Niccolò Zancan per “La Stampa”
giobbe oshaanskyi
È l'inizio di uno scisma nella chiesa ortodossa. Padre Giobbe Oshaanskyi, abate del monastero della Santa Resurrezione di Leopoli, è il primo ad averlo annunciato ai suoi fedeli.
«Non è stata una decisione facile. Ho vissuto sotto il patriarcato di Mosca per tanti anni. Ma è dal primo giorno che ci penso, dal 24 febbraio. Non posso più stare con una chiesa che benedice la guerra».
chiesa ortodossa russa 2
È una giornata di primavera. Suonano gli allarmi antiaerei e suonano i clacson nella città caotica. I profughi sono adesso 211 mila, altri stanno arrivando con un treno da Zaporizhia, dove essere stati sfollati da Mariupol. Tutte le storie finiscono a Leopoli, la porta dell'Ucraina sull'Occidente.
Ma anche questa città ormai si sente accerchiata. Senza più amici, e in preda ai sospetti. Dove anche una parola pronunciata in russo da un giornalista malaccorto può innescare una reazione.
chiesa ortodossa russa 1
Non si può più dire «sbasibo». Gli scienziati hanno lanciato un appello per blandire i ricercatori russi dalle riviste. Nelle radio locali i cittadini russi vengono chiamati «zombie»: «Perché non vogliono vedere, non vogliono capire».
E anche l'amicizia con i vicini bielorussi è sempre più in discussione, visto che ormai diverse fonti ufficiali, compresa la Nato, parlano di un possibile attacco imminente.
A domanda precisa rivolta all'uomo che sovrintende le sirene antiaeree nella regione di Loepoli, il signor Maxim Kozyntsky risponde così: «Dei quattro allarmi di ieri, due hanno segnalato il pericolo dovuto al lancio di missili Iskander dal territorio della Repubblica Bielorussa, uno riguardava un raid di arei strategici russi decollati dal Mar Nero, la quarta volta era la minaccia di un attacco missilistico».
il patriarca kirill 2
Tutto questo per spiegare dove ha preso sua decisione, il monaco Giobbe Oshaanskyi. Via Pekarska, dopo la l'Università che ospita le facoltà di Medicina. C'è un vecchio edificio in ristrutturazione. Rappresenta una stratificazione di epoche.
Era stato un monastero cattolico, è stato un ospedale militare ai tempi dell'Unione Sovietica e adesso è un monastero ortodosso in Ucraina che non vuole più rispondere a Sua Santità Kirill, Patriarca di Mosca e di tutte le Russie. Ecco padre Giobbe Oshaanskyi sulla porta, ha 33 anni.
il patriarca kirill col papa
Ha studiato a Roma, «Diritto canonico orientale» al Collegio Capranica. Ha fatto costruire una piccola chiesa tutta con pietre portate dalla Grecia, perché dopo gli studi di Roma è andato a farsi monaco sul Monte Athos.
«Per me non esisteva il problema della divisione fra russi e ucraini. I miei parrocchiani non hanno mai sentito la propaganda russa. Io parlavo della vita spirituale e basta, parlavo del Cristo. Perché la gente veniva qui per sentire la parola di dio, non la politica. Ma la guerra è una situazione straordinaria che obbliga tutti a reagire.
il patriarca kirill con putin 1
In guerra non è possibile non prendere parte. E visto che il patriarcato di Mosca non reagisce come dire, obiettivamente, io non posso più stare in silenzio. Non vedevo più il senso di stare con questa chiesa. Punto e basta».
È un addio alla grande chiesa di Mosca. Per cercare riparo sotto il piccolo ombrello della chiesa autocefala ucraina riconosciuta solo nel 2018. Padre Giobbe Oshaanskyi è stato il primo. Lo ha seguito l'arciprete Ihor Derkach, rettore della Chiesa della Santa Intercessione a Chervonograd. Altri due monaci si sono aggiunti ieri.
il patriarca kirill con putin 2
Cosa li accomuna tutti? Non possono accettare le parole del patriarca di Mosca Kirill, queste parole: «Ciò che sta accadendo oggi nell'ambito delle relazioni internazionali non ha solo un significato politico. Stiamo parlando di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Si tratta della salvezza umana, di dove andrà a finire l'umanità».
Non possono accettare che questa guerra sia stata benedetta dalla più alta carica ecclesiastica russa. Sono 12 mila le chiese ortodosse in Ucraina che rispondono ancora direttamente al patriarcato di Mosca. Dodicimila meno quattro, per ora.
il patriarca kirill 1
Una è la chiesa di padre Giobbe Oshaanskyi a Leopoli: «La mia decisione ha suscitato molte reazioni. Positive e negative. Mi hanno detto che sono un sacerdote coraggioso, uno dei pochi del patriarcato che ha avuto il coraggio di dire la verità e non tenere una doppia morale.
E cioè, dire: sì, è stata benedetta la guerra, però la guerra non c'entra niente con la fede. Non è vero. C'entra eccome! La chiesa che benedice la guerra è sotto eresia, e questa eresia si chiama mondo russo, e io non voglio avere niente in comune».
papa francesco kirill
A questo punto gli domandiamo in che modo la chiesa russa stia raccontando la guerra contro l'Ucraina ai suoi fedeli, ed ecco la riposta del monaco: «La vede come la chiesa cattolica vedeva le crociate. Loro pensano di combattere per la fede, pensano di aiutare il popolo ucraino a liberarsi dallo spirito dell'occidente, cioè la gay propaganda e altre cose assurde».
Stanno arrivando altri profughi nella chiesa della Santa Resurrezione di Leopoli. Dormono nelle poche stanze già ristrutturate del monastero. «Anche la mia famiglia è dovuta sfollare da Kiev. Quello che sta succedendo in Ucraina è sotto gli occhi di tutti.
Non giudico l'Europa, ma sono convinto che l'Europa debba pensare al suo futuro. Perché se l'Ucraina perde, la Russia andrà a denazificare la Polonia e poi Berlino. Questa è una guerra della Russia contro l'occidente». Padre Oshaanskyi, è preoccupato per la sua scelta? «Ho fatto quello che mi ha dettato la coscienza».
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