1. PICCOLE DAGONOTE DI CHIAREZZA
ROBERT MUELLER JAMES COMEY
1) Se uno nomina un super-procuratore, lo fa perché indaghi su qualcosa. E per ogni indagine serve un ipotetico reato da indagare.
2) L'indagine per ostruzione di giustizia è ''Notizia urgente che distoglie dalla sparatoria contro i deputati''? No: è la fattispecie su cui da mesi si riversano leak sui giornali. L’aver detto a James Comey, direttore dell’FBI, di lasciar perdere il generale Flynn, è stato un comportamento improprio o no? Per l’avvocato e costituzionalista Alan Dershowitz, il presidente ha la facoltà di ordinare ai rami del potere esecutivo (e l’FBI è uno di questi) come comportarsi, e così hanno fatto tutti i suoi predecessori, Obama incluso. Diverso sarebbe un intervento su giudici o parlamentari.
ROBERT MUELLER
3) Impeachment: non serve un reato. È un procedimento puramente POLITICO. Il Congresso può teoricamente iniziarlo contro un presidente per un rutto in pubblico e può evitarlo dopo un omicidio efferato. Anche se il super-procuratore Mueller trovasse elementi per incriminare Trump, non lo farebbe per prassi costituzionale. Sarebbero i parlamentari a decidere se andare avanti con il lunghissimo ed estenuante iter, e allo stato dei fatti, avverrebbe solo dopo le elezioni di Midterm dell’anno prossimo (novembre 2018) e solo se i democratici riuscissero a conquistare la maggioranza. A meno che i repubblicani non vogliano tagliarsi le palle per far contento il ‘Washington Post’ (e non è affatto escluso).
4) Sono passati 7 mesi dall’elezione, 6-15 mesi dalle presunte interferenze russe sui collaboratori della campagna Trump. Il 100% delle agenzie investigative riversa un incessante flusso di informazioni che sarebbero top secret sulla stampa al fine di ammazzare politicamente il presidente, e nonostante questo finora non sono emersi reati.
TRUMP COMEY
Stanno tenendo nascosta la smoking gun per un momento in cui il presidente sarà più debole? Chissà. Intanto siamo passati ad aprire un’inchiesta (deboluccia) sul comportamento tenuto da Trump – uno che di riti della pubblica amministrazione è digiuno – durante un’altra inchiesta. Così da tenere ogni giorno il tema in apertura sui giornali, con titoli tipo ‘Il cerchi si stringe’, ‘Il presidente indagato’ ecc.
2. RUSSIAGATE, L' IRA DI TRUMP CONTRO IL SUPER-PROCURATORE "È SOLO CACCIA ALLE STREGHE"
Alberto Flores d’Arcais per la Repubblica
«State assistendo alla singola più grande caccia alle streghe della storia politica americana!». Donald Trump ha usato come sempre Twitter per far sapere ai suoi fan (e al mondo intero) che cosa pensa. Ha aspettato l' alba di ieri, poi con due tweet ha replicato allo scoop del Washington Post, che nella serata di mercoledì con una "notizia urgente" aveva spostato l' attenzione dalla sparatoria di Alexandria di nuovo sul Russiagate: «Mueller sta indagando sul presidente ».
All' inizio della prossima settimana interrogherà il capo della National Intelligence Daniel Coats, il direttore della Nsa Mike Rogers e il suo ex vice Richard Ledgett: tutti e tre hanno accettato di deporre, ai primi due il presidente avrebbe chiesto aiuto contro James Comey, prima di licenziare in tronco il capo del Fbi.
DONALD TRUMP JAMES COMEY
«Hanno creato un falso collegamento con la vicenda della Russia, senza trovare alcuna prova. Ora procedono per ostruzione alla giustizia sulla base di una storia fasulla. Bene ». Questo il primo "cinguettio", con cui aveva liquidato la questione quasi fosse una semplice "fake news" ma ammettendo implicitamente di essere indagato. Poi l' ennesimo tweet sulla "caccia alle streghe" (ne ha collezionati una bella serie nelle ultime settimane) di cui farebbe evidentemente parte anche il "procuratore speciale" (ed ex Direttore dell' Fbi con George W. Bush e Barack Obama).
