Estratto dell’articolo di Silvia Fumarola per “la Repubblica”
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Una vita da signorina Silvani, con ironia. «Sono talmente innamorata di lei che la porto a teatro» racconta Anna Mazzamauro, che in autunno porterà lo spettacolo Come è ancora umano lei caro Fantozzi in giro per l’Italia. «È anche un omaggio per l’unico uomo che mi abbia veramente amato». Autoironica, travolgente, a 84 anni è piena di energia: «Il lavoro è la mia vita, pensare alla mia età, è una pugnalata […]».
Come definirebbe la sua eroina?
«Atipica. La signorina Silvani ha detto a tutte le donne atipiche: siate convinte di fare innamorare un uomo, le ha incoraggiate. […] La Silvani è la mia dannazione e la mia felicità».
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Come nasce?
«È stata inventata da Villaggio in scrittura, con il “rosso-sesso” dei suoi vestiti. Ho sviluppato il personaggio pensando a come era vestita mia madre […]». […] «Ha segnato tutta la mia carriera. La odio e la amo… La possibilità di considerare le donne stronze esiste, ce ne sono, specie nel nostro ambiente. […]».
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Com’era Paolo Villaggio?
«Ironico, uno splendido compagno di viaggio. Si preoccupava quando Salce girava le nostre scene: “Luciano, hai ripreso bene Anna?”. Ma in tanti anni non siamo mai diventati amici. Mi spiegò: “Frequento solo attori ricchi e famosi”. Oggi gli avrei detto: “Ma vaff…”, allora, rispettosa, ho taciuto».
Le dispiaceva?
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«Sì, soffrivo di questa mancanza di amicizia. Sembravamo due attori della commedia dell’arte, inventavamo… […] Lo vedevo frequentare Vittorio Gassman, Ugo Tognazzi, forse soffrivo un po’ di invidia: perché loro sì e io no?».
È vero che all’inizio avrebbe dovuto interpretare la signora Pina?
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«Quando Salce, con cui avevo già lavorato in teatro con Giorgio Albertazzi, tra le attrici bravine ma bruttarelle si ricordò di me, pensai: evvai, mi hanno chiamato ai fasti del cinema. E mi presentai cotonata, truccata, con le calze a rete. Aprì la porta: “Perdonami Anna, ma ti ricordavo più brutta”. Paolo risolse tutto, parlò con Luciano: “Guarda che è brutta”. Poi decise che dovevo fare l’oggetto del desiderio del ragioniere Ugo».
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Alla fine è un personaggio che l’ha fatta amare per sempre, no?
«La gente mi chiede ancora: “La prego, mi dica che sono una merdaccia, grazie”. Meraviglioso […]».
Quando ha deciso di fare l’attrice?
«[…] Di notte, recitavo di nascosto in bagno. […] papà era un uomo di destra, diceva no e basta […] per lui un figlia che desiderasse recitare era in nuce una prostituta». […]
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