Maria Giovanna Maglie per Dagospia
In un anno dominato dalla mala informacion sulle elezioni americane, ovvero il 2016, e da come è cominciato non è detto che il 2017 sarà migliore, perlomeno non in Italia e in Europa, Peggy Noonan del Wall Street Journal ha vinto uno dei premi Pulitzer in palio proprio per come ha seguito e commentato controcorrente la campagna presidenziale. Intendiamoci, la maggior parte dei premi li hanno presi ancora il New York Times, il Washington Post, il Daily News, e anche per la male informazione di cui sopra, ma negli Stati Uniti la faccia e il merito li salvano sempre per fortuna.
Peggy Noonan
In una mail di congratulazioni inviata anche all'intero staff, Paul Gigot, che dirige le pagine editoriali del Wall Street Journal ha scritto: “Ahead of most others, she foresaw Trump’s rise and his appeal to Americans who were frustrated by the leaders of both major political parties. Peggy didn’t shrink from addressing Trump’s many flaws as a candidate, but she always showed great respect for the intelligence of voters and explained the currents of American life and politics that catapulted Trump to the White House.”.
Ovvero: Peggy Noonan prima di molti altri ha previsto l'ascesa di Trump e la forza del suo richiamo sugli americani frustrati dai leader dei due partiti politici principali. Peggy non si è risparmiata nel raccontare I molti difetti di Trump come candidato, ma ha mostrato sempre grande rispetto per l'intelligenza degli elettori e ha spiegato le correnti della vita e della politica americane che hanno catapultato Trump verso la Casa Bianca.
idlib bombardamenti
Che paragonato con i toni che ancora usano sprezzanti giornaloni e giornaletti rosiconi italiani, paragonato agli editoriali schifati, e addirittura a definizioni surreali del presidente degli Stati Uniti qualificato come impostore, è una boccata di ossigeno con tanto di Pulitzer. Per i giornali cosiddetti moderati, liberali, conservatori italiani, la lezione è doppia.
Dice, ma che c'entra ora il Pulitzer con la situazione internazionale incandescente? C'entra, perché anche dopo il blitz ordinato da Donald Trump in Siria in risposta all’atroce attacco con armi chimiche su civili, negli Stati Uniti giornali e televisione hanno sostanzialmente cambiato i toni nei confronti del presidente; da noi invece, sarà il putinismo imperante, sarà la stolta convinzione che Trump sia un incapace capitato per caso alla Casa Bianca, sarà che dietro c'è il solito anti americanismo italiota, e ora abbiamo anche Evita Bergoglio in Vaticano ad aumentarlo, la confusione regna suprema.
feriti dopo le bombe su idlib
Chi si affanna a parlare di pericolo di terza guerra mondiale mai così imminente e vicino, come se il caos in Medio Oriente, addizionato alla proliferazione nucleare, al terrorismo che ha invaso all'Europa, ai progetti egemonici dell'Islam, e alla follia del dittatore nordcoreano, non ci avessero messo in questo pericolo già da molto tempo, e casomai un po' di determinazione aiuta a far riflettere i più sconsiderati.
Chi si ostina a sostenere che quel gas lo hanno utilizzato i ribelli, che in realtà sono uomini di Al Qaeda, e non il siriano Bashar al Assad al quale non conveniva, come se conoscessero le segrete cose e non avessero alcuna intenzione di ascoltare le testimonianze unanimi che dicono che a sganciare le bombe sono stati aerei siriani, e come se fosse tutta da scoprire e non tristemente nota la logica contorta eppure lucida e ferina che i dittatori seguono per mantenersi al potere.
Tante chiacchiere per coprire una verità che evidentemente non piace, ovvero che Trump ha assestato un colpo forte al potere di Putin in Medio Oriente, che il colpo va metabolizzato, anche con minacce russe di essere vicini a uno scontro e che lo scontro sarà inevitabile se l'incidente si dovesse ripetere, anche a costo di far sapere urbi et orbi da Mosca che non ci sarà incontro con Putin per Rex Tillerson in visita, che l'interlocutore unico sarà il ministro degli Esteri Sergej Lavrov.
bambini avvelenati dal gas tossico
Ma il fatto è che il vero grande perdente di quel lancio blando eppure geniale di missili della scorsa settimana sulla base aerea siriana e’ proprio Vladimir Putin. E come scrive giustamente sul New York Post, l’analista di strategie della Fox news, Ralph Peters, se il siriano e’ stato punito, il nuovo zar della Russia è stato umiliato. Una notizia che dovrebbe rallegrare.