Nei giorni scorsi un amico di Trump aveva rivelato che il presidente era intenzionato a cacciare Mueller, con la Casa Bianca costretta a smentire dopo la rivolta dei vertici del Grand Old Party e di vari deputati e senatori repubblicani.
Se Trump scrive tweet, dalla Studio Ovale solo silenzi sull' argomento. Sarah Sanders Huckabee, la vice-portavoce (nei momenti di crisi il titolare Sean Spicer si assenta spesso) non commenta e invita i giornalisti a rivolgersi all' avvocato privato del presidente, mentre nel partito repubblicano crescono i dubbi sulla tenuta di The Donald.
ivanka trump jared kushner
Anche un deputato "fedele" come Mark Sanford si lascia andare ad un «ritengo che il presidente sia in parte, ripeto non in toto ma in parte, responsabile dei demoni che sono stati scatenati».
Tensioni tra esecutivo e Congresso anche sulla questione delle nuove sanzioni alla Russia, approvate quasi all' unanimità (soltanto due contrari) dal Senato a maggioranza repubblicana. Le battute di Putin, rilanciate dai media Usa non aiutano a creare un clima migliore, il Russiagate (quattro commissioni di indagini del Congresso più quella del procuratore speciale Mueller) non farà dormire sonni tranquilli a The Donald.
3. «INDAGATO». IL CERCHIO SI STRINGE SU TRUMP - LA MOSSA DEL PROCURATORE SPECIALE DEL RUSSIAGATE: CONVOCA DUE SUPER CAPI DELL' INTELLIGENCE PER SAPERE SE IL PRESIDENTE HA «OSTRUITO LA GIUSTIZIA»
Giuseppe Sarcina per il Corriere della Sera
Un altro passo verso la Casa Bianca. Il procuratore speciale Robert Mueller ha di fatto sdoppiato il «Russiagate». Donald Trump, adesso, rischia due volte. Prima insidia: continuano le indagini sulle interferenze di Mosca nella campagna elettorale americana e sui contatti tra lo staff di Trump e i funzionari del Cremlino. Secondo e ancora più insidioso pericolo: il super inquisitore sospetta che il presidente abbia «ostruito la giustizia», un' accusa che aprirebbe la strada dell' impeachment. La reazione di Trump, via Twitter: «Prima hanno costruito una storia falsa sulla collusione con la Russia, basata su zero prove. Ora provano con un' altra falsità, l' ostruzione della giustizia. Bravi. Caccia alle streghe».
donald ivanka trump e jared kushner
Lunedì scorso, come ha scritto il Washington Post , Mueller avrebbe chiesto un incontro a due figure chiave dei servizi segreti. Sono Dan Coats, direttore del National Intelligence, e Mike Rogers, numero uno della National Security Agency. I due avrebbero offerto piena disponibilità. Mueller prende le mosse dalla deposizione di James Comey, l' 8 giugno scorso, davanti alla commissione Intelligence del Senato. L' ex direttore dell' Fbi descrisse, sotto giuramento, le manovre di Trump per insabbiare l' inchiesta sulla Russia.
In particolare Comey si soffermò sul colloquio nello Studio Ovale, del 14 febbraio scorso. Il presidente gli chiese di «lasciar andare» Michael Flynn, investito in pieno dagli accertamenti, tanto che si era dimesso il giorno prima dalla carica di consigliere per la Sicurezza nazionale. Comey non diede garanzie su Flynn.
Trump lo licenziò in tronco il 9 maggio. Ora viene fuori che in due circostanze, il 20 marzo alla Casa Bianca e poi il 22 per telefono, il presidente sollecitò Coats e Rogers a convincere il collega dell' Fbi a fermarsi. Ma nessuno dei due diede seguito alla richiesta.
TRUMP FLYNN
Mueller sta mettendo ordine in questa serie di episodi, cercando altri riscontri all' accusa principale di Comey: Trump voleva affossare il «Russiagate». Le conclusioni del super procuratore approderanno poi al Congresso, dove per altro andrà avanti, fino alla pausa di agosto, il lavoro di inchiesta avviato da diverse Commissioni.
FLYNN