Elena Tebano per il Corriere.it
Alluvione in Germania
«Bisogna vedere se la diga di Steinbach regge, dipende tutto da quello. La stanno svuotando per ridurre la pressione, ma ci vuole tempo».
Volkert Kremer è un pompiere esperto, arrivato a Erfstadt per dare una mano ai colleghi del posto, dopo che una frana ha portato via tre case e un pezzo dello storico castello nella frazione di Blessem, e ora minaccia di inghiottire altri edifici («Ho fatto anche l’alluvione del 2002, ma una cosa così non l’avevo mai vista», dice).
Fa caldo, ci sono quasi trenta gradi e il sole che illumina campi e strade non tradisce niente di quello che è successo solo due giorni prima. «Ma adesso iniziano a venir fuori tutti i danni strutturali, il terreno è intriso d’acqua, instabile» spiega Kremer. Quello a cui guarda con più preoccupazione è proprio la diga, qualche decina di chilometri più a sud, nel distretto di Euskirchen.
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Ieri mattina sembrava che la situazione fosse migliorata, poi nel pomeriggio, dopo i controlli, l’amministrazione del distretto di Colonia ha comunicato che può ancora cedere. I vigili del fuoco pompano migliaia di litri d’acqua all’ora, ma per metterla in sicurezza devono svuotarla per due terzi, e non ci riusciranno prima di oggi alle 15. Se va tutto bene. Per questo altri residenti della zona sono stati evacuati.
Nessuno vuole pensare a cosa potrebbe succedere se venisse giù. A Erfstadt la gente continua a passare sul ponte dell’Erf, incredula: è pieno fino all’orlo di acqua marrone, ma anche così non supera i venti metri di larghezza. Se quello che è poco più di un canale ha trascinato con sé mezza collina, figurati cosa può fare la diga.
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La zona della frana intanto è transennata e sorvegliata dagli elicotteri, molte strade sono state bloccate, è crollato un pezzo di autostrada, in tutto il distretto si circola solo sulle vie secondarie. Ieri sera le autorità hanno dovuto ribadire ai residenti della frazione di Blessem il divieto di avvicinarsi alle loro case: il fronte della frana è ancora attivo, troppo pericoloso.
Kremer con la sua squadra, che è addetta a mettere in sicurezza strade e abitazioni, in meno di quattro ore ha fatto tre interventi, tra cui uno per fermare una fuga di gas causata dagli smottamenti e l’altro per evacuare una casa di riposo che rischia di crollare. Poco più in là i blindati dell’esercito hanno portato via i camion e le auto accartocciate che erano rimasti nel fiume e incastrati sotto un ponte. Erano vuote, ieri pomeriggio non risultavano vittime.
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Con il bilancio provvisorio dell’alluvione di giovedì salito a 156 morti confermati solo in Germania, tra cui quattro vigili del fuoco (oltre ai 27 in Belgio), sembra un miracolo, e tutti sperano che rimanga tale.
Ieri a Erfstadt sono arrivati anche il presidente della Repubblica federale Frank-Walter Steinmeier e il ministro presidente del Nord Reno-Vestfalia, Armin Laschet. «Molte persone in queste regioni non hanno più nulla se non la loro speranza. E noi non dobbiamo deludere questa speranza. Il loro destino ci strappa il cuore» ha detto Steinmeier con tono grave davanti al quartier generale dei soccorritori. «È un momento di bisogno e in questo momento il nostro Paese sta insieme».
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Più che le sue parole, però, a colpire i tedeschi è stato il volto di Laschet, che rideva alle sue spalle, circondato dalle autorità locali. Una reazione a qualcosa che gli era stato detto, ma la sua risata è stata rimandata all’infinito da siti e tv, con sdegno. Tanto che poi si è scusato. Davanti ai microfoni aveva parlato di «disastro del secolo», espresso ammirazione per i soccorritori, promesso ai cittadini che arriveranno aiuti diretti «in modo molto poco burocratico».
Laschet, oltre che premier del Land, è il candidato cancelliere della Cdu alle prossime elezioni. E ieri i media tedeschi hanno commentato che «Angela Merkel non lo avrebbe mai fatto». Laschet ha già molto da farsi perdonare sul clima, è il candidato che frena di più sul superamento dell’energia fossile e la riduzione delle emissioni di gas serra, portati in primo piano nel dibattito politico proprio da questo disastro (per gli scienziati non ci sono dubbi che sia una conseguenza del surriscaldamento globale).
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Negli ultimi due giorni è stato molto presente nei luoghi dell’alluvione. Il cancelliere (o aspirante tale) «in stivali di gomma» è una figura retorica molto amata nella politica tedesca da quando il socialdemocratico Gerhard Schröder si fece riprendere nel fango durante l’alluvione del fiume Elba, nell’agosto 2002, secondo alcuni assicurandosi così la rielezione. Ma ora la risata di Laschet dà forza a chi ritiene che la sua sia strategia politica, più che interesse per i cittadini.
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Quelli di Erfstadt ieri avevano altre priorità. Molti erano in fila di fronte al centro per gli aiuti. «Casa mia è in piedi, si è allagata solo la cantina. Ma siamo da tre giorni senza elettricità e quindi senza cibo. Tutti gli apparecchi elettrici sono rotti» dice Nicole Kuhnke, 37 anni. Beate Recht cerca soprattutto informazioni: «Sono qui con mio figlio Fabian, è in attesa di un trapianto di reni — spiega —. Giovedì abbiamo fatto in tempo a fare l’ultima visita necessaria all’autorizzazione, poi hanno evacuato l’ospedale. Ora non so più che fine hanno fatto i documenti, se li hanno inoltrati a chi di dovere».
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In molte altre zone la situazione è ancora più grave. Il distretto di Ahrweiler, in Renania-Palatinato, è il più colpito: ieri sera contava 98 vittime accertate (sono 43 quelle nel Nord Reno-Vestfalia). Si cercano ancora i dispersi, con poche speranze di trovarli in vita: si scava «negli edifici, sotto le montagne di masserizie ammucchiate, nei veicoli e in altre cose portate via dalla massa d’acqua» ha fatto sapere la polizia. Mancano all’appello oltre 370 persone.
Poi ci sono i danni economici, che nessuno ha ancora provato a stimare. A Schuld, dove oggi arriverà Angela Merkel, gran parte delle case sono distrutte, l’odore di fango marcio e carburante invade le strade. L’intera cittadina è senza gas e ci vorranno settimane se non mesi prima che sia ripristinato. Il centro di Bad Münstereifel è pieno di sampietrini divelti. «Irriconoscibile», secondo la gente del posto.
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Non lontano, nella cittadina termale di Bad Neuenahr, il capoluogo del circondario, l’alluvione ha distrutto insieme a molte strutture ricettive anche i vigneti. «Non si riconosce il paesaggio» dice Michael Lang, il proprietario dell’enoteca del paese. Sono tutte località turistiche, meta estiva richiesta per le terme, la natura e il buon vino. Questa estate doveva garantire la ripresa a un settore duramente provato dalla pandemia. L’alluvione segna un altro colpo pesantissimo.
alluvione in germania 2
Intanto le piogge si sono spostate nella zona orientale della Germania, in Sassonia. Ieri alcune cittadine —Neustadt, Sebnitz, Bad Schandau, Reinhardtsdorf-Schöna e Gohrisch — non erano più accessibili e il Centro di sorveglianza delle acque del Land ha lanciato l’allarme per il rischio inondazioni. Sarebbero caduti fino a 100 litri d’acqua per metro quadrato. La paura è che l’incubo si ripeta.