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    ALLA JUVE SONO POCO ALLEGRI - PADOIN REGISTA, POGBA IN PANCHINA: LE SCELTE DI MAX NON HANNO CONVINTO IL CLUB - IN VISTA DELL PARTITA DI DOMANI CONTRO IL CITY, MAROTTA LO SFERZA: "VIETATO CULLARSI SULLE VITTORIE PASSATE"


     
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    Massimiliano Nerozzi per “la Stampa”

     

    Corre il rischio di annegare questa Juve, avvisa Massimiliano Allegri, cinguettando nell’oscurità dopo il pareggio con il Chievo: «La squadra deve crescere dentro le difficoltà, soprattutto quando la palla non entra. Si impara a nuotare solo tenendo la testa sotto».

     

    Anche se il meno otto dall’Inter, è un po’ troppo sotto. Lo ripete ai suoi, parlando mezz’ora negli spogliatoi di Vinovo, pure con toni coloriti, ma anche a se stesso: in fondo, al timone della barca c’è lui.

     

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    Detto che non si può vivere di amarcord e favole (c’erano una volta Pirlo, Vidal e Tevez...), bisognerà ritrovare un senso di squadra, che adesso non c’è: come emerge dal confronto notturno tra l’allenatore e la dirigenza. Per dire: esiste, al momento, una formazione tipo della Juve? No, e non solo per colpa degli infortuni. Forse sarebbe saggio ripartire da qui: qualche certezza, tra le incertezze.
     

    Mezz’ora negli spogliatoi

    La Juve s’è ritrovata ieri mattina a Vinovo, compreso lo stato maggiore: all’ad Beppe Marotta e al ds Fabio Paratici s’è aggiunto il presidente Andrea Agnelli. Da cinque anni sono vicini alla squadra, figurarsi in questi giorni: «È un momento difficile - racconta Allegri - ma la costruzione delle grandi squadre passa da questi momenti».

     

    BUFFON BUFFON

    Il tecnico l’ha spiegato ai giocatori, soffermandosi su aspetti tecnici e mentali: la Juve non sta giocando da squadra e sbaglia troppo, con le palle perse ormai prodotte in quantità industriale (con il Chievo, 140). «Bisogna lavorare per far crescere la squadra - aggiunge Allegri - e i risultati.

     

    Quelli che fanno vedere le cose più rosee e con un po’ più di fiducia». Del resto, che sarebbe stato difficile ripartire dopo l’addio di tre fenomeni e dieci giocatori nuovi si sapeva: non fino a questo punto. «La cultura dell’alibi non ci piace - dice Marotta alla Rai - e difficoltà così accentuate non me le aspettavo». Dà un consiglio ad Allegri: «Non possiamo cullarci sulla vittorie del passato».
     

    Senza identità

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    Diciamo che l’allenatore non è esente da responsabilità, secondo il club, il che è anche ovvio quando le cose non filano: non ha riscosso appeal l’atteggiamento di Roma, dove la Juve s’è presentata con l’assetto e l’indole di una provinciale.

     

    L’impressione è che i giocatori per provarci invece ci siano: chi in Italia può far entrare dalla panchina Pogba, Cuadrado e Mandzukic? Per non parlare dei 16 tiri dentro l’area del Chievo, e zero gol: da sparo in stato di ebbrezza. Il progetto stagionale era, è, quello di iniziare un nuovo percorso, migliorando passo dopo passo: con quest’ottica si guarda alla partitona di Champions, domani a Manchester, contro i miliardari dei City.

    mandzukic in juventus lazio a shanghai : mandzukic in juventus lazio a shanghai :

     

    Allora, il 3-5-2 potrebbe essere più funzionale per il risultato, ma il 4-3-1-2 più logico per la crescita. Con Hernanes da regista e, volendo, Cuadrado finto trequartista, largo a destra, con due punte, che era poi una vecchia idea di Conte. Prima del decollo, Marotta imbuca un altro consiglio: «Il compito di Allegri sarà quello di far capire che la Champions ha altre difficoltà rispetto al campionato». Visto che il City non è il Chievo, auguri.

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