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    IL CINEMA DEI GIUSTI - ANCORA SU ‘’LA RICOTTA’’, CAPOLAVORO DI PASOLINI - IL FILM VENNE RECITATO DA ORSON WELLES IN ITALIANO E SOLO DOPO SI DECISE DI FARLO DOPPIARE DA GIORGIO BASSANI – SEQUESTRATO, IL FILM VENNE MOSTRATO BEN DUE VOLTE IN MOVIOLA AL GIUDICE E NE USCIRONO 23 SEQUENZE INCRIMINATE (23!) – WELLES: “TREMENDAMENTE INTELLIGENTE E DOTATO. MAGARI UN PO’ MATTO, UN PO’ CONFUSO, MA DI UN LIVELLO SUPERIORE. PARLO DEL PASOLINI POETA, CRISTIANO ANDATO A MALE E IDEOLOGO MARXISTA” - IL FILM USCÌ IL 12 DICEMBRE DEL 1963, INCREDIBILMENTE SBEFFEGGIATO DAL ‘’CORRIERE’’ ("LA CENSURA? UNA MUTILAZIONE DI CUI NESSUNO DOVREBBE SINCERAMENTE SOFFRIRE”) – VIDEO DEL FILM E L’INTERVISTA AL GIUDICE CHE CONDANNÒ PPP A 4 MESI DI CARCERE


     
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    Marco Giusti per Dagospia

     

    pasolini La ricotta pasolini La ricotta

    Voglio tornare su “La ricotta”, il meraviglioso episodio scritto e diretto da Pier Paolo Pasolini e interpretato da Orson Welles come il regista italiano e da Mario Socrate come “Stracci”, il sottoproletario attore che muore sulla croce di un film biblico perché ha mangiato troppa ricotta. Forse perché ci sono cose che mi piacerebbe approfondire e che probabilmente, dopo tanti anni, non si ricordano più.

     

    Cominciamo da Welles e Pasolini. Pasolini è al suo terzo film, dopo i successi di “Accattone” e “Mamma Roma”. Welles ha appena terminato “Il processo”, che non era pronto per Venezia, e arriva il 18 ottobre 1962 da Parigi col vagone letto assieme alla moglie Paola Mori e alla figlia Beatrice di sei anni, per girare con Pasolini il giorno dopo in una Roma piena di sole a metà strada tra l’Appia Nuova e l’Appia Antica. 

    Orson Welles e Pasolini Orson Welles e Pasolini

     

    Intervistato al suo arrivo a Termini, dice ai giornalisti che non ha ancora incontrato Pasolini, ha letto solo la stesura del soggetto: “Ne parleremo quando comincerò il mio lavoro”. Al solito è preso da mille progetti. Anche Pasolini ha mille progetti, visto che una volta terminate riprese, montaggio e doppiaggio, il 3 dicembre del 1962 è pronto a partir per l’Africa. 

    Ma come è stato il rapporto tra di loro?

    "La ricotta" di Pasolini "La ricotta" di Pasolini

     

    Nel libro-intervista che gli aveva dedicato il suo amico Peter Bogdanovich, “Io, Orson Welles”, Welles racconta che il film “è stato censurato, almeno in Italia, dopo una sola proiezione a Venezia”. Anche se non è mai andato a Venezia… A Bogdanovich che gli dice “non mi è sembrato un gran che”, che lo trova “oscuro, estetizzante…”, Welles risponde stupito: “Oscuro e estetizzante. Solo perché non si svolge sulle rive del Mississippi, è oscuro e estetizzante… A te non si devono chiedere pareri se non si tratta di Judge Shit on the Range o di qualcosa di simile”. 

    "La ricotta" di Pasolini "La ricotta" di Pasolini

     

    Bogdanovich incalza ricordandogli che lo hanno pure doppiato in italiano. E Welles si inalbera rivelando una cosa che non sapevamo. “L’ho recitato in italiano! Quelli della mostra avranno pensato che il pubblico italiano non poteva tollerare il mio accento. C’è uno snobismo tremendo per gli accenti, in Italia. Figurati che parecchi dei loro attori di primo piano – specie le donne – non li senti mai parlare con la loro voce; vengono doppiati da attori della radio”. 

    Quindi il film venne sicuramente girato da Welles in italiano e solo dopo, si decise di farlo doppiare da Giorgio Bassani… 

    Bogdanovich Bogdanovich

     

    Welles prosegue. “Se hai un accento vagamente del nord, ad esempio, al sud si rotolano per terra dal ridere. Così, naturalmente, il mio accento di Kenosha sarebbe stato fatale. In quel film leggo una poesia, e Pasolini ha detto a tutti che non aveva mai sentito un attore italiano leggere una poesia in modo così semplice e diretto. Un paio d’anni fa, quando ero a Vienna, ha cercato di convincermi a interpretare la parte di un maiale”. Probabilmente allude al ruolo del maiale in “Porcile”… 

     

    E Bogdanovich gli chiede: “Ti piace Pasolini?”. E Welles: “Tremendamente intelligente e dotato. Magari un po’ matto, un po’ confuso, ma di un livello superiore. Parlo del Pasolini poeta, cristiano andato a male e ideologo marxista. Non ha niente di confuso quando è su un set cinematografico. Autorità vera, e grande libertà nell’uso della tecnica”. 

