Ruggiero Corcella per il corriere.it
variante omicron topi
Sia Andrea Ammon, direttrice del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc), sia Maria Van Kerkhove dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), ammoniscono i governi a non abbassare la guardia e sostengono che Omicron non sarà l’ultima variante. E, aggiungono, non è detto che Sars-Cov-2 continuerà a mutare in ceppi più lievi che rendono le persone meno malate rispetto alle varianti precedenti. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al professor Mario Clerici ordinario di Immunologia all’Università Statale di Milano e direttore scientifico della Fondazione Don Gnocchi.
COVID VARIANTE OMICRON
Quante sono le probabilità che si ripresenti una nuova versione del virus?
«Nessuno di noi può dire quello che succederà nel futuro. Soprattutto perché questo è un virus così strano che ci pone continuamente di fronte a sfide. Tutto quello che possiamo dire è trarre dei suggerimenti rispetto a quello che è successo con qualunque altro virus. Nella storia dell’uomo ci sono stati finora almeno 6-7 salti di specie di Coronavirus dall’animale all’uomo e il Sars-cov-2 è solamente l’ultimo. In tutti gli altri casi quello che è successo è che dopo una fase di acuzie, il virus è diventato molto più lieve. E tutti questi Coronavirus, eccetto la Mers che però è un’altra storia, convivono con noi da sempre e ci danno dei sintomi che sono molto lievi, raffreddori molto lievi. Quindi se ci basiamo su quello che è successo con tutti gli altri coronavirus è abbastanza logico supporre, sperare, che avverrà la stessa cosa anche con questo».
Andrea Ammon
«Che è poi quello che succede con la maggior parte dei virus, perché il mestiere di un virus è quello di diventare sempre meno patogeno in modo da condividere la sua vita con l’uomo, entra nell’uomo, si replica, non lo uccide e quindi ha la possibilità di continuare stare in vita. Ebola è un virus assolutamente stupido perché infetta, uccide nel giro di pochissimi giorni e infatti le epidemie di Ebola arrivano, sono violentissime e in due mesi poi scompaiono. Non è quello che fa un virus saggio dal sui punto di vista come fanno tutti gli altri virus. Quindi basandoci sulla biologia delle infezioni virali c’è la possibilità teorica che emerga una variante più pericolosa ma è molto più probabile che emergano altre varianti sempre meno pericolose. Anche perché le varianti vanno a impattare su una popolazione grazie al cielo sempre più vaccinata», aggiunge il professor Clerici.
NATALE CON IL COVID - BY ELLEKAPPA
Mike Ryan direttore dei programmi di emergenza dell’Oms sostiene che il virus continuerà ad evolversi prima che si stabilisca in uno schema: che cosa vuol dire?
«Vuol dire esattamente quello che ho detto prima. Essenzialmente i virus evolvono fino a raggiungere una configurazione che permette un equilibrio dinamico tra l’uomo ed il virus. Quindi i virus infettano dando una malattia con pochissimi sintomi, molto poco severa, si replicano, continuano a stare in vita, a propagarsi, non provocano malattia grave, a meno che non siano disturbati dalla pressione esercitata dai farmaci, raggiungono un equilibrio che gli permette di sopravvivere e di diventare quello che sono diventati tutti gli altri coronavirus. Un equilibrio dinamico tra uomo e virus che permette una convivenza quanto più vantaggiosa per entrambi».
Ricordiamolo: come è nato Sars-Cov-2?
VARIANTE OMICRON 19
«I coronavirus sono tutti virus animali che sono poi passati nell’uomo. Ci sono stati 6-7 salti di specie, dal 1300 a oggi. Il problema è che gli ultimi tre coronavirus sono passati negli ultimi 20 anni. Perché? È il concetto di “one health”: l’aumento di prolazione comporta una promiscuità sempre più ampia tra allevamenti per esempio di suini e uomo, quindi sempre più è facile che sia il passaggio, il salto di specie. Aumenta la popolazione, bisogna far crescere più polli piuttosto che di suini per nutrirla, i contatti sono sempre più continui. Ci sono moltissimi diversi virus, quelli patogeni per l’uomo sono circa 220-250 circa, raggruppati in famiglie, ciascuno di essi è differente. Alcuni vivono con noi da centinaia di migliaia di anni, altri ad esempio il virus Hiv dell’Aids è arrivato 80 anni fa, il Sars-Cov-2 due anni fa».
IL PARAGONE TRA VARIANTE DELTA E OMICRON
Come si sviluppano le mutazioni? Che cosa succede quando il virus entra nell’organismo?
«C’è questa teoria, che però è comprovata, e figurativamente molto bella: quella cosiddetta del “braccio di ferro”. Da una parte c’è il virus, dall’altra parte c’è la risposta immune. Il virus evolve per sfuggire alla risposta immune e la risposta immune si modifica per fronteggiare il virus fino a che si raggiunge un equilibrio. Perché la risposta immune non è mai in grado di uccidere del tutto il virus. Quasi tutti i virus che ci infettano restano con noi per tutta la vita, in stato silente perché il sistema immune li controlla, però non li elimina mai. L’esempio più classico è quello dell’herpes simplex, la “febbre” del labbro: resta con noi per tutta la vita, il sistema immune lo controlla, ogni tanto il sistema immune diventa più debole e si ha la febbre del labbro. Non perché si ha un nuovo contatto con il virus, ma perché il virus è sempre presente. Il virus non ce la fa mai a sconfiggere il braccio del sistema immune, se non per esempio nell’assurdo caso dell’Ebola, muore l’ospite ma muore pure il virus. Quindi i due contendenti arrivano a controllarsi, ma non a sopraffarsi».
