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     AMORI E DOLORI, AL BANO E ALCOLICI NELLA BOMBASTICA INTERVISTA A “ROVINA” POWER - “HO DETTO NO AL KGB. VOLEVANO MI ESIBISSI ALLE CELEBRAZIONI DELLA LORO FONDAZIONE - AVEVO 16 ANNI E ANDAMMO IN GRUPPO A CASA DI PAUL MCCARTNEY, CHE ALLORA STAVA CON JANE ASHER E FACEMMO UNA SEDUTA SPIRITICA. NON SUCCESSE NULLA, MA IN COMPENSO LUI..."


     
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    Roberta Scorranese per il “Corriere della Sera”

    romina power romina power

     

    Romina, nonostante gli occhiali scuri e il cappello in questo locale romano la riconoscono tutti e la salutano. È difficile convivere con questa popolarità?

    «A volte sì. Specie per una donna che a nove anni era decisa a farsi suora».

     

    Prego?

    «Frequentavo l' istituto Marymount, prima in Messico insieme alla nonna, poi in Italia, quando mi trasferii con mia madre (l'attrice Linda Christian, ndr). Fu una sorta di raptus mistico per il cristianesimo. Nelle suore vedevo una tranquillità, una pace che sin da allora non ho mai smesso di cercare. Oggi la inseguo con la meditazione e vivendo parte dell'anno nel deserto degli Stati Uniti, vicino a Los Angeles».

    romina power al bano carrisi romina power al bano carrisi

     

    Però a tredici anni non prese i voti e girò il suo primo film.

    «Un agente della casa di produzione De Laurentiis mi notò mentre ballavo in un locale vicino a Roma. Franco Indovina fu il mio primo regista, Ugo Tognazzi il primo partner sul set. Ménage all'italiana segnò la mia vita: io volevo tornare in collegio, andare in Inghilterra, ma la scuola si rifiutò di ammettermi dopo la fine delle riprese, sarebbe stato troppo tardi. Furono inflessibili. Presi allora a fare un film dopo l'altro, sentivo che il mio destino era segnato».

     

    IL LIBRO DI ROMINA POWER KARMA EXPRESS IL LIBRO DI ROMINA POWER KARMA EXPRESS

    Pentita?

    «No, certo. E nemmeno, in fondo, mi sono pentita di aver detto di no, anni dopo, a Sergio Leone che mi voleva in C'era una volta in America , nella parte di Deborah da adulta. Ma dovevo spogliarmi: ero sposata, avevo due figli piccoli. Rifiutai. Peccato che poi quella scena sia stata tagliata. Ma sono felice di non essere andata a Hollywood. Non avrei retto molto».

     

    Perché?

    «È un tritacarne. Mia madre impedì che a tredici anni mi facessero un contratto lungo perché ricordava la vita terribile che faceva papà, Tyrone Power, incatenato a una casa di produzione, con mille lacci e clausole burocratiche».

     

    Nel suo romanzo «Karma Express» lei racconta la vita «libera» degli anni Settanta, tra viaggi in Oriente e droghe, ma nella realtà in quel periodo lei allevava i figli in casa.

    ROMINA POWER IN BIKINI ROMINA POWER IN BIKINI

    «In Puglia trovai una famiglia vera. Anche oggi sono felice lì: con mia figlia condivido una casa tra Brindisi e Lecce e mi impegno per l'ambiente. Due giorni fa ho anche scritto una lettera a Emiliano per dire no al depuratore di Urmo, sulla costa manduriana. Uno scempio a ridosso di una zona naturale protetta. Con il governatore avevo parlato mesi fa, mi aveva detto che ci avrebbe pensato su. Poi sono iniziati i lavori, contro la volontà popolare. Ma io vado avanti».

     

    ROMINA POWER ROMINA POWER

    Pugliesissima, insomma.

    «Pensi che negli anni Settanta Al Bano, vessato dalle tasse, voleva che ci trasferissimo tutti a Montecarlo. Ma io dissi di no, fermamente. In fondo (ride, ndr ) sono più italiana di lui».

     

    C'è stato un altro «no» importante che ha detto in passato?

    «Ho detto no al Kgb. Volevano che mi esibissi al concerto per le celebrazioni dell'anniversario della fondazione di questa istituzione così discussa. Ma direi di no anche a Trump. Per me il miglior politico della storia è stato Gandhi».

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    Ma avete da poco fatto un nuovo concerto proprio in Russia, Paese che si impegna con metodo a mantenere vivo il mito di Al Bano e Romina. Come se la spiega questa passione?

    «È curioso e in parte inspiegabile: siamo popolarissimi in Russia e nelle comunità più strettamente europee degli Stati Uniti, ma nel resto dell'America nessuno ci conosce. Ci adorano in Austria e in Germania ma non così tanto in Spagna. Forse l'italianità è un concetto selettivo. Forse è una poetica della nostalgia che attecchisce in certi Paesi mentre altri ne sono immuni».

     

    Però la critica non vi ha mai perdonato tutta questa fama nazionalpopolare.

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    «No. Ne ho sofferto e ne soffro moltissimo. Certo, so bene di non essere la Callas, però non tutti sanno che da bambina ho voluto imparare subito a suonare chitarra e pianoforte, che compongo musica da quando avevo undici anni - musica che finisce in un cassetto perché un domani, chissà. Mi impegno, curo la voce».

     

    Quando ha avuto la percezione di queste critiche?

    «Era il 1969, avevo circa diciotto anni e al Festivalbar vinsi nella categoria Giovani con la canzone Acqua di mare . Lucio Battisti arrivò primo invece nella sezione Big. Bene, lui, sul palco, si chinò verso di me e mi sussurrò: "Io questo premio me lo merito davvero". Che simpatico, eh? Nonostante questo, lo amo molto».

