a cui pensa l' esecutivo è simile a quello adottato per l' Ilva di Taranto, ma la trattativa per decidere in che modo intervenire è ancora aperta. Per l' azienda siderurgica a fine 2015 venne adottato un decreto legge che prevedeva un prestito da 300 milioni di euro che inizialmente avrebbe dovuto finanziare la Cassa depositi e prestiti.

     

    IMPIANTO ILVA A TARANTO IMPIANTO ILVA A TARANTO

    L' intervento della società controllata dal ministero dell' Economia non c' è poi stato, perché l' Unione europea aveva dato il via libera a un finanziamento pubblico dello Stato diretto nelle casse della società, che era in amministrazione controllata.

     

    Dalla Cdp preferiscono non commentare possibili soluzioni per un' azienda privata in grosse difficoltà. Per statuto inoltre la Cassa depositi e prestiti non può diventare azionista di aziende in rosso, come appunto è oggi l' ex compagnia di bandiera che perde circa un milione di euro al giorno. Ma l' ipotesi allo studio del governo è differente: non ci sarebbe nessun ingresso nell' azionariato di Alitalia, ma solo un mero prestito. Questo schema permetterebbe di evitare una procedura di infrazione per aiuti di Stato, anche perché la linea di credito verrebbe concessa a prezzi di mercato e dovrà essere restituita con gli interessi.

    SOCI CAI INTESA UNICREDIT SOCI CAI INTESA UNICREDIT

     

    Il finanziamento serve in fretta per garantire la stabilità del piano industriale. In tutto si parla di 400 milioni di euro necessari per il cosiddetto «contingent equity», un salvagente da usare nel caso in cui il piano non dovesse raggiungere gli obiettivi dei manager per ragioni appunto «contingenti». Di questi soldi, la metà sarebbe disposta a metterli Etihad, azionista col 49 per cento di Alitalia, mentre gli altri 200 milioni spetterebbero ai soci italiani (azionisti con il 51 per cento), che però non hanno intenzione di aprire il portafogli, preoccupati dall' assenza nel piano di garanzie.

     

    SCIOPERO ALITALIA SCIOPERO ALITALIA

    Per questo motivo Intesa Sanpaolo e Unicredit hanno chiesto l' intervento del governo che aspettano nel più breve tempo possibile. Ma anche sul quando, oltre che sul come, la trattativa continua.

     

    Il prestito sarà comunque subordinato all' accordo sindacati-azienda sui tagli al costo del personale e sugli esuberi: sono previsti tagli fino a un miliardo in tre anni, di cui un terzo per il costo del lavoro, e sono 2.437 i posti di lavoro a rischio. Già oggi iniziano i tavoli tecnici tra le parti per approfondire gli aspetti del progetto dell' amministratore delegato Cramer Ball che ieri, insieme al presidente esecutivo in pectore Luigi Gubitosi, ha incontrato anche i vertici dell' Enac per discutere il piano industriale.

    ALITALIA ALITALIA

     

    L' agenda dei manager dell' ex compagnia di bandiera è fitta: questa settimana sono in programma due incontri al ministero dello Sviluppo economico e tre la settimana successiva. Intorno al tavolo si sederanno i vertici di Alitalia insieme a una quindicina di manager, i sindacati e i tecnici dell' esecutivo. In due occasioni, il 27 e il 30 marzo, saranno presenti direttamente i ministri Carlo Calenda, Graziano Delrio e Giuliano Poletti.

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