Alessandra Ghisleri per “la Stampa”
LE REAZIONI DEGLI ITALIANI ALLA STRETTA ANTI CORONAVIRUS – EUROMEDIA
«Guardo l'impossibile, vedo l'improbabile e sogno l'incredibile». (Cit.). Ciò che gli italiani temevano si sta lentamente concretizzando sotto i loro occhi. I cittadini si sentono impotenti e sono portati a scommettere che tutto ciò che potrebbe essere probabile per la legge di Murphy si trasformerà in possibile.
La realtà è letta come un giro di roulette dove la fortuna di non fare brutti incontri ravvicinati ci tutela dalla malattia. Le tre regole di base - uso della mascherina, distanziamento personale e lavaggio delle mani - le conosciamo bene. Tuttavia tali regole non sembrano arginare quel senso di smarrimento che si respira nel Paese. Siamo arrivati impreparati e questo è un dato di fatto.
Il ricordo di febbraio e marzo volevamo lasciarlo nel dimenticatoio, invece per un confronto emotivo con l'attualità ritorna vivo con tutte le eccezioni negative del caso. Allora il virus ci aveva colti - quasi - di sorpresa in un circuito di informazioni spesso contraddittorie.
MEME SU GIUSEPPE CONTE
Il presidente del Consiglio, più di ogni altro capace anche di stupire con le sue dirette a reti e social unificati, rappresentava l'istituzione forte, in grado di rassicurare la maggioranza degli italiani: in primavera il consenso di Giuseppe Conte sfiorava il 50%, oggi è intorno al 40%.
Le vacanze estive
Allora l'accettazione del lockdown e delle restrizioni emanate dal governo fu «unanimemente» accolto dalla popolazione, dalle categorie produttive e finanche dai leader dell'opposizione che, per qualche settimana, rimasero sottotraccia, in attesa rispettosa.
IL RISTORO - VIGNETTA SU ITALIA OGGI
Allora, dopo la paura affiorò a poco a poco la speranza. Si andava verso la bella stagione, l'estate, la luce prolungata nel corso della giornata, il miraggio delle vacanze poi diventato - ahimè - realtà. I primi germi di rabbia e di dissenso furono spenti o quantomeno sopiti grazie all'illusoria diminuzione del numero dei contagi, dei ricoveri in terapia intensiva, dei decessi e dell'idea di poter finalmente scappare dalla realtà per rifugiarsi nel sogno di una vacanza quasi normale.
CORONAVIRUS – TREND SETTIMANALE DEI NUOVI CONTAGI IN ITALIA
Anche la politica, complice la campagna elettorale, tornò a comportarsi come sempre, ad appropriarsi delle battaglie che alcune categorie - bar, ristoranti, palestre, balneari, estetisti - avevano iniziato a portare nelle agorà reali e televisive. Il ritorno alla normalità fu il leitmotiv dei mesi successivi al lockdown.
L'attività economica, pur tra mille difficoltà e con importanti investimenti, sembrava potersi riprendere grazie alla riapertura, parziale e poi totale, degli uffici, dei negozi, insomma della vita di tutti i giorni. Solo la scuola - tra mille polemiche - rimaneva esclusa dal ritorno alla normalità per le complicazioni dei nuovi percorsi in sicurezza che avrebbero dovuto percorrere gli studenti.
alessandra ghisleri (2)
Così, quando sembrava che il virus si fosse miracolosamente estinto anche grazie alla buona condotta delle singole persone - ce lo siamo detto e ripetuto con un compiacimento al limite del ridicolo - abbiamo creduto lecito comportarci come se (quasi) nulla fosse accaduto, in vacanza, in discoteca, in famiglia, con gli amici.
La sirena dell'ambulanza
Oggi lo scenario appare mutato, stravolto non solo intorno a noi ma soprattutto dentro ciascuno di noi. L'Oms ha pubblicato uno studio in cui parla di «pandemic fatigue», ossia lo sfinimento della pandemia dovuto a tutte le sollecitazioni della malattia e alle misure restrittive.
