Nicola Lillo per “la Stampa”
EMBRAER E-175 ALITALIA
I dubbi sul futuro di Alitalia continuano ad aumentare. L'attrito fra i due possibili partner dell' ex compagnia di bandiera, l' americana Delta e la low cost Easyjet, resta nonostante l' incontro di ieri all' aeroporto Heathrow di Londra, a cui hanno partecipato anche le Ferrovie dello Stato.
L' amministratore delegato di Fs, Gianfranco Battisti - avvistato ieri al ministero dello Sviluppo - avrebbe comunque mostrato serenità rispetto al dossier, ma adesso c' è il timore che la compagnia inglese faccia un passo indietro. Questo vorrebbe dire riaprire la partita e chiedere un ulteriore sforzo finanziario agli americani per farsi carico della quota mancante degli inglesi.
EASYJET
Il governo in realtà avrebbe anche un piano B. Nel caso in cui Easyjet dovesse sfilarsi mancherebbe una quota del 35% nella nuova società, dato che il 30% dovrebbe andare a Fs, il 15% al ministero dell' Economia e il 20% a Delta: questo "buco" - nelle intenzioni dell' esecutivo - lo potrebbero coprire tre società italiane. Per ora sarebbero stati avviati contatti con alcune aziende partecipate, tra queste circolano i nomi di Poste e di Fintecna, società del gruppo Cassa depositi e prestiti. Ma sarebbe tutto ancora in alto mare e il tempo stringe.
DELTA AIRLINES
Il vicepremier Luigi Di Maio ha promesso un piano industriale entro la fine del mese e la prossima settimana dovrebbe incontrare i sindacati per fare il punto della situazione: le sigle sono particolarmente agitate (i piloti hanno indetto uno sciopero) e se il ministro non dovesse presentarsi con qualcosa di concreto la tensione potrebbe salire ancora.
Le trattative si sarebbero arenate a causa delle richieste di Easyjet.
Fintecna
Gli inglesi chiedono uno spezzatino, cioè la divisione di Alitalia in due parti, una concentrata su Roma per i voli di lungo raggio e una su Milano per le tratte europee: una proposta rigettata sia da Fs che da Delta. Nel caso in cui invece l' azienda restasse intera - come prevede peraltro il bando di vendita - gli inglesi vorrebbero avere maggiore autonomia. Altra condizione non accettata dagli azionisti.
A questo si aggiunge un altro problema, il caos politico in corso a Roma. Le fibrillazioni del governo non stanno aiutando a far avanzare il dialogo tra le parti. C' è il timore di una crisi dell' esecutivo e dunque i possibili investitori sarebbero un po' più cauti. Soprattutto nel governo nessun ministro si sta occupando direttamente della partita.
POSTE ITALIANE
D' altronde questi sarebbero stati i giorni in cui il ministro Di Maio avrebbe dovuto dedicarsi al dossier, sempre più caldo: ma le complicazioni sulla realizzazione o meno della Tav, che hanno messo a dura prova la tenuta della maggioranza, lo tengono impegnato su tutt' altro. Intanto voci della Lega continuano a spingere per una soluzione differente, cioè affidarsi al colosso Lufthansa.
Un' ipotesi questa che continua ad essere scartata dal leader dei Cinque Stelle. I tedeschi restano alla finestra, in attesa di capire come finirà la trattativa. Le spoglie della compagnia, nel caso in cui dovesse saltare tutta l' operazione, finirebbero a quel punto nelle loro mani.