     

     

    Non so se esistano altre interviste di Orson Welles su Pasolini, ma certo questa chiarisce benissimo il rapporto di stima fra i due e apre una finestra sul girato, probabilmente perduto, col sonoro originale della voce di Welles che recita in italiano i testi di Pasolini. Che peccato. 

     

    Orson Welles e Pasolini Orson Welles e Pasolini

    Da “Film Comment” trovo invece quest’intervista a Pasolini su Welles ne “La ricotta”. Gli chiedono come abbia potuto ottenere un risultato così stimolante con Welles e Pasolini risponde: “Per due ragioni: prima di tutto ne “La ricotta’’ Welles non ha interpretato un altro personaggio. Ha fatto sé stesso. Quello che ha fatto davvero è stata una caricatura di sé stesso. Inoltre perché Welles, oltre ad essere un attore, è anche un intellettuale, quindi in realtà l'ho usato come regista intellettuale piuttosto che come attore. Poiché è un uomo estremamente intelligente, ha capito subito e non ci sono stati problemi. Se l’è cavata bene. È stata una parte molto breve e semplice, senza grandi complicazioni. Gli ho detto la mia intenzione e gli ho lasciato fare come voleva. Ha capito subito cosa volevo e lo ha fatto in un modo che per me è stato del tutto soddisfacente”. 

     

    Stracci - "La ricotta" di Pasolini Stracci - "La ricotta" di Pasolini

    Altrove Pasolini presenterà il regista del film come una caricatura di sé stesso piuttosto che come un doppio di Welles, “un me stesso che è andato al di là di certi limiti, caricaturizzato e visto come se io fossi diventato a causa di un processo di compressione interna e di cinismo, un ex-comunista. Allora si capiscono le sue risposte ironiche, ciniche, scettiche che rompono tutti i fronti”. Ma il contenuto reale del film, dice da subito Pasolini, “è Stracci, il sottoproletariato, visto stavolta non dal suo interno, come se il resto del mondo non esistesse”.

    laura betti e pasolini durante le riprese "La ricotta" laura betti e pasolini durante le riprese "La ricotta"

     

    Leggo sulle cronache del “Corriere della Sera” che Welles avrebbe dovuto girare con Pasolini anche un film importante come “Edipo re”, quando il cast era composto da El Cordobes come Edipo, Rosanna Schiaffino, Ava Gardner, Silvana Mangano e Welles, che contemporaneamente avrebbe dovuto girare in Spagna un film dove sarebbe stato Pancho Villa.

     

    Anche se Welles ricorda che il film uscì a Venezia, dobbiamo correggerlo perché non è vero. Uscì al cinema, inserito come terzo episodio di “Ro.Go.Pa.G” il 19 febbraio del 1963. E venne sequestrato con l’accusa di vilipendio della religione di stato il 2 marzo del 1963. “Con il pretesto di descrivere una ripresa cinematografica, ha rappresentato alcune scene della Passione di Cristo dileggiandone la figura e i valori con il commento musicale, con la mimica, con il dialogo e altre manifestazioni sonore nonché tenendo per vili simboli e persone della religione cattolica”. 

    "La ricotta" di Pasolini "La ricotta" di Pasolini

     

    Al cinema Corso di Piazza di San Lorenzo in Lucina a Roma il film venne sequestrato dopo solo sei giorni di programmazione, a Milano, sequestrato al cinema Missori, verrà sostituito dal film di spogliarelli “Sexy proibito”. Pasolini subì un incredibile processo, che iniziò il 6 marzo del 1963, alla presenza di intellettuali amici di Pasolini, da Alberto Moravia a Laura Betti, da Dacia Maraini a Elsa De’ Giorgi. 

     

    Il Pubblico Ministero, Giuseppe Di Gennaro, si infuria quando Pasolini così difende il suo film: “Non ebbi mai l’intenzione di offendere la religione, come non l’ho mai fatto in mie precedenti opere. Una interpretazione sfavorevole del film non può essere che in malafede e, di fronte alla malafede, non posso che tacere”. Alla sfuriata del P.M. Pasolini ripete: “Chi mi accusa non può che essere in malafede”. 

    peter bogdanovich orson welles peter bogdanovich orson welles

     

    Prima che il P.M. potesse chiedere l’arresto immediato di Pasolini, il giudice, Giuseppe Semeraro, chiede a Pasolini come impostò il film. E Pasolini spiega. “Quando fu girato il film ‘’Barabba’’, il cui momento più emozionante è l’eclisse di sole ripresa dal vero, uno dei crocefissi che impersonava a fianco di Cristo il buon ladrone, fu colto da malore. Questo episodio amaro stimolò la mia fantasia e mi diede l’idea centrale de La ricotta”. 

