Massimo Gaggi per corriere.it - Estratti
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Ha fatto scalpore la sortita di David Axelrod, stratega della vittoria elettorale di Barack Obama nel 2008, una voce democratica molto influente, che, ribadito che se decide di candidarsi il partito sarà con lui fino in fondo, ha invitato Biden a chiedersi se una sua nuova corsa per la Casa Bianca è nel miglior interesse suo, dei democratici e del Paese. Quattro anni fa, quando navigava nelle retrovie delle primarie democratiche, fu Obama a rilanciare la candidatura di Biden per evitare che a sfidare Trump fosse un radicale, nemmeno iscritto al partito, come Bernie Sanders. Oggi dall’ex presidente che ebbe Biden come suo vice sembra venire un messaggio di segno opposto.
AXELROD OBAMA
Certo, a un anno dalla rielezione del 2012 anche Obama era molto indietro nei sondaggi. E il partito dei progressisti non sembra avere altri candidati pronti, mentre il tempo stringe, vista l’imminenza delle primarie. Axelrod replica che, rispetto al 2012, ci sono due differenze fondamentali: uno sfidante repubblicano molto più forte e aggressivo di Mitt Romney e un presidente democratico più vecchio di 30 anni. Quanto ai candidati alternativi, sostiene che la sinistra ha personaggi con una capacità di leadership fin qui inespressa.
Di sondaggi negativi Joe Biden ne ha collezionati tanti negli ultimi due anni, dopo la fine della sua breve luna di miele con gli elettori democratici. Ma nessuno aveva avuto effetti devastanti come quello pubblicato domenica dal New York Times (ne abbiamo già accennato ieri in newsletter): in cinque dei sei Stati in bilico che decideranno le elezioni 2024 per la Casa Bianca il presidente perderebbe il confronto con un Trump inseguito da 91 capi d’imputazione nei quattro processi penali che dovrà affrontare. Biden sconfitto, e con notevole distacco, in Georgia, Arizona, Nevada, Michigan e perfino nella sua Pennsylvania. La spunterebbe, ma per appena due punti, solo nel sesto Stato in bilico: il Wisconsin...
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3. Newsom, un sostituto in panchina...
(Massimo Gaggi) In teoria a sfidare Biden, in campo democratico, per ora c’è solo lo sconosciuto deputato del Minnesota Dean Phillips, ma il senatore della Pennsylvania, John Fetterman, sostiene che, in realtà, ce n’è un altro, coperto, che non ha il coraggio di farsi avanti: il governatore della California, Gavin Newsom. Di un’ipotesi Newsom si parla da mesi tanto che lui, che certamente ambisce alla Casa Bianca, a settembre ha chiuso bruscamente la discussione sostenendo che tutto quello che sta facendo serve a sostenere la candidatura di Biden: la sua emergerà solo nel 2028.
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Ma sono in tanti a notare che il suo attivismo delle ultime settimane mal si concilia con un obiettivo così remoto: sembra più l’atteggiamento di chi si accomoda in panchina in attesa di essere chiamato. Basti pensare alla recente visita del governatore a Pechino coronata da un incontro col presidente cinese Xi Jinping per parlare del futuro della tecnologia, tema strategico nei rapporti tra le due potenze. O al prossimo duello televisivo col governatore della Florida Ron DeSantis. Il 30 novembre Newsom sfiderà l’arciconservatore che vorrebbe scalzare Trump in un duello di 90 minuti sulla Fox «arbitrato» da Sean Hannity, il conduttore di punta della rete dei Murdoch.
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