Fulvia Caprara per “La Stampa”
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Per far capire bene chi era Pietro Coccia, fotoreporter del cinema italiano, nato nel 1962 e morto, troppo presto, nel 2019, basterebbero le dediche di attori e attrici, tutte attraversate da un senso affettuoso di rimpianto. La sua qualità specifica, come spiega Antonello Sarno, regista di Pietro il Grande, film omaggio in cartellone alla Mostra di Venezia che si inaugura mercoledì, era nel «rapporto con le persone».
Insomma, il fattore umano innanzitutto: «Il film nasce dal desiderio di ricordare una persona perbene, che ti faceva sentire sempre presente. Anche al party super esclusivo, con le star più importanti del momento, anche all'anteprima dove c'erano da fotografare George Clooney o Leonardo DiCaprio, Pietro trovava sempre il tempo per fare una fotina agli amici e ai colleghi. In questo senso ha sempre fatto parte, profondamente, della famiglia del cinema italiano».
roberto benigni, marcello mastroianni e massimo troisi foto di pietro coccia
Una famiglia immortalata in un'immensa miniera di immagini che testimoniano l'impegno trentennale del fotografo, una raccolta sterminata in cui è stato difficile immergersi, dopo l'improvvisa scomparsa: «Pietro è scomparso all'improvviso, da solo, a casa sua - racconta Sarno -, ha lasciato una quantità enorme di stampe, diapositive, scatti digitali, computer pieni di materiali, tutto senza password.
nanni moretti, carlo verdone, francesco rutelli e alberto sordi foto di peitro coccia
La nostra amicizia risale ai banchi del Liceo Giulio Cesare di Roma, ho sentito che dovevo affrontare la sfida e ho passato un anno nel suo studio, lunghissimi pomeriggi insieme al fratello Benedetto, consumati a scegliere le foto, circa 350, che compongono il film». Sulle musiche, tra cui Metti una sera a cena nella versione di Chiara Civello e Ti saluto ragazzo interpretata da Ornella Vanoni, scorrono abbracci e sorrisi, accoppiate imprevedibili, espressioni catturate al volo, momenti glamour di premi appena vinti o di arrivi a feste mirabolanti, ma anche brevi sprazzi di intimità colti con la grazia di chi cerca sempre di guardare oltre: «Più attento alla vita vera che al glamour o alle celebrazioni - fa notare Pierfrancesco Favino parlando di Pietro Coccia -. È anche per questo che quando vedevi che c'era lui ti sentivi rassicurato, un amico nascosto nel plotone di lenti pronte a scattare».
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Un sentimento simile a quello provato da Stefano Accorsi: «Bastava vedere Pietro e il suo sorriso calmo nel delirio di flash di un festival per sentirsi un po' più a casa. Era sempre gentile, con quella punta di ironia così familiare. Vederlo rasserenava immediatamente». Per Elena Sofia Ricci «Pietro non era solo un fotografo... era un amico. Un amico attento, un amico gentile, un gigante di rara generosità».
libero de rienzo foto di pietro coccia
Di lui Marco Giallini sente ancora forte la mancanza: «Ti cerco sempre, tra tutti i fotografi che ormai mi sono familiari, e che mi chiamano per nome a voce alta. A te non andava nemmeno di chiamare, mi giravo lo stesso verso di te». Il famoso photo-call che, per gli attori è un banco di prova impegnativo, diventava, con Coccia, un rito più sopportabile: «Quanto mi manchi Pietro - confessa Claudia Gerini - quanto mi manca il tuo obiettivo e il tuo sguardo sempre così attento a cogliere l'attimo magico.
javier bardem e penelope cruz foto di pietro coccia
Alzavo gli occhi tra i fotografi ed eri sempre lì, adesso, anche se non ti vedo, ci sei sempre. Nel mio cuore e nel cuore di tutti noi». Le persone, dice Sarno «sono sempre state l'altra metà del lavoro di Pietro». Le seguiva ovunque, programmando, uno dietro l'altro, viaggi in giro per il mondo, festival, voli intercontinentali, avventure a base di arrivi fortunosi, coincidenze, ritardi, che finivano per rendere i rapporti più stretti e familiari: «Pietro - osserva Sabrina Impacciatore - viveva in un suo mondo che includeva sempre uno sguardo affettuoso sugli altri».
gina lollobrgida e alberto sordi foto di pietro coccia
La foto perfetta nasce spesso da circostanze casuali che, nel tempo, diventano speciali: «C'è un'immagine di Libero De Rienzo, esattamente un mese prima che morisse, e poi una di Raffaella Carrà, da sola in un cinema, con lo sguardo nel vuoto». Prodotto dall'Istituto Luce-Cinecittà (il Fondo Coccia è stato acquisito dall'archivio storico dell'Istituto Luce) e da Tiziana Rocca con «Agnus dei», Pietro il Grande è il tributo al lavoro appassionato di un fotografo che, come dice l'amica del cuore Madalina Ghenea, ragazza statuaria di Youth, «era l'unico che conosceva il colore del vento».
raffaella carra' foto di oietro coccia pietro coccia con wim wenders pietro coccia 8 pietro coccia 4 pietro coccia 6 pietro coccia 7 pietro coccia 3 pietro coccia pietro coccia pietro coccia foto di samina syd omaggio a pietro coccia da parte di laika pietro coccia 1 pietro coccia 2 wim wenders forp di pietro coccia