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    EMERGENZA NELL'EMERGENZA! ALL’OSPEDALE DI CODOGNO, ORMAI ISOLATO DOPO I CASI DI CORONAVIRUS, INFERMIERI BLOCCATI: “SIAMO AL TERZO TURNO CONSECUTIVO, NON CI SONO CAMBI E NON ABBIAMO RISULTATI SUI TEST - LA FIGLIA DI UN'OPERATRICE SANITARIA IN QUARANTENA: "STARLE LONTANO FA MALE. VA RINGRAZIATA OGNI GIORNO"- LA SECONDA VITTIMA SAREBBE LEGATA AL “FOCOLAIO” DI CODOGNO


     
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    Cesare Giuzzi per corriere.it

    ospedale di codogno ospedale di codogno

    È l’emergenza nell’emergenza. All’ospedale di Codogno (Lodi), ormai isolato dopo i casi di Coronavirus tra medici e pazienti, ci sono équipe di infermieri e sanitari bloccati da quasi 24 ore nei reparti a rischio. Si tratta del personale ospedaliero che è entrato in contato con i malati risultati positivi al test sul Covid-19 e che ancora attendono, senza risposte, istruzioni sul loro futuro.

     

    «Non abbiamo alcuna informazione, siamo in attesa del risultato sul test a cui siamo stati sottoposti ieri — spiega uno degli infermieri —. Non ce la facciamo più a livello fisico e siamo in crisi a livello psicologico perché nessuno è in grado di darci risposte o permetterci di finire questo infinito turno». In particolare il problema riguarda sei infermieri del reparto di medicina interna, quello dove si sono registrati già due casi di positività tra i degenti.

    L’appello

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    Il personale ospedaliero ha scritto una lettera urgente al direttore sanitario dell’ospedale di Codogno: «Segnaliamo il nostro avvenuto contatto diretto in questi giorni con i medici risultati positivi ai test effettuati per la ricerca del coronavirus. Dopo aver saputo che per i medici di reparto è stata predisposta la misura cautelare della quarantena. Segnaliamo inoltre che la quasi totalità dei nostri colleghi infermieri ha telefonato per segnalare l’indisponibilità ad essere presente nel reparto nelle prossime giornate, aprendo così ovvi problemi di continuità assistenziale».

     

    Gli infermieri, infatti, non hanno ricevuto il cambio ieri sera dopo il turno dalle 14 alle 22. In questo momento le équipe, coordinate da un medico di reparto, sono al terzo turno di lavoro ininterrotto. «Già stanotte non si è presentato nessuno a darci il cambio e noi saremo costretti ad un turno di 16 ore. E stamattina idem. Noi siamo qui da ieri alle 14 senza avere risposte certe e dovendo provvedere ancora alle necessità assistenziali del reparto». Medici e infermieri stanno garantendo terapie e assistenza ei malati ricoverati ma si trovano in stato di isolamento assoluto: «Non possiamo lasciare l’ospedale, servono squadre di infermieri che garantiscano la possibilità di cura per i pazienti ricoverati. I risultati dei nostri test ancora non ci sono. È una situazione di emergenza».

     

     

     

    OSPEDALE CODOGNO LODI OSPEDALE CODOGNO LODI

    CORONAVIRUS, LA FIGLIA DI UN'OPERATRICE SANITARIA

     

    LUCIA LANDONI per repubblica.it

    Uno sfogo affidato a Twitter per condividere l'esperienza che sta direttamente toccando la sua famiglia a causa dell’emergenza Coronavirus: l'ha postato Elena, figlia di una donna che lavora all'ospedale di Codogno (nel Lodigiano), ricevendo centinaia di reazioni e commenti di sostegno e affetto. "Mia mamma lavora nel pronto soccorso di Codogno dove è stato questo signore – ha scritto, riferendosi al paziente uno, il 38enne ricoverato – Non sapete quanto fa male sapere che lei e tutti i suoi colleghi dovranno stare in isolamento per 15 giorni. Chi fa questo lavoro va ringraziato ogni giorno per ciò che fa".

     

    PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO PRONTO SOCCORSO OSPEDALE CODOGNO

    E i ringraziamenti stanno arrivando: "Coraggio alla tua mamma, a tutto il personale sanitario e agli altri pazienti che erano lì", scrive qualcuno, mentre altri esprimono la propria gratitudine "al personale medico e paramedico che affronta il serio problema del Coronavirus e a tutti gli scienziati che in ogni parte del mondo lo stanno studiando".

     

     

    C'è chi ammette di essere "assalito dall’ansia" e chi offre il proprio sostegno alla ragazza sottolineando che "la misura presa, difficile e dolorosa, serve a proteggere lei e i suoi cari". Quella di Elena è una testimonianza diretta di quello che in un commento viene definito "l'effetto a cascata che si genera" a causa delle misure di prevenzione adottate per arginare la diffusione del virus.

     

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