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    IL “MIRACOLO” ENRIA – COM’È POSSIBILE CHE MENTRE BRUXELLES RANDELLA IL GOVERNO DI ROMA VENGA SCELTO PER GUIDARE LA VIGILANZA BANCARIA EUROPEA PROPRIO UN ITALIANO? – ANDREA ENRIA VIENE CONSIDERATO NEUTRALE E SUPER PARTES DAI PARTNER INTERNAZIONALI. UN PO’ MENO DAL SISTEMA DEL CREDITO ITALIANO, CON CUI È STATO PIUTTOSTO SEVERO DA PRESIDENTE DELL’EBA (E ANCHE PER QUESTO LA LEGA NON L'HA SOSTENUTO) - ECCO PERCHÉ LA NOMINA POTREBBE ESSERE UN BOOMERANG PER L'ITALIA


     
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    1 – ENRIA, IL FONDISTA ALLA GUIDA DELLA VIGILANZA BCE CON UN «MIRACOLO DIPLOMATICO»

    Rossella Bocciarelli per www.ilsole24ore.com

    Andrea Enria AB Andrea Enria AB

     

    Alla distanza, come un vero fondista, Andrea Enria si è affermato nella gara per arrivare a dirigere il Single supervisory Mechanism, battendo sul filo di lana l’irlandese Sharon Donnery. Sarà lui a sedere sulla poltrona occupata fino alla fine di dicembre da Daniele Nouy, quella che consente la guida della supervisione su 118 primari istituti creditizi europei, un’industria da 21mila miliardi di euro ancora in convalescenza rispetto alla grande crisi.

     

    Enria, che appassionato di corsa lo è per davvero, è nato a La Spezia il 3 luglio del 1961 e non ha esordito come esperto di diritto, perché dispone di una solida formazione da economista. Una laurea in Bocconi, ottenuta nel 1987 con una tesi in politica monetaria e un M.Phil. in economia conseguito a Cambridge.

     

    banca centrale europea banca centrale europea

    La sua vita professionale, però, è trascorsa in modo pressoché completo nelle istituzioni che si occupano di regole finanziarie: entrò in Banca d'Italia nel 1988, quando si cominciava a discutere la seconda direttiva europea di coordinamento bancario, dunque agli albori dell’integrazione in campo creditizio; mentre a via Nazionale si volle fare un esperimento inserendo un nucleo di economisti all’interno della funzione di produzione normativa, nell’ambito della Vigilanza.

     

    andrea enria large andrea enria large

    Nel 1999, alla nascita della Bce, Enria si trasferisce a Francoforte dove lavora a stretto contatto con Tommaso Padoa-Schioppa e già nel 2004 è a Londra dove svolge il compito di segretario generale del comitato dei supervisori (l’organismo che rappresenta il nucleo originario dell'Eba, l’European banking authority).

     

    Tornato a via Nazionale, tra il 2008 e il 2010 dirige il dipartimento di produzione normativa in Vigilanza per poi approdare, all'inizio del 2011, alla presidenza della neonata EBA, organismo alla guida del quale è stato riconfermato all’unanimità per un altro mandato quadriennale nel 2015. Non è certo la competenza, quindi, a far difetto all’uomo che è stato indicato per la presidenza dell'Ssm.

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    La decisione dei governatori della Bce ha permesso il “miracolo” dell’affidamento del prestigioso incarico a un esponente italiano, nonostante sia in corso un duro confronto fra il governo di Roma e i suoi partner europei sulle regole di finanza pubblica. Non solo: a Enria viene accordata la supervisione su un settore per il quale il nostro paese è ancora considerato vulnerabile, se non altro perché l’incertezza politica e il forte rialzo dello spread hanno rimesso sotto i riflettori il legame fra debito sovrano e performance delle banche.

    SHARON DONNERY SHARON DONNERY

     

    Ciò dipende anche dal fatto che Enria viene considerato neutrale e davvero super partes dai nostri partner; un po' meno dal sistema creditizio italiano, che non ha dimenticato alcune scelte particolarmente severe con il nostro paese realizzate dall’EBA. Come, ad esempio, le regole per l’asset quality review del 2013, dalla quale le aziende di credito italiane, che invano avevano chiesto di tenere in debito conto le operazioni di aumento di capitale già varate, uscirono con le ossa rotte. O gli scenari dell’economia reale molto avversi per l'Italia, costruiti, soprattutto negli anni passati, per gli stress test europei.

     

    Andrea Enria x Andrea Enria x

    Come si sa, inoltre, al momento della definizione della short list dei due candidati da parte del Parlamento europeo, Enria non ha potuto contare sul sostegno della Lega. È anche vero, però, che la signora Donnery vantava una fama hawkish ancora maggiore, per essersi distinta per severità alla guida della task force sui crediti deteriorati della Bce. E forse è per questo che il sostegno (e il buon senso) dei governatori dei paesi dell’Europa del sud ha fatto il miracolo diplomatico.

     

    2 – ENRIA A CAPO DEGLI 007 DELLA BCE MA NON È UNA VITTORIA PER L' ITALIA

    Claudio Antonelli per “la Verità”

     

    DANIELE NOUY DANIELE NOUY

    A succedere a Danièle Nouy al vertice della Vigilanza bancaria, la seconda poltrona più importante dopo quella occupata da Mario Draghi, il Parlamento Ue aveva indicato a pari merito Andrea Enria, con passaporto italiano, attuale presidente dell' Eba, autorità bancaria europea, e la vice governatrice della banca centrale di Dublino, Sharon Donnery, banchiere irlandese molto vicino a Draghi.

