Foto di Ferdinando Mezzelani per Dagospia
Stefano Semeraro Per “la Stampa”
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«Peace Peace Peace All We Need». Il messaggio è chiaro e forte, a scriverlo sul vetro di una telecamera è Andrey Rublev, un nome che più russo non si può, al termine del derby moscovita con Daniil Medvedev alle Atp Finals di Torino.
Andrey è nato a Mosca, figlio di un famoso ristoratore con un passato da boxeur. Da anni si allena in Spagna ma la sua famiglia vive ancora all'ombra del Cremlino e quando chiedi ai giornalisti russi in sala stampa se uno «statement» del genere può essere rischioso, fanno tutti silenziosamente cenno di sì con la testa.
IL MESSAGGIO DI PACE DI ANDREY RUBLEV
Il Rublev monaco ed eroe nazionale nel Medioevo produceva icone divine, il suo omonimo odierno dipinge traiettorie sul campo ma non è nuovo ad esternazioni del genere. «No war please», aveva scritto sempre sulla telecamera al torneo di Dubai, nello scorso febbraio, quando «l'operazione speciale» di Putin era appena iniziata. Ieri però era una giornata particolare, con le speranze di pace nutrite dall'inizio del G20 di Bali e dalla stretta di mano fra Joe Biden e Xi Jinping che isola ulteriormente Putin.
IL MESSAGGIO DI PACE DI ANDREY RUBLEV
La terra è troppo grande per farsi la guerra, dice Xi Jinping, e da Torino la gioventù cosmopolita del 25enne Rublev gli fa eco. «Non sapevo dell'incontro, non ci ho riflettuto, dico quello che penso, mi viene naturale», spiega Andrey che per evitare il bando di Wimbledon ai tennisti russi e bielorussi si era offerto di giocare in doppio con un collega ucraino.
«La pace è molto importante, specie di questi tempi. Abbiamo internet, una vita piacevole. Possiamo volare, viaggiare, fare sport, prenderci cura delle nostre famiglie. Nessuno vuole soffrire o lottare. Credo che sia una cosa che appartiene al passato. Non ne abbiamo bisogno, eppure tanti paesi stanno soffrendo. Io penso che l'importante sia stare insieme in pace». I conflitti, meglio limitarli al campo da gioco. All we need is peace potrebbe essere un ritornello dei Beatles, il rischio secondo Rublev è tornare - back in the Ussr - ad un mondo che non c'è più.
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