Fabio Rubini per “Libero quotidiano”
LETIZIA MORATTI E ATTILIO FONTANA
Il clima a Palazzo Lombardia, sede della giunta regionale, è a dir poco rovente. L'autocandidatura di Letizia Moratti a prendere il posto di Attilio Fontana alle prossime regionali non è piaciuta a nessuno.
Nemmeno a Forza Italia, partito di donna Letizia. Non è un caso che in questi primi giorni di caos proprio gli azzurri non abbiano proferito verbo. A mandare su tutte le furie i forzisti è stata innanzitutto la tempistica: generare divisioni nella coalizione a una manciata di ore dai ballottaggi - che in Lombardia vedono in lizza città importanti quali Monza e Sesto San Giovanni - è stato interpretato come una mancanza di capacità politica da parte della vicepresidente e del suo sempre più ingombrante entourage.
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PESSIMO TEMPISMO Così come non sono piaciute da un lato l'autocandidatura per il terzo polo di Calenda («Sto facendo ragionamenti», disse Moratti anziché smentire le voci che la riguardavano) e dall'altro l'implicita delegittimazione del governatore Fontana, che proprio negli ultimi tempi ha ripetutamente fatto capire di volersi ricandidare. A questo quadretto poco idilliaco vanno poi aggiunti i rapporti difficili - per non dire quasi inesistenti - tra la Moratti e il resto del mondo politico lombardo, colleghi di giunta compresi. Tanto che un esponente azzurro, scherzando ma non troppo, ci dice che «stando così le cose è più facile che sia la candidata del centrosinistra che del centrodestra».
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Proprio dai malumori interni agli esponenti di Forza Italia potrebbe partire una clamorosa iniziativa che avrebbe il suo culmine con un rimpasto di giunta, con la Moratti che verrebbe messa alla porta senza tanti complimenti. Perché se è vero che «una così non la lasci a piedi», lo è altrettanto che «non possiamo reggere nove mesi così - spiegano gli azzurri -. O fa marcia indietro e capisce quale è il suo ruolo, oppure meglio che saluti la compagnia. Non possiamo mica rischiare di perdere la Lombardia...».
attilio fontana e letizia moratti
Sin dal suo ingresso in giunta la figura della Moratti aveva suscitato malumori. Cooptata da Silvio Berlusconi in persona per «dare una mano in un momento difficile», a Lady Moratti non erano state fatte promesse sul dopo. Lei però, per accettare, aveva preteso la vicepresidenza. Poi, col tempo, si è insinuata nella sua testa e in quella del suo staff l'idea di poter fare il grande passo.
Si racconta che anche di recente Moratti abbia provato a crearsi un gruppo in Consiglio regionale senza troppa fortuna- al momento ci sarebbe una sola consigliera, per giunta fuoriuscita dalla minoranza -, confermando ancora una volta quello che già si era visto in occasione del ballottaggio per il sindaco di Milano perso contro Giuliano Pisapia nel 2011: la poca empatia col mondo che la circonda. Perché per fare politica non basta essere ottimi manager. Bisogna saper interagire con le persone.
LETIZIA MORATTI E ATTILIO FONTANA
SCHEMA LINEARE Intanto sul fronte politico, la Lega è tornata a ribadire la centralità di Fontana nel futuro prossimo della Lombardia. E lo ha fatto con il segretario federale Matteo Salvini: «La Moratti è un assessore di centrodestra, di una giunta di centrodestra, con un governatore di centrodestra. In Lombardia se il governatore Fontana deciderà di ricandidarsi, l'appoggio della Lega andrà al governatore. Non ho mai visto un vicesindaco che corre contro il suo sindaco». Una posizione che lo stesso Salvini aveva ribadito alla Moratti la scorsa settimana, durante un veloce faccia a faccia al Pirellone.
GUIDO BERTOLASO CON ATTILIO FONTANA E LETIZIA MORATTI
A gelare le speranze della Moratti arrivano anche le parole di Daniela Santanché, coordinatrice regionale di Fratelli d'Italia, che non lasciano spazio all'interpretazione: «Lo schema per noi è lineare. Con la Moratti abbiamo ottimi rapporti, una donna brava e capace. Ma c'è una regola, quella degli uscenti, che abbiamo sempre rispettato da persone leali». Avanti di questo passo finirà che la Moratti da essere una possibile candidata del centrodestra in caso di rinuncia di Fontana o in alternativa del terzo polo, arriverà a non essere più la candidata di nessuno.