Quelli che scrivono che Trump ha ordinato un fake strike non sanno di che cosa parlano, oppure sono in malafede. Aveva un'ora di tempo da quando lo hanno avvisato, ma Putin non ha fatto nulla per difendere il suo alleato, non ha potuto fermare i bombardamenti anche perché non ne ha la capacità e qualsiasi tentativo di interferire con l'operazione avrebbe rivelato proprio questo: che il sistema di difesa russo non è sufficiente a bloccare un attacco americano. Una notizia anche per gli ayatollah a Teheran: il bluff è stato scoperto.
JOHN KERRY OBAMA
L'esibizione di forza per tanti anni resa possibile dall'inerzia di Barack Obama è crollata in un minuto, e a Putin non è rimasta altra forma di ritorsione che quella di fingere che dei 59 missili una parte abbia mancato il bersaglio, e cioè che l'operazione abbia dimostrato impreparazione e dilettantismo, quando è vero il contrario, che un solo missile su 59 non ha colpito l'obiettivo.
I russi hanno sempre fatto il doppio gioco in Siria, e ora qualcuno degli ex di Obama riconosce che l'America ha sempre saputo che il famoso accordo del 2013 con Bashar Assad di cui la Russia doveva essere garante non ha eliminato tutte le armi chimiche, nonostante l'amministrazione Obama a suo tempo abbia spacciato l'accordo come un successo senza macchia.
VIDEO - JOHN KERRY NEL 2014: ‘I SIRIANI HANNO CONSEGNATO IL 100% DELLE LORO ARMI CHIMICHE’
Proprio al New York Times un ex vice segretario di Stato e vice consigliere per la sicurezza di Barack Obama, Tony Blinken, dichiara che “abbiamo sempre saputo che non avevano consegnato tutto, che i siriani non avevano adempiuto a quel che dichiaravano”. Ma John Kerry segretario di Stato nel 2014 aveva invece dichiarato che la Siria aveva eliminato il 100% degli agenti chimici . Su Twitter Anne Marie Slaughter, anche lei alto funzionario del Dipartimento di Stato con Obama, ha dichiarato che “Trump ha fatto bene a colpire la Siria dopo anni di inutile gingillarsi di fronte a ignominiose atrocità”.
anne marie slaughter
Questa era l'amministrazione Obama. E anche a questo è servito la decisione fulminea e geniale presa la settimana scorsa da Donald Trump. Perché qualcosa finalmente si muove, per esempio al Washington Post, che pubblica un famigerato fact-checker, ovvero verifiche di alcune dichiarazioni di politici, nel quale si dà un 4 Pinocchio a Susan Rice che pochi mesi fa aveva dichiarato che il regime di Assad aveva volontariamente e in modo verificabile consegnato l l'intero arsenale.
SUSAN RICE BARACK OBAMA
Era gennaio quando l’ex consigliere per la sicurezza nazionale ha fatto questa dichiarazione alla NPR, National Public Radio, e cioè che l'amministrazione Obama era stata in grado di trovare una soluzione in Siria che non aveva richiesto l'uso della forza, solo usando la diplomazia. Scrive ora il Washington Post che “l'amministrazione Obama aveva la tendenza a sopravvalutare ciò che aveva ottenuto forse perché Obama aveva ricevuto critiche per non aver colpito la Siria dopo che questa aveva oltrepassato ciò che lo stesso Obama aveva chiamato la red line". Chi era quello debole e forse compromesso con Mosca?
REX TILLERSON
Vediamo che tipo di trattativa sarà ora in grado di avviare Rex Tillerson. Segretario di Stato senza esperienza politica, ma con una esperienza di manager unica a capo della Exxon Mobil, arriva a Mosca solo apparentemente in difficoltà, in realtà rafforzato nelle richieste su Siria e Isis dallo strike.