     

    Il Presidente gli chiede quindi se avesse voluto affrontare problemi di carattere religioso. “Niente affatto”, risponde Pasolini, “La scena della Crocefissione è soltanto un pretesto, ma la sostanza della polemica da me sviluppata è un’altra. Tutti sanno che i miei romanzi e i miei film si occupano dei problemi del sottoproletariato di cui nessuno si interessa a fondo. Stracci, il ladrone-comparsa affamato, che muore dopo una scorpacciata, è un personaggio che esprime l’unica forma di protesta possibile, ricorrendo alla morte per ricordare che esiste”.

     

     

    pasolini pasolini

    Il film venne mostrato ben due volte in moviola al giudice e ne uscirono qualcosa come 23 sequenze incriminate (23!), il P.M. se la prese con la scena della corona di spine, con le battute di Welles sulla borghesia italiana, lo strip-tease, gli sberleffi dalla croce, il Gesù a colori che cade dalle mani di quelli che lo tenevano, l’uso ironico della musica, ecc. Di Gennaro urla a Pasolini (“dica la verità”) che il suo messaggio è: “Via il Crocefisso dagli altari, è l’ora del sottoproletariato delle borgate. Mi spiace che la pena prevista per il reato da lei commesso sia troppo lieve e che debba limitarmi a chiedere solo un anno di reclusione”. 

     

    PASOLINI 14 PASOLINI 14

    Pasolini risponde alla domanda sulla battuta di Stracci a Cristo che lo vuole nel Regno dei cieli con un “io starei bene sulla terra”, spiegando al P.M. che “Stracci non è un mistico, anche se è religioso, e accetta le povere gioie della terra”. E spiega poi perché ci sono tre diversi momenti musicali nel film. “Perché la mia è un’opera plurima e anche il suo commento musicale si svolge su tre piani: quello del twist che riguarda il sottoproletariato, quello di Scarlatti che si riferisce al regista Orson Welles, antagonista intellettuale del povero Stracci, quello operistico e il Dies Irae che prospettano il mondo moderno.” 

     

    federico fellini pier paolo pasolini le notti di cabiria federico fellini pier paolo pasolini le notti di cabiria

    Di Gennaro chiese quindi per il regista la pena di un anno di reclusione. Gli dettero comunque ben quattro mesi di reclusione che, grazie alle attenuanti, gli vennero sospesi per cinque anni. Ma il film finì “definitivamente” sequestrato e bollato dalla sentenza finale: “Il film vuole essere un’aperta, totalitaria, grossolana derisione della religione, nelle sue fondamentali credenze, nei suoi mistici riti, nella sua essenza”. 

     

    Al che Mario Socrate, cioè Stracci, se ne uscì con la battuta: “M’è andata male. E dire che era il mio primo film!”. Il produttore, Alfredo Bini, pensò prima di far uscire “Ro.Go.Pa.G.” senza l’episodio incriminato, ma non fu possibile, anche perché era l’episodio più forte dei quattro. Questo non ne fermò la circolazione all’estero, visto che a fine luglio 1963 venne invitato al Festival di New York. Dopo i ricorsi e la campagna di difesa del film, alla fine si trovò una via di mezzo all’italiana per il suo ritorno in sala. 

     

    pasolini dino pedriali 44 pasolini dino pedriali 44

    Intanto si ripresentò in censura cambiando il titolo, che diventò “Laviamoci il cervello”, si spostò “La ricotta” dall’ultimo posto al secondo e si usò l’escamotage di togliere il sonoro sulle battute incriminate in modo che non si arrivasse alla blasfemia della religione di stato. Un delirio. 

     

    Il film uscì così il 12 dicembre del 1963, incredibilmente sbeffeggiato dalla critica dei giornali maggiori, come il Corriere (dove si finisce per descrivere la censura come “Una mutilazione di cui nessuno dovrebbe sinceramente soffrire”), anche se vinse lo stesso una Grolla d’Oro per la regia di Pasolini. Ci fu infine l’assoluzione in appello per Pasolini nel maggio del 1964 “perché il fatto non costituisce reato”. Ma solo nel 1968 “La ricotta” tornerà nella sua forma completa come lo conosciamo noi.

    anna magnani e pier paolo pasolini mamma roma anna magnani e pier paolo pasolini mamma roma ORSON WELLES – LA RICOTTA – DI PIER PAOLO PASOLINI ORSON WELLES – LA RICOTTA – DI PIER PAOLO PASOLINI fellini pasolini fellini pasolini Moravia Laura Betti Pasolini Moravia Laura Betti Pasolini Aldo Moro e Pasolini alla Biennale Aldo Moro e Pasolini alla Biennale PASOLINI PASOLINI pier paolo pasolini con la madre susanna colussi 1 pier paolo pasolini con la madre susanna colussi 1 Elsa Morante Bernardo Bertolucci,_Adriana_Asti, Pier Paolo Pasolini Elsa Morante Bernardo Bertolucci,_Adriana_Asti, Pier Paolo Pasolini pasolini betti pasolini betti PASOLINI PASOLINI pasolini orson welles pasolini orson welles

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