Tra gli effetti sono tornate anche le palpitazioni al passaggio delle sirene delle autoambulanze. In 9 mesi gli italiani hanno codificato il significato delle limitazioni. Già a maggio con le prime riaperture erano perfettamente consci delle possibili tensioni sociali che si sarebbero potute creare con la crisi economica, perché dopo 60 giorni vissuti in un limbo fisico e psicologico dentro le mura domestiche, in molti avevano già vissuto sulla propria pelle la delusione per il mancato arrivo dei sussidi promessi.
meme giuseppe conte 2
Le manifestazioni nelle città, tolti i violenti e i provocatori, sono indicative di un sentimento collettivo rimasto fino ad ora celato. Ancora oggi il 77,5% teme che vi saranno nuove manifestazioni violente nelle piazze. Così il dettaglio numerico giornaliero della pandemia diventa un metronomo che scandisce il tempo del confino.
IL DPCM DI CONTE - MEME
Gli italiani si sentono sfibrati dalle troppe parole, dalla confusione, dall'approssimazione, dalla superficialità e dal continuo inseguire il contagio senza anticiparlo. Forse sarebbe meglio contestualizzare i numeri classificando i significati delle percentuali e associandoli ai provvedimenti dovuti, così si comprenderebbero meglio le azioni intraprese o da intraprendere.
Dipendenti e autonomi In questo clima fortemente stressato emotivamente, ognuno si rende conto che la strada verso un nuovo confinamento totale è veramente breve (50%). Alla luce degli ultimi sviluppi uno su due si sta convincendo che sia necessario un nuovo lockdown (49,4%), tra chi lo desidera di 2 o 3 settimane (29,3%) e chi invece di due mesi (20,1%). Tra i sostenitori troviamo principalmente i cosiddetti «garantiti», e cioè lavoratori dipendenti e studenti.
LA CHIUSURA DEI RISTORANTI BY GIUSEPPE CONTE
Molto più critici gli imprenditori e le partite iva insieme alle casalinghe. Di sicuro l'auspicio è che sia localizzato e specifico, limitato a singole aree geografiche a seconda dei picchi di emergenza (70,2%). Mentre prima il virus era molto sviluppato solo in alcune aree geografiche e per buona parte della popolazione molto lontano, il presente ci vede ovunque più a stretto contatto con Covid-19: dal collega positivo alla classe dei figli in quarantena, dall'ufficio chiuso in via preventiva alla risonanza dei molti contagi tra le persone più famose mediaticamente.
Il 59,1% è convinto che le restrizioni previste non siano sufficienti per contenere la crescita dei contagi, ma siano allo stesso tempo molto deboli gli aiuti sul fronte economico. I sussidi Abbiamo chiuso gli occhi e riaprendoli ci siamo trovati in un incubo. Mentre nei primi mesi dell'anno aspettavamo con ansia e fiducia i Dpcm del governo e le parole del premier, oggi l'attesa è accompagnata da critiche e scetticismo.
le bimbe di giuseppe conte
Troppi sono gli annunci che sono stati disattesi. Oggi chi attende i soldi della cassa integrazione e dei sussidi sa - purtroppo in molti casi per esperienza diretta - che con alta probabilità non arriveranno o giungeranno in ritardo. Chi aspetta provvedimenti di qualsiasi natura atti ad agevolare la vita lavorativa e non solo, sa che in linea di massima la realtà non seguirà l'annuncio. Il 51,7% della popolazione non condivide le restrizioni contenute nell'ultimo Dpcm (chiusura di ristoranti e bar dalle 18 con il permesso di fare consegne a domicilio).
Per il 75,8% la difficoltà principale risiede nel fatto che le istituzioni hanno in un primo tempo richiesto lavori e investimenti per rendere a norma il locale e ora, a distanza di qualche mese, ordinano di chiudere senza trovare alternative.
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Anche il tema dei ristori non raccoglie grandi consensi: il 66,4% è convinto che le misure pianificate non saranno sufficienti, il 58,1% ritiene che non arriveranno o giungeranno in ritardo, mentre il 60% è certo che siano misure economicamente insufficienti.
Davanti agli occhi non abbiamo più il cartello con la scritta «andrà tutto bene», ma una lunga notte invernale intervallata dal suono delle sirene e dal flash dei lampeggianti. È come se tutto fosse fuori sintonizzazione con il presente. Perfino la parola lockdown ci dà fastidio e iniziamo a chiamare questa situazione confinamento.
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