Luca Pallanch per la Verità
andy luotto
Dalla metà degli anni Settanta, dai tempi della leggendaria trasmissione Rai L'altra domenica, Andy Luotto è l'amico americano degli italiani, un volto familiare che appare, scompare e poi ricompare, sempre in vesti diverse, guidato da un istinto naturale per il divertimento, da una straordinaria comunicativa e dalla bizzarria di chi vive sospeso tra due mondi. Non solo l'Italia e l'America, ma anche lo spettacolo, da una parte, e la cucina, dall'altra. Tante vite racchiusa in una.
Dov' è nato?
«A New York, il 30 luglio 1950. Sono venuto a vivere a Roma a 14 anni».
I suoi genitori erano americani o italiani?
«Erano entrambi nati in America. I loro genitori erano tutti italiani, tre su quattro piemontesi, la nonna paterna siciliana».
Suo padre si occupava di doppiaggio.
andy luotto arbore
«Ha curato l'edizione del miglior cinema italiano e francese per i mercati anglofoni».
E anche lei ha iniziato a fare doppiatore...
«I primi doppiaggi facevo i brusii nei western, quando cascavano da cavallo o prendevano i pugni. Ho cominciato così. Poi, mentre facevo l'università in America, nelle vacanze estive ho fatto il dialoghista per Lo chiamavano Trinità..., dove avevo anche una particina, ...Continuavano a chiamarlo Trinità,...Più forte ragazzi! e Io sto con gli ippopotami.
Erano film girati in inglese e poi ridoppiati in inglese perché sia Bud Spencer che Terence Hill avevano un fortissimo accento italiano. A un certo punto della mia bizzarra carriera sono stato il doppiatore in lingua inglese più pagato del mondo».
Doppiava gli attori italiani per il mercato americano
«Li doppiavo tutti, da Giancarlo Giannini a Enrico Montesano! L'ultima cosa importante che ho fatto è Ricomincio da tre, per il quale ho doppiato Massimo Troisi».
Ha lavorato a lungo anche nelle tv private
«Ho lavorato in molte tv private, tra le quali Pts (People Television Service) e Gbr».
Faceva il conduttore?
andy luotto marisa laurito
«Ma no, facevo il cretino».
Così ha conosciuto Renzo Arbore...
«Mi ha visto in un filmato che avevano girato mentre facevo l'ambulante che vendeva buste per l'immondizia nei mercati rionali. "Venti buste 1.000 lire!". Il filmato è andato su tutte le tv private: è diventato un cult! Mi ha rintracciato Arbore, ancora oggi non so come, e mi ha chiesto:
"Ma lei, scusi, è un comico?". Io gli ho risposto: "Ma come ti permetti?" e siamo diventati amici. Mi ha chiesto se mi interessava lavorare con lui in televisione, però è passato un anno e mezzo prima che mi richiamasse per L'altra domenica».
Il ruolo dell'arabo in Quelli della notte com' è nato?
«È nato per scherzo. Un giorno con un amico sono andato a un concessionario della Mercedes vestito da arabo, accompagnato da quattro amiche vestite anch' esse da arabe. Il mio amico, che aveva la telecamera, mi ha presentato come un principe arabo interessato a comprare delle automobili.
andy luotto
Io parlavo in finto arabo e il mio amico, cercando di non ridere, traduceva. Ho comprato quattro Mercedes lasciando un anticipo di 10.000 lire! L'ho fatto solo per ridere. Arbore ha visto la registrazione e mi ha chiesto se volevo fare l'arabo in questa nuova trasmissione. "Che cosa facciamo?". "Dovresti dare le notizie e la meteorologia. Ti fai un provino?". "Certo".
Io stavo in una televisione privata a Bari, Telenorba. Ho messo sul Chroma key alle mie spalle le foto dei trulli e ho cominciato a leggere le notizie e il meteo in finto arabo. Mi sono fatto il provino da solo, glielo ho mandato, gli è piaciuto molto e ho cominciato a fare questo personaggio».
Ha creato qualche polemica...
andy luotto
«Qualche? Mi volevano uccidere! Piovevano minacce di morte!».
Gli inizi della sua carriera cinematografica sono stati legati al successo televisivo.
«Sì. Io non capivo bene cosa stessi facendo. Per me era tutto uno scherzo. Ho preso sul serio Corse a perdicuore di Mario Garriba, un film carino, innocente, pulito, ma, a parte questo film, tutti gli altri che ho fatto fino a un certo punto della mia carriera prendevo i soldi e basta perché non volevo fare questo nella vita».
Com' è nato Superandy - Il fratello brutto di Superman?
«Vittorio Squillante si è presentato e mi ha detto: "Sono il tuo agente". "Perché? Cosa significa?". "Perché io tratto tutti gli italo-americani. Vienimi a trovare, hanno scritto un film per te".
