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    I PUZZONI FANNO GIRI IMMENSI E POI RITORNANO - ALLE PRESIDENZIALI FILIPPINE HA VINTO FERDINANDO MARCOS JR, FIGLIO DELL'EX DITTATORE CHE HA DOMINATO IL PAESE PER 30 ANNI - AL SUO FIANCO, DA VICE, CI SARÀ SARA LA FIGLIA DEL PRESIDENTE USCENTE DUTERTE - GLI EX CONIUGI MARCOS SONO ACCUSATI DI AVER DEPREDATO TRA I 5 E I 10 MILIARDI DI DOLLARI DI DENARO PUBBLICO MA LA MAGGIORANZA DEL PAESE CI E' RICASCATA GRAZIE AD UN'ESTESA CAMPAGNA POLITICA DI REVISIONISMO E FAKE NEWS - L'ELEZIONE PIACE ALLA CINA, VISTO CHE IL NEO-PRESIDENTE PROSEGUIRA' CON LA LINEA MORBIDA NEI CONFRONTI DI PECHINO...


     
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    Lorenzo Lamperti per “la Stampa”

     

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    In pochi, quel 25 febbraio del 1986, si sarebbero immaginati che un Marcos sarebbe tornato alla guida delle Filippine. Per giunta dopo aver vinto le elezioni presidenziali con una sorta di plebiscito. Eppure, Ferdinand Marcos Jr. ha più che doppiato i voti della principale sfidante, la vicepresidente uscente Leni Robredo, con un vantaggio (a scrutinio non ancora ultimato) intorno ai 30 punti.

     

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    Poco più di 36 anni dopo la rivoluzione del Rosario, il figlio del dittatore che governò le Filippine dal 1965 al 1986 si appresta a rientrare al palazzo presidenziale di Manila, lì dove sua madre Imelda conservava tremila paia di scarpe prima dell'esilio forzato alle Hawaii. Marcos Jr., ribattezzato "Bongbong" dal padre per l'abitudine di salirgli sulle spalle (in tagalog il termine identifica un contenitore di bambù che si porta sulla schiena), si è sempre impegnato nel tentativo di riabilitare la reputazione dei genitori.

     

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    Accusati di aver depredato tra i 5 e 10 miliardi di dollari di denaro pubblico, Ferdinand Sr.

    (morto alle Honolulu nel 1989) e Imelda (oggi 92enne) vengono descritti dal figlio rispettivamente come "genio politico" e "politica suprema". Un processo di revisionismo che non ha trovato ostacoli in un paese dove l'età media è di 26 anni e dunque in pochi conservano il ricordo dei soprusi paterni.

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    La maggioranza dei filippini ha scelto il 64enne rampollo di mamma Imelda, nonostante il passato di famiglia caratterizzato da un'infinita serie di accuse di corruzione ed episodi mai chiariti come l'uccisione del leader dell'opposizione Benigno Aquino all'aeroporto di Manila. D'altronde è proprio la madre ad averlo spinto alla carriera politica dopo gli insuccessi internazionali, con una laurea e un master mai portati a termine tra Oxford e Usa. Investitori e mondo finanziario temono Marcos. Non tanto per il timore di un ritorno ai tempi autoritari, quanto per un programma economico vago e confuso.

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    "Bongbong" eredita un Paese caratterizzato da profonde divisioni e ancora scosso dalla violenta campagna anti droga del presidente uscente Rodrigo Duterte, che lo ha definito «debole» e «bambino viziato» durante la campagna elettorale. Ma la vicepresidente sarà proprio la figlia di Duterte, la 43enne Sara, che ha scelto di correre in ticket con Marcos Jr. contro il parere del padre che l'avrebbe invece voluta leader al suo posto. L'erede dell'altra dinastia politica filippina ha stravinto l'elezione separata per la vicepresidenza.

    ferdinando marcos ii e sara duterte ferdinando marcos ii e sara duterte

     

    Secondo molti, Marcos Jr. userà il suo potere per fermare le indagini sul patrimonio della sua famiglia, dato che presiederà la commissione che ancora conduce l'inchiesta. L'esito del voto non dispiace alla Cina, visto che si ritiene che "Bongbong" possa proseguire con la linea morbida nei confronti di Pechino adottata da Duterte, nonostante Xi Jinping non abbia mai rispettato una sentenza dell'Aja a favore di Manila sulle dispute territoriali del mar Cinese meridionale.

    comizio di ferdinando marcos ii comizio di ferdinando marcos ii

     

    Marcos Jr., tra l'altro, non può mettere piede negli Stati Uniti a causa di una maxi multa mai pagata da 353,6 milioni di dollari comminata a lui e alla madre dopo una class action contro le violazioni dei diritti umani del regime guidato dal padre. Robredo sembrava invece garantire una postura più in linea col tradizionale alleato americano.

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    Senza contare le sue posizioni a tutela dei diritti della comunità Lgbt e dei giornalisti spesso vessati durante gli ultimi anni. Anche la chiesa cattolica stava con lei. Non è bastato. I filippini hanno scelto di affidarsi di nuovo a due famiglie che conoscono (fin troppo) bene, i Marcos e i Duterte, che viste le proporzioni della vittoria si sentiranno in diritto di governare pressoché incontrastati.

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