IL NECROLOGIO DEI GIUSTI - RIVISTA OGGI LA SCENA DI NANNI MORETTI CHE SBAVA MENTRE PARLA DELLA WERTMULLER CI RIPORTA INTATTO IL PROBLEMA CHE NON SOLO LA CRITICA, MA UN PO' TUTTO IL CINEMA ITALIANO AVEVA CON L'INCREDIBILE FORTUNA AMERICANA DI LINA – DOPO TANTI ANNI, TEMO CHE PROPRIO IL FATTO DI ESSERE DONNA, ANZI UNA DELLE POCHE DONNE REGISTE ITALIANE DEGLI ANNI 60 E 70, PESASSE NEGATIVAMENTE SU DI LEI. CREDO CHE IL SUO CINEMA VADA RIVISTO E RILETTO. SOPRATTUTTO IN CHIAVE CRITICA. E CI SARÀ DA CHIEDERE SCUSA… - VIDEO
F.C. per “la Stampa”
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Le rose della Loren, la «tua Sophia» come scritto sul nastro, riempiono il vuoto di un'assenza. Dalla camera ardente in Campidoglio, ieri, mancava una generazione di registi, attori e sceneggiatori italiani. Molto più giovani di Lina Wertmüller, ma comunque in una fascia d'età che esclude l'ipotesi di non-conoscenza. Magari saranno tutti presenti oggi, per il funerale, ma la latitanza di ieri fa pensare.
Il nostro cinema, poco coeso e poco abituato a tifare unito per il successo di qualcuno, ha un debito nei confronti della Wertmüller. Un peccato originale, che si riallaccia allo stigma lanciato contro la regista da una parte della critica togata, e anche molto ideologizzata, quella che non le aveva mai riconosciuto la patente di autrice a tutto tondo.
Il portabandiera di questo dissenso radical-chic fu il giovane Nanni Moretti e, in tanti, da allora, sentirono il bisogno di allinearsi, di ignorare il talento della regista venerata in Usa, di bollare le sue opere con il marchio, all'epoca infamante, del qualunquismo. La vena grottesca, il coraggio di porre le donne al centro di tutto lasciando gli uomini di sfondo, contribuirono a rafforzare giudizi frettolosi. Emessi in una stagione che, all'industria cinematografica, fece molto più male che bene.
nanni moretti sbava mentre parla di lina wertmuller
LINA, NESSUN’ALTRA E CENTOMILA CHILOMETRI DI TITOLI
Marco Ciriello per https://mexicanjournalist.wordpress.com
1) Gli occhiali più belli del cinema italiano, a metà tra la montatura ironica di Woody Allen e la lente deformante di Federico Fellini.
2) Una nave corsara: estranea e guerriera, intransigente sul set quanto empatica con i personaggi che ha creato, Lina Wertmüller è stata così diversa da non appartenere a nessuno.
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3) Una lotta ad oltranza contro le domande del cavolo delle interviste, le impreparazioni dei giornalisti, le analisi senza aver visto i suoi film. Lina è come dovrebbe essere, tutto, ma voi vi accontentate.
4) Doveva tutto alla sua compagna di banco, Flora Carabella, moglie di Marcello Mastroianni, che seguì per studiare insieme all’accademia teatrale diretta da Pietro Sharoff. E poi dite che in Italia la scuola non serve.
5) Il carnevale di Martin Scorsese, la gioia del cinema per Harvey Keitel, la libertà che Hollywood non ha mai potuto permettersi per Henry Miller. Wertmüller nel suo corpo piccolo e all’apparenza fragile, conteneva la meraviglia di tanti mondi possibili.
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6) Se Gesù baciò i piedi ai suoi apostoli, Robert Altman durante la cerimonia dei Golden Globe, fece tacere la sala e baciò i suoi. Non ci sarebbe da stupirsi per l’adorazione di un apostolo per la filmografia, ma Wertmüller si è solo inorgoglita dei suoi piedi bellissimi.
7) Goffredo Fofi le diede dell’“artista dell’era di Craxi che mai pagherà per nessuna delle sue malefatte artistiche e morali”. E Wertmüller lo querelò, realizzando forse il suo capolavoro più grande: Goffredo attivista ferito nella critica.
8 ) Per capirne la grandezza, basta prestarsi ad una rapida analisi: va bene Liliana Cavani, quasi sua coetanea, ma della nuova generazione di grandi registe, ne ricordate qualcuna? Ecco, vi siete dati una risposta.
9) Ha diretto il miglior film sul terrorismo, chiudendo tutta la società italiana in una macchina, tra dc, brigatisti e ignavi, fino a farli soffocare, il miglior film sul sud, bocciando con sessant’anni di anticipo tutta la paesologia e il miglior film sulla borghesia italiana, regalandoci l’erotismo della donna più affascinante del cinema italiano, Mariangela Melato.
