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    ANCHE “MEDICI SENZA FRONTIERE” E’ SOTTO INCHIESTA PER GLI SCONFINAMENTI A RIDOSSO DEL TERRITORIO LIBICO E IL TRASBORDO DI MIGRANTI DALLE IMBARCAZIONI DEGLI SCAFISTI - 

    NELL’INDAGINE DEL SERVIZIO CENTRALE OPERATIVO, C’E’ UN AMPIO CAPITOLO SU “MSF” CHE RIMANE ANCORA SEGRETO. LA ONG ERA GIA’ NEL MIRINO PER ALCUNI SALVATAGGI ANOMALI...


     
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    MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI

    1 - MEDICI SENZA FRONTIERE TRA LE ONG INDAGATE

    Valentina Errante per “il Messaggero”

     

    Gli sconfinamenti a ridosso del territorio libico e i trasbordi di migranti direttamente dalle imbarcazioni degli scafisti. Le ipotesi contestate dalla procura di Trapani al personale della Jugend Rettet riguardano anche l'attività di Medici senza frontiere, inizialmente coinvolta nell'inchiesta per immigrazione clandestina solo per avere indottrinato i naufraghi appena sbarcati in Sicilia, convincendoli a non collaborare con la polizia.

     

    Un ampio capitolo dell'indagine dello Sco, che tre giorni fa ha sequestrato la nave Iuventa, trasportata ieri da Lampedusa nel porto di Trapani, rimane ancora segreto e sarebbe focalizzato proprio su Msf, una delle organizzazioni che non ha sottoscritto il codice di condotta del ministero, ma che il Viminale vorrebbe coinvolgere.

     

    LE IPOTESI

    MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI

    Il ruolo di Medici senza frontiere era finito all'esame della squadra mobile di Trapani per alcuni salvataggi anomali, avvenuti molto a ridosso della costa libica e senza avvisare la Guardia costiera italiana. Non solo, era stata la stessa polizia, supportata da personale Frontex, a segnalare al procuratore Ambrogio Cartosio l'atteggiamento che i naufraghi, sbarcati a Trapani dalla Dignity one nel maggio 2016, avevano assunto nel cosiddetto «debriefing», ossia l'interrogatorio previsto dall'Ue e indispensabile per individuare eventuali trafficanti di uomini.

     

    L'ipotesi era che proprio il personale di bordo avesse sconsigliato ai migranti un atteggiamento collaborativo. Ma adesso agli atti dell'inchiesta trapanese si sono aggiunti altri elementi che riguardano soccorsi avvenuti senza che vi fosse una reale situazione di pericolo, a ridosso delle coste libiche.

    MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI MEDICI SENZA FRONTIERE E IL SOCCORSO AI MIGRANTI

     

    I trasbordi sarebbero avvenuti direttamente dalle imbarcazioni degli scafisti alle navi della Ong. E la polizia valuta addirittura i contatti tra il personale di bordo di Msf e soggetti che si trovano in Libia. Accuse documentate con foto e video nei confronti dell'equipaggio della Jugend Rettet e ancora da definire, attraverso testimonianze e documenti, per il personale di Medici senza frontiere.

     

    GLI ELEMENTI

    Sugli sconfinamenti ripetuti, la procura non ha dubbi, sia per la Dignity one che per Bourgon Argos e Vos Prudence, le altre imbarcazioni della ong operativa nel Mediterraneo. Proprio la Vos Prudence, 75 metri e una capienza di 400 persone in casi di emergenza, il 7 maggio scorso si sarebbe spinta a otto miglia dalla costa libica (il vecchio codice delle ong non consentiva di superare le 12 miglia).

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    L'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina si baserebbe però su elementi molto più pesanti: i trasbordi di migranti dalle imbarcazioni degli scafisti a quelle della ong, avvenuti in situazioni in cui non si ravvisava alcuna situazione di pericolo. Circostanze che avrebbero portato la procura a esaminare la posizione di una decina di operatori di Msf.

     

    L'inchiesta, condotta da Trapani, riguarda anche i contatti tra il personale delle navi e alcuni soggetti stanziali in Libia, non ancora identificati. L'ipotesi è che si tratti proprio di soggetti vicini all'organizzazione non governativa che operano sulla terra ferma e che avrebbero avvisato il personale di bordo delle partenze.

