Estratto dell'articolo di Marco Bresolin per www.lastampa.it
VALERIE HAYER
«Vorrei parlare di un Paese che oggi non è stato ancora citato, ma che ha preso una china preoccupante per quanto riguarda il rispetto dello Stato di diritto: non sto parlando della Slovacchia, ma dell’Italia». A un certo punto della riunione congiunta delle commissioni per il controllo del Bilancio Ue, l’eurodeputata Valérie Hayer ha preso la parola e ha chiesto alla Commissione europea se «pensa di trarre conseguenze sul piano del bilancio» in seguito alla circolare del governo che impone ai sindaci di bloccare la registrazione dell’atto di nascita dei figli di coppie omosessuali.
BAMBINO CON DUE MAMME
Al centro della discussione c’era infatti il meccanismo di condizionalità che vincola l’erogazione dei fondi Ue al rispetto dello Stato di diritto, tema di scontro tra Bruxelles e i governi di Polonia e Ungheria. […]
«Proporre misure punitive contro il nostro Paese, addirittura ipotizzando lo stop ai fondi Ue, non solo è eccessivo, ma fuori da questo mondo», attaccano gli eurodeputati della Lega. «Le accuse dell’estrema destra italiana sono indecenti e false – spiega la francese a La Stampa – Non ho chiesto il congelamento dei fondi, ho interrogato la Commissione per chiederle di tenere d’occhio ciò che sta accadendo in Italia, dove la discriminazione omofoba da parte del governo è in aumento. Non è possibile che un solo euro di denaro pubblico dell’Ue venga utilizzato per politiche che discriminano le famiglie».
MANIFESTAZIONE FAMIGLIE ARCOBALENO
L’affondo dell’eurodeputata vicina a Macron è arrivato nel giorno in cui un’altra commissione dell’Europarlamento (Giustizia) ha dato il suo via libera alla proposta di istituire il certificato europeo di genitorialità, il documento che consentirebbe ai nuclei familiari riconosciuti in uno Stato membro di esserlo anche in tutti gli altri. Il parere è stato approvato con 14 voti a favore.
VALERIE HAYER
Tra i 4 contrari, gli esponenti di Lega (Alessandra Basso) e Fratelli d’Italia (Raffaele Stancanelli), secondo i quali il certificato servirebbe per «legalizzare di nascosto la pratica dell’utero in affitto». Il Parlamento italiano aveva già cercato di mettersi di traverso sollevando una questione di «sovranità normativa», […]
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