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10) È stata la prima in tante categorie, non solo come donna candidata all’Oscar e pioniera nel ridimensionamento dell’egemonia maschile nel lavoro e nell’arte, ma soprattutto per la filmografia sull’Olocausto, anticipando l’orrore di Claude Lanzmann e il tentativo di introdurre nel dramma la commedia, come Mel Brooks.
11) Non era napoletana ma grazie al suo sguardo totale, che sapeva analizzare complessità, linguaggi e differenze, aveva capito bene Napoli senza dover rivendicare nulla.
12) Libera e senza inganno, aristocratica senza bisogno di un kolossal ma mai sorda e cieca nei confronti del popolo, divertita dallo stereotipo e dalla banalità di chi non lo capisce.
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13) Così femminista da non essere capita dalle femministe, così regista da non essere capita dai registi, così sceneggiatrice da non essere capita dagli sceneggiatori, così Lina da poter essere solo Wertmüller.
14) Se gli operai erano condannati alla fatica della fabbrica e ai cineforum per la lotta di classe, lei seppe farli ridere e Mimì metallurgico divenne il loro eroe.
15) Arcangela Felice Assunta Job Wertmüller von Elgg Esapañol von Brauchich. I suoi titoli, dannazione per generazioni di cartellonisti, erano anche biografia: condivideva con i film la disgrazia della firma all’anagrafe.
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16) A parte essere l’unica a saper dirigere Sophia Loren, dopo De Sica, proprio perché spogliata dello scudo oleografico della bellezza, con Giannini e Melato crea uno dei più bei tridenti della storia del calcio.
17) Il cinema italiano di oggi non può ricordarla, se l’avesse vista e studiata oggi avremmo un altro cinema e per fortuna un’altra memoria da preservare per il futuro e di cui avere cura.
18) Una colonna sonora che si regge sull’impalcatura melodica di uno fischio, meno celebre del classico Morricone – Leone, ma che lega Wertmüller al mondo epico del western e alla sua capacità di dipingere affreschi, esaltando con la macchina da presa ogni componente.
19) Una che se n’è sempre fottuta, come diceva lei stessa, tanto da mordere il dito a Luciano De Crescenzo, mandare a fanculo Nanni Moretti e cambiare l’ordine dei posti a sedere durante la cerimonia degli Oscar. Perché l’unica cosa che conta sono il set e il talento, divertirsi e fare le cose a proprio modo.
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20) Grida, litigi e sfuriate durante le riprese per lasciare spazio alla tranquillità del quotidiano e alla costruzione di un amore per quarant’anni. Altrimenti non avrebbe potuto scrivere canzoni per Mina, soprattutto Mi sei scoppiato dentro al cuore all’improvviso, dopo aver conosciuto Enrico Job.
21) Svizzera – Palermo, la linea degli alieni dal mondo intellettuale, di chi appartenendo al sud lo comprende senza superficialità e non si abbandona al conformismo. Sarà per questo che da svizzera di origine, divenne amica di Leonardo Sciascia.
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22) Non le avanzò tempo, tra sceneggiatura e regia, altrimenti come cantante avrebbe potuto essere Paolo Conte. Eppure la sua elegante leggerezza nella voce si trasfuse in Rita Pavone e Luis Bacalov, per diventare la voce narrante per eccellenza del novecento italiano.
23) Lei era un fumetto, amava Flash Gordon di cui era figlia, e lo fa leggere al geometra Satta Flores ne “I basilischi”.
24) La storia del passato ormai ce l’ha insegnato che un popolo affamato fa la rivoluzion ragion per cui affamati abbiamo combattuto perciò buon appetito facciamo colazion. Viva la pappa pappa col po po po po po po po mo do ro.
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25) Ingrandire, deformare, tragedizzare la realtà per poi riderne. Con semplicità e soprattutto col sesso. Senza la furbizia di Fellini, la ridondanza del corpo di Pasolini, ma esibendo i culi di Brass, ridendo.
26) Prima di uccidere Mussolini, tre giorni in un casino. Perché l’anarchia è un sogno senza speranza.
27) Fece Adamo ed Eva molto meglio della Bibbia perché Adamo parlava siciliano ed Eva era bionda. Scopavano, litigavano, si picchiavano. Esattamente come a nostra immagine e somiglianza.
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28) Il più grande insegnamento della sua filmografia è che i ricchi ti fottono sempre. Non avrebbe mai immaginato che anche per le strade di San Francisco i tassisti, riconoscendola, l’avrebbero chiamata: bottana industriale. Aveva capito che tra il sesso e la televisione, l’uomo stava scegliendo la seconda, facendo iniziare a precipitare tutto.
29) Pasqualino Settebellezze era odissea nell’orrore, e John Simon, l’uomo più incontentabile di Hollywood si perse dietro a questa Omero donna. Nacque Santa Lina da NY.
30) Perché scopare una nazista, una kapó più inchiavabile della Merkel, è una delle più grandi vittorie dell’antifascismo.
31) L’uomo nel disordine è l’unica speranza.
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