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    A proposito di Callas, lei sullo yacht «Christina O» era quasi di casa, vero?

    «Ero una bambina e mia madre era amica degli Onassis. La Callas me la ricordo come una donna che parlava sempre e soltanto di cani. Lui, Aristotile, ci portò sull' isola di Skorpios, che poi sarebbe diventata il suo regno. All'epoca non c' era nulla».

     

    E lei aveva sì e no quindici anni. Più o meno a quell' età stava con Stash Klossowski, figlio del pittore Balthus e frequentava la casa di Paul McCartney.

    «Ero nel giro romano di Anita Pallenberg. Andammo a casa di Paul, che allora stava con Jane Asher e facemmo una seduta spiritica. Non successe nulla, ma in compenso lui accese uno spinello e lo passò prima a mia sorella, all' epoca tredicenne, poi a tutto il tavolo. Insomma, prima dei sedici anni avevo fatto di tutto. Ora si capisce meglio perché quando ho incontrato Al Bano Carrisi, avevo solo il desiderio di sposarmi, di calmarmi, di fare figli?».

     

    al bano carrisi e romina power con gelato al bano carrisi e romina power con gelato

    Era il 1967. Che cosa le piacque di lui?

    «La semplicità del ragazzo di campagna».

     

    E oggi, dopo un divorzio e una riappacificazione almeno professionale, che cosa ha riscoperto in lui?

    «La semplicità del ragazzo di campagna».

     

    Non è cambiato in questi anni? Impossibile.

    «Ma è vero. Quando lui va in Puglia si mette in maniche di camicia, cura la terra, i suoi cavalli. Quando lo vedo così, sono felice».

     

    Pensa che Al Bano al Kgb avrebbe detto sì?

    «Lo chieda a lui. Vede, in questi 18 anni, dal divorzio a oggi, io ho sempre cercato discrezione e rispetto, soprattutto per tutelare i miei figli. Fare meditazione ogni mattina mi ha insegnato la tattica del silenzio di fronte alle passioni negative. Prima o poi tutto finisce».

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    Però in tv, o, meglio, in certa tv, non si parla d' altro, ancora oggi.

    «Fanno cose orribili. Prendono spezzoni di mie interviste e le inseriscono in contesti fuorvianti. Non mi preoccupo per me, una buddista non ha di questi problemi, ma tutto ciò ha fatto soffrire enormemente i miei quattro figli».

     

    Romina jr, Cristèl, Yari e, ovviamente, Ylenia, della quale non si sa nulla dal 1993.

    «Yari ora è fidanzato con una brava ragazza portoghese, fa l'avvocato, è specializzata in diritti umani; Cristèl si è appena sposata e vive in Croazia; Romina jr sta a Roma e mi sono ispirata a lei per il personaggio del mio romanzo, curiosa e volitiva. Mi piacerebbe che il libro diventasse un film e vedrei proprio Romina come protagonista. Su Ylenia, invece, mi permette di dire una cosa che io ripeto puntualmente nelle interviste ma che non viene mai riportata?».

     

    Prego.

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    «I giornalisti continuano a rivangare quell' episodio per me dolorosissimo, ma nessuno indaga sul fatto che ogni anno a New Orleans spariscono centinaia di ragazze. Perché, e qui mi appello ai giornalisti, non fate luce su questo invece di speculare sul dolore?».

     

    Ylenia a parte, qual è stato il dolore più grande nella vita di Romina Power?

    «Il divorzio. L' ho vissuto malissimo, come una sconfitta. Perché credevo molto nel matrimonio. In fondo il mito di Al Bano e Romina è nato perché noi due volevamo cantare insieme, fare insieme le tournée, condividere ogni cosa. Però i miei figli mi sono stati molto vicini».

     

    Chi sono i suoi amici in Italia?

    «Sparsi in diverse regioni. Sydne Rome, per esempio. Poi frequento anche tanti colleghi, alcuni li apprezzo molto come Nek. Ma anche Gigi D' Alessio è una persona parecchio intelligente e perbene, è stato anche da noi in Puglia».

     

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    Dicono che lei ora sia fidanzata.

    «Altra bugia. Però stavolta ho gabbato io i giornalisti: mi sono fatta fotografare con un amico statunitense, poi, per scherzo, ho messo lo scatto su Instagram scrivendo sotto: "Non ci nascondiamo più" e ho aggiunto un piccolo cuore. Ci sono cascati tutti, ma lo sa perché?».

     

    Per un antico pregiudizio sulle single?

    «Oggi si fa fatica a immaginare che una donna non più giovanissima, quasi nonna, possa stare bene da sola. Ma io sono appagata così. Quando sto negli Stati Uniti vivo nel deserto, in compagnia dei miei cagnolini. Quando sto nella mia Puglia la cosa che più mi piace fare è passeggiare per i boschi. Non a caso abbiamo cominciato questa intervista parlando del mio antico desiderio di farmi suora. Torniamo lì».

     

    E ci è quasi riuscita. Però siete in tournée. A proposito, di chi è stata l'idea di tornare sul palco con Al Bano?

    «Di un impresario russo. Al Bano era convinto che io avrei rifiutato la proposta, ma io invece ho accettato e l'ho sorpreso. Perché no? mi sono detta. La redditizia carriera di cantante mi permette di coltivare le mie passioni, come la scrittura, appunto, e la pittura».

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    Quando smetterà di cantare?

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    «Quando smetterà anche Al Bano». Sfumatura malinconica. Ma serena.

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