     

    GLI SBARCHI

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    Intanto diminuisce il numero degli sbarchi. In base ai dati forniti dal Viminale sono 95.811, rispetto ai 99.016 dello stesso periodo dello scorso anno. Un dato in controtendenza rispetto agli ultimi mesi. Non è chiaro se sia un primo esito del pattugliamento delle coste libiche da parte delle navi italiane o semplicemente legato a questioni meteorologiche.

    Valentina Errante

     

    2 - MIGRANTI, VERIFICHE ANCHE SU «MSF»

    Fiorenza Sarzanini per il “Corriere della Sera”

     

    Veri e propri viaggi organizzati tra Ong e trafficanti. Trasbordi effettuati dai barconi degli scafisti alle navi «private». La Iuventa non è l' unica nave che avrebbe sconfinato in acque libiche per andare a prendere i migranti. Le verifiche effettuate dai poliziotti dello Sco, il Servizio centrale operativo, si concentrano su altre organizzazioni umanitarie. Prima fra tutte Medici senza Frontiere.

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    Già nelle scorse settimane si era parlato di un coinvolgimento di Msf nelle indagini condotte dalla Procura di Trapani «per aver convinto i migranti a non collaborare con la polizia dopo essere sbarcati». E il capo dell' ufficio giudiziario siciliano aveva confermato l' iscrizione sul registro degli indagati di una decina di persone per favoreggiamento dell' immigrazione irregolare. Altri elementi sarebbero stati acquisiti recentemente su contatti diretti per la «consegna concordata» degli stranieri in alto mare.

     

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    Si indaga sui contatti con i trafficanti ma anche su un possibile accordo tra Ong diverse. In particolare ci si concentra sulle dichiarazioni di alcuni testimoni che hanno partecipato alle operazioni di salvataggio dei migranti. Il 27 febbraio scorso è stato interrogato Cristian Ricci, titolare della Imi Security Service, che si occupava dei servizi di sicurezza sulla Vos Hestia di Save the Children.

     

    E a verbale dichiara: «In realtà la nave Iuventa fungeva da piattaforma e quindi si limitava a soccorrere i migranti per poi trasbordarli. Era sempre necessario l' intervento di una nave più grande sulla quale trasferire i migranti soccorsi dal piccolo natante». In alcune occasioni sarebbero state proprio le imbarcazioni di Msf ad arrivare, pur senza essere state allertate dalla Guardia costiera. Ed è questo ad aver alimentato il sospetto di accordi preventivi per «spartirsi» le operazioni.

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    In queste ore si continua a trattare con i vertici delle Ong per ottenere la firma del codice di comportamento approvato anche dall' Ue. Sono quattro le associazioni che hanno accettato le regole ma tra queste non c' è Msf, che anzi dichiara di non voler cedere. «Proseguiamo i salvataggi in mare e i trasbordi chiesti dalla Guardia costiera di Roma - dichiara il presidente Loris De Filippi - in totale coordinamento con loro. Finora non abbiamo avuto nessuna comunicazione per non aver aderito al Codice, ma se ci dicono di fermarci, andremo altrove. Non possiamo accettare il divieto di trasbordo, e su questo sono i fatti a darci ragione, perché anche in queste ore continuano i trasferimenti sulle barche della Guardia costiera».

     

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    Nega con decisione che le persone imbarcate sulle loro navi possano aver commesso irregolarità: «Ora c' è un codice, ma prima non c' era l' anarchia. E se una Ong probabilmente ha avuto comportamenti scorretti, finora la gran parte delle organizzazioni si è comportata rispettando le consegne. Nel 99% dei casi tutto è andato come doveva andare, anzi le Ong oggi tanto vilipese hanno salvato migliaia di persone, 69 mila solo Msf».

     

    È una linea non condivisa dal Viminale, nella convinzione che l' imposizione di regole a chi si occupa di soccorsi e salvataggi sia la strada giusta per riuscire a governare i flussi. E per questo si guarda agli ultimi dati sugli sbarchi. Nessuno si illude di aver risolto il problema, ma la diminuzione rispetto allo stesso periodo del 2016 di oltre il 3 per cento degli arrivi - passati da 99.016 a 95.811 - è un risultato che viene accolto con grande soddisfazione.

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