FILIPPO FACCI
Estratto da “Misteri per orchestra”, di Filippo Facci (ed. Marsilio-Feltrinelli)
«La musica era poco piu che un’occupazione da girovaghi o da servi, un mestiere come un altro, un artigianato, al limite una ricreazione pomeridiana per nobili rampolli.
Di rado, nel Settecento, era ritenuta un’arte come lo sara da Beethoven in poi: i musicisti, anche a corte, erano considerati dei domestici e mangiavano con la servitu.
Poi nell’Ottocento le cose cambiano, ma per comprenderle appieno bisognerebbe ambientarle come si deve.
FILIPPO FACCI - MISTERI PER ORCHESTRA
Prendiamo i teatri, per esempio: erano molto diversi da come li immaginiamo oggi.
La Scala, per citare il piu noto, al primo piano aveva una bottega del caffe in cui la gente s’intratteneva a leggere e oziare mentre venivano preparate bevande calde da servire nei palchi; al secondo piano c’era una cucina e una pasticceria e dei camerini per le cene, con gli aromi delle pietanze a spandersi per tutto il teatro; al terzo piano c’era una stanza per i commerci, come la Borsa di oggi, e una galleria dei giochi dove la gente litigava e non di rado si accoltellava.
In ogni palco non mancavano i liquori e un braciere per cucinare o per scaldarsi, e le tende, rivolte verso il palcoscenico, si potevano chiudere cosi da farsi gli affari propri.
FILA PER LA SCALA - OTTOCENTO
La musica, intanto, andava. Nel complesso, un baccano d’inferno: tra sguardi e ventagli, l’arte si mischiava all’intrattenimento, e nei teatri, illuminati con splendidi lampadari ad argands, i borghesi e gli aristocratici si ritrovavano anche per fare un po’ di caciara. E poi, senz’altro, per confabulare dell’ultimo e inspiegabile mistero».
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