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    “MI HANNO GETTATO VIA COME UN FAZZOLETTO USATO. DICIOTTO ANNI DI VITA IN AZIENDA CANCELLATI IN UN ‘CLIC’” – LA STORIA DI ALESSANDRA CELIDONI, UNA DEI DIPENDENTI DELLA YAZAKI DI GRUGLIASCO LICENZIATI CON UNA TELEFONATA VIA “TEAMS” - È STATA FATTA FUORI DALL’AZIENDA CON UNA CHIAMATA A TELECAMERA OSCURATA DA UN RESPONSABILE LEGALE: “NEL GIRO DI MEZZ'ORA MI SONO STATE CANCELLATE TUTTE LE CREDENZIALI. È PASSATA UNA SETTIMANA E NESSUNO CI HA PIÙ DETTO NULLA, SONO SPARITI”


     
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    Leonardo Di Paco per “la Stampa”

     

    alessandra celidoni alessandra celidoni

    «Nel giro di dieci minuti sono diventata un fantasma, mi hanno gettato via come si farebbe con un fazzoletto usato. Zero rispetto, nessuna umanità: diciotto anni di vita in azienda cancellati in un "clic"». Alessandra Celidoni, 53 anni, separata, mamma di due figli, è una delle tre persone licenziate con una telefonata via Teams dalla Yazaki di Grugliasco, dove lavorano 91 dipendenti, multinazionale che produce e commercializza cablaggi e sistemi di distribuzione elettrica per l'automotive. A questi tre tecnici, non è stato concesso niente. 

     

    Nemmeno di guardare in faccia il tagliatore di teste. «Quello che mi ha sconvolto è che a settembre avevamo avuto un incontro sindacale nel quale avevamo manifestato all'azienda tutti i nostri dubbi riguardo la tenuta del nostro ramo», spiega la donna, Rsu della Fisascat Cisl. «In quell'occasione ci avevano addirittura rassicurato: non esiste nessun piano di ridimensionamento, va tutto bene, non date retta alle voci di corridoio». 

     

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    Le cose non stavano così. «Giovedì scorso ero a casa a lavorare in smart working, una giornata come tante da un paio d'anni a questa parte. Alle dieci del mattino, senza alcun preavviso, mi arriva sulla mail un invito via Teams da parte dell'azienda: essendo una Rsu ho pensato si trattasse di una telefonata riguardante qualche comunicazione interna». 

     

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    Dall'altra parte del computer, a telecamera oscurata, c'erano invece un legale rappresentante dell'azienda e la responsabile delle risorse umane. La voce del tagliatore di teste è ferma. «Per scelta aziendale il vostro ente viene chiuso con effetto immediato. Lei e i suoi colleghi siete licenziati per giustificato motivo oggettivo. La vostra attività verrà spostata in Portogallo. Non è prevista la transazione lavorativa per la giornata odierna: siete pregati di spegnere il computer». 

     

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    Nel giro di mezz' ora, racconta la donna, «mi sono state cancellate tutte le credenziali: non ho più avuto accesso alla posta elettronica, alle cartelle con il mio lavoro e anche al file con le buste paga che ogni mese scaricavo dal sito dell'azienda». Un metodo feroce. «Dopo aver ricevuto la telefonata ero pietrificata, non sapevo che fare o come reagire. Poi ho pensato ai miei figli, mi sono detta: sono una madre separata, ho passato i cinquanta e mi ritrovo senza lavoro, adesso come faccio? Così sono scoppiata a piangere». 

     

    Dall'azienda, solo silenzi. «È passata una settimana e nessuno ci ha più detto nulla, sono spariti». E pensare che Yazaki è un'azienda sana, con clienti importanti, che ha retto l'urto della pandemia grazie alla capacità di tirare fuori il meglio dai suoi dipendenti. «È stata la mia seconda casa per 18 anni, ho sempre creduto nel loro progetto: anche durante il lockdown ci siamo impegnati al massimo per fare in modo che le cose andassero bene tanto è vero che nonostante il Covid e la crisi dell'auto l'azienda ha chiuso con i conti in salute». 

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    Trovarsi senza lavoro all'improvviso, «ascoltando una voce così asettica da sembrare registrata», per Alessandra è stato uno shock: «Non augurerei questa sensazione a neppure al mio peggior nemico, hanno avuto un modo di fare disumano». Signora, cosa direbbe al manager che l'ha licenziata se lo trovasse davanti? «Che questa volta è toccato a noi, ma nemmeno lui dovrebbe sentirsi al sicuro: un'azienda che agisce così dimostra di non avere pietà per nessuno».

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