Antonio Barillà per "la Stampa"
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La Juventus va avanti con Andrea Pirlo. Nonostante il quinto posto, la Champions a rischio e i peggiori numeri degli ultimi dieci anni. Nonostante, soprattutto, l'atteggiamento molle e il gioco squinternato. Nella notte s' era affacciata l'ipotesi di tentare una scossa rimuovendo il tecnico e promuovendo il vice Igor Tudor, caldeggiata in particolare da Fabio Paratici: la differenza di vedute sulla panchina è stata motivo, non unico, di un'animata discussione tra il responsabile dell'area sportiva e il vicepresidente Pavel Nedved nel parcheggio dell'Allianz Stadium, svelata da più testimoni.
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Al di là delle posizioni, la società ha evitato scelte istintive, rinviando al mattino nuove riflessioni, difatti, mentre il presidente Andrea Agnelli raggiungeva Maranello con John Elkann e Ronaldo, i due dirigenti e il footbal director Federico Cherubini hanno riaffrontato l'argomento alla Continassa, mentre la squadra riprendeva la preparazione. Non un vertice classico, è consueto che i tre si ritrovino, ma nel day after del crollo con il Milan un confronto delicato. «Lotteremo fino alla fine» Nessun ribaltone. Il tecnico resta al suo posto. Salvato dalla difesa strenua di una scelta improvvida e dalla consapevolezza che le colpe non sono solo sue, ma anche dal calendario fitto che condensa in quattordici giorni le ultime quattro partite della stagione.
fabio paratici della juventus
Decisive, perché c'è la Coppa Italia in palio - finale con l'Atalanta il 19 maggio - e perché la Champions è compromessa ma non perduta. La Juventus è a -1 dal Napoli e -3 da Atalanta e Milan, sta peggio negli scontri diretti con nerazzurri e rossoneri, mentre alla squadra di Gattuso, in parità, sorride la differenza reti.
La speranza è nel calendario ritenuto non semplice per il Milan che dovrà incontrare Toro e Cagliari, al momento non salve, e l'Atalanta all'ultimo turno, ma prima di tutto è in una metamorfosi interna, perché giocando come domenica (o a Udine sette gironi prima, al di là della rimonta finale) è dura fare risultato ovunque. Il Sassuolo, avversario di domani, sogna l'Europa, poi c'è l'Inter e tutto lascia intendere che lo scudetto scucito non appaghi Antonio Conte, deciso a cancellare l'eliminazione in Coppa Italia con annessi insulti bianconeri e gestaccio da lui rivolto alla tribuna.
UDINESE JUVE PROTESTE PARATICI
Responsabilità individuali «Ci sono un po' di difficoltà, è normale, ma combatteremo fino alla fine» dice Nedved uscendo dalla Continassa, e pazienza se lo spirito battagliero sembra smarrito né si sia cercato di ripristinarlo alzando i toni: ieri nessun sermone alla squadra.
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Il vicepresidente, unico a fermarsi per ritirare il Tapiro, a "Striscia la notizia" ha pure parlato del futuro di Pirlo: «Rimane certamente e anche Ronaldo». Il destino del tecnico, al di là di questo finale di stagione - comunque riscrivibile in caso di tracollo a Reggio Emilia -, appare in realtà segnato, né è semplice immaginare CR7 a Torino se davvero la Champions dovesse sfuggire. Nemmeno i dirigenti, anche i più alti, hanno per altro certezze, non tanto per i contratti in scadenza - in passato sono stati firmati in un soffio -, ma perché tutto dipende dall'esito della stagione.
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Non è un caso che prendano quota le voci su Paratici al Bayern Monaco: in fondo, il progetto cui Pirlo, parole sue, ha dovuto adattarsi, gli appartiene. Ed è fallito. Cercava la rivoluzione estetica, ha peggiorato risultati economici e sportivi tenendo due allenatori a libro paga per due anni di fila. Pare, a proposito, che qualcuno in società non abbia gradito la specificazione fatta a Sky nel prepartita sulle «decisioni sempre collegiali»: l'hanno interpretata come una fuga da responsabilità, in molti casi, individualissime.-
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