• Dagospia

    ALL'INIZIO DELLA PANDEMIA I SINTOMI DEL COVID ERANO FEBBRE, TOSSE E AFFANNO. ORA MAL DI TESTA, SPOSSATEZZA, NAUSEA E DIARREA - NON È COVID-19 AD ESSERE CAMBIATO, MA ESSENDO ORA PIÙ DIFFUSO NELLA CLASSE DI ETÀ PIÙ GIOVANE SONO PIÙ FREQUENTI SINTOMI TIPICI DI CHI VIENE CURATO A CASA E NON HA BISOGNO DI TERAPIE OSPEDALIERE - PERDITA DI GUSTO E OLFATTO SEMBRANO SPARITI...


     
    Guarda la fotogallery

    Cristina Marrone per il "Corriere della Sera"

    covid malati neurologici covid malati neurologici

     

    1 Ci sono differenze nei sintomi d' esordio rispetto alla prima ondata?

    «All' inizio della pandemia gli indizi che ci guidavano per identificare Covid erano febbre, tosse, affanno. Adesso i pazienti ci segnalano nei primi giorni della malattia più che altro una sensazione generale di malessere, mal di testa, nausea e, più raramente, diarrea». Ad affermarlo è Claudio Cricelli, presidente della Società italiana di Medicina generale e delle Cure primarie (Simg).

     

    2 Sono dunque cambiati i segnali del contagio?

    Le sindromi simil-influenzali rappresentano la caratteristica peculiare di Covid-19, in particolare in questa fase pandemica in cui sono i più giovani a essere colpiti dal virus. «Febbre, non per forza alta, ma soprattutto spossatezza, quest' ultima che perdura anche a lungo, sono i sintomi che osserviamo più di frequente nei pazienti curati a domicilio» continua Claudio Cricelli. «Vediamo anche meno pazienti con tosse» aggiunge Ovidio Brignoli, vicepresidente Simg.

    terapie intensive terapie intensive

     

    3 Possono cambiare i sintomi con l'età?

    «Certamente. I giovani tendono ad avere una difesa immunitaria più forte, si ammalano meno e in genere manifestano sintomi leggeri, simili all' influenza - sottolinea il presidente Cricelli -. Pochi si ammalano di polmonite (molto più frequente negli anziani) e di solito si risolve velocemente. Non è Covid-19 ad essere cambiato, ma essendo ora più diffuso nella classe di età più giovane sono più frequenti sintomi tipici di chi viene curato a casa e non ha bisogno di terapie ospedaliere».

     

    4 Sono più frequenti i sintomi gastrointestinali?

    Pier Luigi Bartoletti, vicesegretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg) segnala un aumento dei sintomi gastrointestinali come dolori addominali, vomito o diarrea. In realtà si tratta di manifestazioni già evidenziate all' inizio della pandemia, in particolare tra bambini e adolescenti, e ora sono proprio le persone più giovani ad infettarsi con maggiore frequenza.

    terapie intensive terapie intensive

     

    Un piccolo studio italiano su pazienti dell'ospedale di Crema, in Lombardia, pubblicato nell'agosto scorso su British Medical Journal Gut , segnala che il 10% dei pazienti ricoverati ha manifestato diarrea, nausea, vomito o dolore addominale all' esordio della malattia e anche prima dei sintomi respiratori.

     

    «I sintomi gastrointestinali sono dominanti solo nel 5% dei casi, ma tra pazienti ricoverati nel reparto Covid almeno il 30% manifesta anche diarrea, vomito o nausea» conferma Marco Daperno, gastroenterologo all' ospedale Mauriziano di Torino. «Nella prima ondata le cose erano simili, ma ce ne siamo accorti un po' dopo perché travolti dall' emergenza».

     

    coronavirus terapia intensiva 2 coronavirus terapia intensiva 2

    5 La perdita di gusto e olfatto è ancora così diffusa?

    L'alterazione o la perdita temporanea di gusto e olfatto sembrano essere meno frequenti sulla base di osservazioni cliniche ma non ancora supportate da studi su vasta scala. Pier Luigi Bartoletti dice: «Sapori e odori continuano a essere ben riconoscibili anche tra chi contrae Covid-19 tra i nostri pazienti romani». Ovidio Brignoli conferma da Brescia: «Perdita di gusto e olfatto sembrano spariti. Nessun paziente ci ha più segnalato questo problema».

     

    6 Le varianti hanno portato sintomi diversi?

    «Le varianti, quella inglese per quanto riguarda l'Italia, hanno contagiato molto di più le persone più giovani ma non ci sono evidenze che causino sintomi differenti» dice Brignoli. Secondo uno studio pubblicato due giorni fa su Lancet dal King' s College di Londra, con l' arrivo della variante B.1.1.7 non sono stati trovati cambiamenti nella tipologia dei sintomi e nella durata della malattia.

    Guarda la fotogallery


    ultimi Dagoreport