BARBARA ACQUAVITI per il Messaggero
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Nessuna anticipazione, ma nemmeno mani avanti. Lo stesso presidente della Corte costituzionale, Giuliano Amato, definisce le proprie parole quasi «banali». E probabilmente tali sarebbero state considerate se il mondo della politica non fosse in attesa di sapere se sarà travolta da uno tsunami dopo la pronuncia della Consulta sugli otto quesiti referendari: sei sulla giustizia, quello sull'eutanasia e quello sulla cannabis.
La decisione è prevista per martedì, giorno in cui si terrà prima l'udienza e poi la camera di consiglio. «Dobbiamo impegnarci al massimo per consentire, il più possibile, il voto popolare». Parole pronunciate durante un incontro che Amato ha avuto mercoledì con gli assistenti di studio e riportate ieri mattina sui profili social della Corte.
Dalla Consulta ci tengono a sottolineare che non si tratta in alcun modo di un tentativo di fugare le voci circolate nei giorni scorsi di una imminente bocciatura. Così come, osservano, non è nemmeno un'anticipazione di ammissibilità. «È banale dirlo, ma i referendum sono una cosa molto seria e perciò bisogna evitare di cercare a ogni costo il pelo nell'uovo per buttarli nel cestino» ha detto Amato.
Amato Mattarella
Si tratta semplicemente - spiegano alla Corte - di un approccio «costruttivo». Tanto che il neo-presidente della Consulta ha voluto che l'udienza di martedì venisse aperta anche ai rappresentanti dei comitati. La vede così anche Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista. «Amato ha richiamato un principio ermeneutico che dovrebbe essere scontato: nel dubbio si decide a favore dell'esercizio di un diritto del cittadino», ma questo «ovviamente non significa automaticamente» che tutti i casi «si siano risolti a favore dei promotori». Per il leader della Lega, Matteo Salvini, che insieme ai Radicali ha promosso i sei quesiti sulla giustizia, Amato va ringraziato. E infatti il leader del Carroccio parla di «manifestato impegno a consentire il voto dei cittadini sui referendum, evitando scorciatoie tese a ostacolare questo percorso di democrazia».
sergio mattarella giuliano amato
«Sarebbe grave - avverte - se qualcuno pensasse di ostacolare o rallentare una urgente, necessaria e condivisa riforma della giustizia». I quesiti, portati avanti anche da nove consigli regionali di centrodestra, intervengono in maniera molto incisiva sul comparto giustizia: riguardano l'elezione dei consiglieri togati del Csm, la responsabilità civile e le valutazioni sulla professionalità dei magistrati, la separazione delle carriere tra giudici e pm, la carcerazione preventiva e la legge Severino.
La Lega ne ha fatto un cavallo di battaglia e per Matteo Salvini una bocciatura sarebbe un'altra sfida persa dopo quella sul Quirinale. E infatti, la responsabile del dipartimento Giustizia del Carroccio, Giulia Bongiorno, riferendosi alle misure adottate ieri dal consiglio dei ministri, parla di «punto di partenza». «Un cambiamento radicale sarà possibile solo grazie ai referendum».
giuliano amato mario draghi sergio mattarella
Esprime «vivo apprezzamento» per le parole di Amato il ministro per i rapporti col Parlamento Federico D'Incà del M5s, mentre il segretario di Più Europa, Benedetto Della Vedova, ritiene che «lasciano ben sperare». Altro referendum è quello sull'eutanasia che potrebbe intersecarsi con il faticoso dibattito sul fine vita sul quale l'aula della Camera ha di recente deciso un altro rinvio. Oltre un milione e 200mila sono state le firme depositate in Cassazione a ottobre scorso da Marco Cappato dell'Associazione Luca Coscioni e dagli altri volontari del comitato promotore. Per la prima volta 400mila sottoscrizioni sono state raccolte on line. Firme digitali, stavolta oltre 600mila, hanno sostenuto anche il quesito sulla cannabis. Riccardo Magi, tra i promotori di quest' ultimo, si dice convinto che «le parole di Amato dimostrano una grande sensibilità costituzionale». Ma ci sono anche voci critiche: il vicepresidente della Camera di Fdi, Fabio Rampelli, si augura che «la Consulta bocci il quesito» sulle droghe «riconoscendo l'incostituzionalità del referendum in quanto lesivo della salute e della vita».
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