L'ho incontrato e mi ha dato un copione su cui c'era scritto: Superandy - Il fratello brutto di Superman. "Ma stiamo scherzando? Scusa, per curiosità mia, quanto pagano per questo film?". "È il tuo primo film... soltanto 80 milioni". "80 milioni?! Facciamolo subito e poi una ventina di questi film"».
andy luotto arbore
Grunt - La clava è uguale per tutti l'ha anche diretto?
«Camillo Teti che produceva film scollacciati ha messo in mezzo me e Giorgio Faletti. Allora Giorgio viveva a casa mia, non aveva soldi».
Avete scritto la sceneggiatura insieme?
«Abbiamo buttato giù questa cosa. Poi sul set doveva arrivare un regista, c'era, non c'era, siamo andati avanti, poi Camillo Teti ha detto: "Firma tu la regia". Io ho detto: "Vabbè, firmiamo questa cosa". Invece poi questi sbagli terrificanti vengono fuori e tu li devi spiegare alla gente. Di questa esperienza ho un bellissimo ricordo di Giorgio».
L'ha continuato a frequentare?
andy luotto saluta il pubblico foto di bacco
«Dopo quel film dovevo fare Drive In. Dopo le prime puntate ho detto: "Non posso fare queste cose con le risate finte". Antonio Ricci mi ha detto: "Come facciamo?". Allora gli ho detto: "Ho questo comico fantastico". Lui conosceva Faletti perché aveva già fatto delle serate al Derby di Milano. "Proviamo un po'". Gli ho mandato Giorgio e Sergio Vastano.
Non ha avuto il rimpianto di non aver più fatto Drive In?
«No, per niente, una cagata pazzesca, tutte risate finte!».
Dei ruoli cinematografici quali ricorda più volentieri?
«I giudici, in cui interpreto Paolo Borsellino, La tregua di Francesco Rosi, con John Turturro. Ricordo con grande affetto anche Mortacci di Sergio Citti. Un altro personaggio al quale sono legato è quello de Il mistero di Bellavista di Luciano De Crescenzo, che mi ha dato il copione e mi ha detto: "Questi sono gli spazi, scrivi pure il personaggio". E il personaggio l'ho scritto assieme a mio padre. Dei lavori televisivi, Romeo e Giulietta, dove interpretavo un frate, Nero Wolfe, dove facevo il cuoco, e La bella e la bestia».
marisa laurito andy luotto
Ha avuto la capacità di partire dai film comici per poi arrivare a ruoli drammatici
«La cosa più difficile è far ridere. La grande gioia sono state le trasmissioni con Arbore perché la vera felicità è far sorridere. Si basava tutto sull'improvvisazione: quando entravamo in studio, non sapevamo dove saremmo andati a finire. La verità è che ci divertivamo più noi che voi che guardavate».
La passione per la cucina quando è nata?
«C'è sempre stata, da quando sono venuto in Italia, prima ancora di parlare italiano. Mi sono sempre ficcato nelle cucine, sempre».
L'ha portata avanti parallelamente alla carriera televisiva e cinematografica?
ANDY LUOTTO
«Sì, parallelamente. Poi ho deciso: visto che gli altri vanno in televisione, lo faccio anche io. Il problema è che la gente ha cominciato a dire: "Mo si è messo a cucinare!"».
Quali soddisfazioni maggiori si è tolto come cuoco?
«Stavo in Uganda in mezzo a tribù di pigmei e ho fatto gli spaghetti al pomodoro».Come mai si trovava lì?«Perché ho fatto una serie di documentari per Rai 3, Il viaggiatore, accompagnato dal mio più caro amico».
La sua cucina come la definirebbe?
«Molto stagionale, meridionalizzante, fresca. Cerco di cuocere il minimo indispensabile»
Adesso cucina all'Arena Farnesina, a Roma. Propone dei piatti particolari?
«La gente dice che alcuni sono particolari, secondo me no perché si basano tutti sulla tradizione».
Solo tradizione italiana o ha portato con sé anche qualcosa della cucina americana?
ANDY LUOTTO
«Qualcosina, niente di che, dei ricordi. Quando mi dicono: "Tu da grande cosa vuoi fare?". "Io sono un aspirante terrone". Voglio fare quello, desidero tantissimo essere meridionale».
Non ha mai pensato di tornare a vivere in America?
«Nooo, stiamo scherzando?».
Cosa ne pensa di tutti i programmi televisivi di cucina? C'è quasi una mercificazione del cuoco
ANDY LUOTTO
«Si vede che è come Il grande fratello o L'isola dei famosi. I ragazzi vengono in cucina e dicono: "Avrei pensato di fare questo...". Pensano che cucinare sia come in televisione, dove è tutto un grande gioco».
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