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    AGUZZINO PER VOCAZIONE - ANDREA LOMBARDI, IL 41ENNE ROMANO CONDANNATO A 6 ANNI E 8 MESI PER AVER TORTURATO E MARCHIATO CON IL SUO NOME IL VOLTO DELLA EX COMPAGNA CON UN TATUAGGIO, AVREBBE BRUTALIZZATO UN'ALTRA DONNA, UNA 55ENNE CONOSCIUTA SU FACEBOOK - "APPENA GLI AVEVO APERTO LA PORTA DI CASA, MI AVEVA TIRATO UN PUGNO IN FACCIA E PUNTATO UNA FORBICE ALLA GOLA. HO PENSATO DAVVERO DI MORIRE. NON MI AVEVA CHIESTO DI FARMI DEI TATUAGGI, FORSE SOLO PERCHÉ..."


     
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    Francesca De Martino per “il Messaggero”

     

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    Una forbice puntata alla gola, pugni in faccia e calci al petto sferrati senza pietà tra le mura di casa a una donna più grande di lui di 14 anni. Si erano incontrati dopo essersi conosciuti in chat, su Facebook. E, ancora, tirate di capelli e la testa sbattuta sulla leva del cambio dell'auto. È quanto, per la procura di Civitavecchia, avrebbe fatto il 41enne romano Andrea Lombardi con un'altra vittima. Era il settembre 2019.

     

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     Due mesi dopo aveva torturato e marchiato con il suo nome il volto della ex compagna con un tatuaggio: per questi fatti, l'11 maggio scorso, il 41enne era stato condannato a 6 anni e 8 mesi di carcere con sentenza definitiva.

     

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    Ora, per le nuove contestazioni, a carico di Lombardi si è appena aperto un nuovo procedimento per lesioni aggravate, ai danni di una 55enne romana. «Quando ho saputo della condanna di Andrea sono rimasta sotto shock, ha massacrato anche me in quel modo e mi chiedo ogni giorno come si possa fare così tanto male», ha commentato l'esito della sentenza della Cassazione, Laura (il nome è di fantasia), aggredita solo qualche mese prima dei fatti che hanno portato alla condanna del 41enne, avvenuti a dicembre 2019.

     

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    «Lo avevo conosciuto su Facebook e avevamo chiacchierato per un mese ha raccontato Laura poi ci eravamo incontrati dal vivo ed era venuto subito a casa mia come ospite. In due giorni mi ha torturata». «Non mi aveva chiesto di farmi dei tatuaggi, forse solo perché non ne avevamo avuto il tempo, ma appena gli avevo aperto la porta di casa, mi aveva tirato un pugno in faccia ha aggiunto la vittima - e puntato una forbice alla gola. Ho capito subito che era violento e ho pensato davvero di morire».

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    La donna si costituirà parte civile nel processo, assistita dagli avvocati Alexandra Liberati e Laura Passacantilli, legali del centro antiviolenza di Palombara Sabina, a cui la vittima si è rivolta: «Porteremo il precedente della Cassazione, il carnefice ha usato la stessa tecnica e potrebbe colpire ancora».

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