     

    La parità tra i due concorrenti nasce dal fatto che il governo italiano ha sollecitato gli eurodeputati gialloblù a non dare il voto a Enria. Il deputato Marco Zanni, la scorsa settimana, si è addirittura astenuto. Assumendo una posizione di fatto inutile, visto che la candidatura è arrivata comunque sul tavolo del consiglio direttivo della Bce e ha, alla fine, sbaragliato la parte irlandese.

     

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    Ieri sera, con la maggioranza dei voti, Enria è diventato capo della Vigilanza, dando il via a un effetto a cascata che in alcun modo favorirà l' Italia. Partendo dal presupposto che l' antipatia del Carroccio verso il candidato sarebbe dovuta all' opinione che Enria di italiano mantenga quasi esclusivamente il passaporto. Ieri, Il Sole 24 Ore titolava «l' italiano super partes» un modo gentile per dire che non ha alcuna simpatia per questo governo.

     

    Vero, il capo della Vigilanza deve essere indipendente, ma allo stesso tempo possiamo asserire che la Nouy ha riservato all' Italia una attenzione che difficilmente poteva definirsi super partes. Di lui lo scorso anno La Repubblica tesseva strane lodi. «Nato a La Spezia 56 anni fa, lavora da tutta una vita nelle istituzioni di regolazione finanziaria, e ha interiorizzato ormai alla perfezione il compito di un ente "terzo" al di sopra delle parti che punta all' interesse del sistema anche quando sembra remargli contro qualche esponente politico anche di altissimo rango oppure il mercato».

    MARIO DRAGHI MARIO DRAGHI

     

    Va specificato che dopo la formazione in Bankitalia, Enria collabora con Lamberto Dini e soprattutto con Tommaso Padoa-Schioppa con il quale lavora alle prima bozze di ragionamento sulla stabilità finanziaria europea. Insomma, il background è chiaro, ma c' è di più.

     

    La sua nomina non è una vittoria perché verrà conteggiata a Bruxelles come poltrona di peso a favore dell' Italia. Mentre si avvicina il semestre durante il quale il nostro Paese dovrà rinunciare al ruolo di presidente del Parlamento Ue (attualmente ricoperto da Antonio Tajani), alla poltrona di governatore della Bce e all' incarico di ministro degli Esteri, pessimamente ricoperto da Federica Mogherini.

     

    federica mogherini federica mogherini

    Sebbene nessuno potrà piangere per l' addio di Lady Pesc (basti pensare alle sanzioni alla Russia e accordo con l' Iran), la successione e il riassesto dei puzzle sarà complicato per l' Italia. Ricoprire nuovamente incarichi di rilievo non sarà facile. Anche perché oltre al conteggio di Enria, i gialloblù non hanno tenuto conto che ci sono due pedine che remeranno al 100% contro il nostro Paese e sono da pochi giorni ritornate ai rispettivi incarichi proprio grazie al governo Conte o al Parlamento a maggioranza gialloblù.

     

    DANIELE NOUY DANIELE NOUY

    Il primo si chiama Mario Nava e si è dimesso «spintaneamente» dalla Consob su pressioni della Camera. Avendo scelto il distacco dal suo ruolo di direttore per il monitoraggio del sistema finanziario, la sua nomina (targata Paolo Gentiloni) è stata valutata dalla nuova maggioranza come un atto di scarsa indipendenza dall' Ue. Solo che adesso Roma si ritrova un nemico giurato che, visto il ruolo, avrà modo di interagire con lo stesso Enria. Soprattutto, c' è da scommettere che Bruxelles valuterà pure la pedina Nava solo in base al passaporto.

     

    E quindi ci sarà un' altra possibilità in meno per puntare a nuove «cadreghe». Una delle più difficili da raggiungere è quella del Commissario all' agricoltura, attualmente nelle mani dell' Irlanda. Si libererà presto.

    banca centrale europea banca centrale europea

     

    Un irlandese andrà sicuramente a ricoprire l' incarico di capo economista Bce e la Lega avrebbe desiderato indicare un proprio uomo con l' obiettivo di tutelare un comparto a cui è storicamente vicina. Con l' arrivo di Enria e la conferma di Nava sarà tutto più difficile.

    Con il risultato che il tentativo o la speranza di riequilibrare lo strapotere tedesco sarà una strada tutta in salita.

     

    Negli ultimi anni la cancelliera Angela Merkel ha piazzato una serie di funzionari che gestiscono leve strategiche. Tanto per fare qualche esempio. In Commissione il ruolo decisivo è stato quello di Stefan Pflueger, che è il segretario del comitato economico e finanziario, del comitato di politica economica, e dell' Eurogruppo.

     

    uwe corsepius angela merkel uwe corsepius angela merkel

    Economista, lavorava nel ministero delle Finanze tedesco, dipartimento internazionale, al tempo della crisi dello Sme. Carsten Pillath, è stato direttore generale per gli affari economici e finanziari, prima ancora in Bei. Il segretario generale del Consiglio, è un uomo di strettissima fiducia di Berlino, non un funzionario europeo di carriera, ma un uomo dell' amministrazione tedesca dirottato nel 2011 all' amministrazione comunitaria come capo dell' istituzione politicamente più importante.

     

    Si chiama Uwe Corsepius e ha lavorato alla Cancelleria con Helmut Kohl, poi con Gerhard Schroeder e infine con la Merkel. Ma si sa che i tedeschi sono fedeli alla linea. Gli italiani distaccati sono quasi sempre tutt' altra pasta.

     

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