VARIANTE OMICRON
Che effetto hanno sulle proprietà del virus?
«È una domanda molto complessa, perché ci sono sia mutazioni che danno un vantaggio al virus sia mutazioni che lo svantaggiano. Le mutazioni sono una “nuvola” di possibilità che avvengono a caso. La mutazione che è più conveniente per il virus in quell’attimo è quella che è selezionata e sopravvive. L’Omicron ha preso il sopravvento perché contiene una serie di mutazioni tali per cui il virus uccide meno l’ospite però lo infetta molto di più. Quindi per il virus è comodissimo perché uccide meno l’ospite, quindi mantiene il milieu nel quale si replica e nel contempo infetta molto di più, quindi ha molti più ospiti nei quali va a vivere».
I VIAGGI DEL PAZIENTE ZERO DELLA VARIANTE OMICRON IN ITALIA
Le varianti sono classificate dall’Oms in varianti di interesse (VOI) e varianti di preoccupazione (VOC) che cosa sono?
«In modo schematico, le Voc sono quelle che presentano una preoccupazione clinica. Prima di diventare Voc, ci sono le varianti di interesse. Alcune di esse diventano poi Voc perché effettivamente sono in grado di prendere il sopravvento. Molte di esse restano varianti di interesse. La Voc è la punta dell’iceberg rispetto alle varianti di interesse».
Quali sono le attuali Voc, le varianti di preoccupazione?
«La prima è la Wuhan, sulla quale si basa il vaccino, e questo è uno dei problemi per cui l’Omicron ce la stiamo prendendo tutti: perché è talmente diversa dalla progenitrice. Poi sono arrivate Alpha, Beta, Gamma, Delta e Omicron».
E quelle di «interesse» (Voi)? Mu, Lambda e una sottovariante AY4?
«Come siamo passati dalla delta alla Omicron, ci siamo chiesti? Perché non sono arrivate a diventare Voc».
LA PROTEINA SPIKE DELLA VARIANTE DELTA E QUELLA DELLA OMICRON
Quelle sotto osservazione? L’Oms ne conta sette tra cui BA.2, la cosidetta variante «Omicron invisibile» che differisce dalla sorella maggiore BA.1 (o B.1.1.529 come la chiamano gli scienziati) per alcune mutazioni (anche nella proteina Spike). Come si sta comportando? E quelle sotto osservazione?
«Da quello che sappiamo sembra che sia estremamente improbabile che venga fuori una criticità clinica. È difficile pensare che possa diventare una Voc, perché è talmente simile alla Omicron che non dovrebbe presentare criticità».
variante omicron
Come vengono monitorate le mutazioni?
«Ci sono una serie di laboratori che sono finalizzati a questo. Quando c’è una persona che s’ammala, in modo random vengono sequenziati i virus e si vede se la sequenza amminoacidica è differente. Ci sono laboratori che sequenziano proprio il virus, a Milano è l’ospedale Sacco, a Roma, lo Spallanzani.»
Come agiscono i vaccini sui virus?
«In estrema sintesi, il vaccino induce l’anticorpo che è altamente specifico, lega il virus e gli impedisce di penetrare nelle cellule del corpo. Induce anche i linfociti T che invece sono molto più promiscui, non sono in grado di impedire la penetrazione del virus nella cellula ma uccidono le cellule nelle quali il virus è entrato. Questo è esattamente quello che è successo con la variante Omicron. Ci siamo vaccinati tutti con un virus, il Wuhan che ormai è molto differente rispetto a Omicron, quindi gli anticorpi indotti dal vaccino non sono stati in grado di bloccare l’infezione o lo hanno fatto molto male, quindi moltissimi di noi si sono presi l’Omicron. Pochissimi di noi vaccinati hanno sviluppato una malattia severa, perché la seconda linea di difesa, i linfociti T indotti dal vaccino hanno ucciso le cellule infette impedendo che la malattia diventasse severa».
VARIANTE SUDAFRICANA - OMICRON
Un vaccino efficace dovrebbe anche ridurre la possibilità che una persona vaccinata contragga la malattia e diffonda il virus: i vaccini a disposizione raggiungono questo risultato e in quale misura?
«Proprio oggi uno studio in pre-print ha visto che i vaccinati con vaccino a mRna hanno una protezione, quindi anticorpi in grado di neutralizzare l’infezione, dell’88-95% per le varianti Alfa, Beta, Gamma e Delta e scende a meno del 50% per Omicron, proprio perché Omicron ha venti e più mutazioni. Però abbiamo i linfociti T che invece se ne fregano, uccidono tutto e la protezione da parte dei linfociti T contro Omicron è esattamente comparabile a quella che c’è contro l'Alfa, Beta, Gamma e Delta»
COVID VARIANTE DELTA PLUS
Come possiamo ridurre il rischio che nuove varianti appaiano ancora e ancora?
«Se riduciamo il lago nel quale il virus nuota, quindi se vacciniamo sempre più gente, riduciamo la possibilità che il virus vari. Immunologicamente Il solo modo è aumentare sempre più la percentuale di vaccinati».