IGNAZIO VISCO
Chiuse le trimestrali torna sul mercato l’idea che, una volta sistemato il fardello dei non performing loans, gli istituti di credito italiani debbano proseguire nel processo di aggregazione. E, tra le banche di cui più si parla, c’è anche Carige.
BPM BANCA POPOLARE DI MILANO
Il tema del consolidamento è centrale come opzione per dare valore, come ha accennato il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco nelle sue considerazioni al Forex di Verona sabato. L’integrazione tra il Banco Popolare e la Bpm ha dato il via ad un processo che è destinato a proseguire anche perché, come evidenziato dallo stesso Visco, le banche sono chiamate ad una profonda revisione che passa anche attraverso aggregazioni o iniziative di tipo consortile che consentano di sfruttare sia sinergie di costo e sia in termini di ricavi.
creval credito valtellinese
E proprio la nuova realtà del Banco Bpm potrebbe essere l’architrave di un futuro risiko. D’altro canto una simile ipotesi non dispiace anche allo stesso a.d. «Se riusciamo a completare il nostro piano penso che a fine 2019 saremo in una situazione solida tale da poter riuscire a guardare ad altri», è stato il commento di Giuseppe Castagna sul tema. Parole che hanno scaldato il titolo in Borsa in avvio di seduta e che poi in chiusura è stato uno dei pochi del credito in positivo.
CARIGE
Da fine 2019 le opzioni per il Banco Bpm, secondo quanto si raccoglie, potrebbero essere dunque Mps e Carige insieme (entrambe sotto pressione in Borsa dopo i conti) oppure la riproposizione di una aggregazione con Ubi. Ci sono poi le avance che il Creval, impegnato a portare a casa un aumento di capitale da 700 milioni, rivolge da tempo alla Popolare di Sondrio da sempre abbastanza fredda ma, comunque, intenzionata ad esplorare nuove opportunità.
UBI BANCA BRESCIA
mps
Ed è recente, in tema di aggregazioni, una simulazione di Equita che si è esercitata su una mega fusione a 5: Mps, Banco Bpm, Bper, Creval e Carige le protagoniste sotto il patrocinio del Mef. Un gigante da 12 miliardi di euro di capitalizzazione che controllerebbe il 20% del mercato.