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    "DA QUANDO NEL 2013 MI SONO FATTA MALE A BALLANDO, LA RAI MI HA CHIUSO LE PORTE, QUESTA NON È VIOLENZA?" - LO SFOGO SPIRITUAL-NEW AGE DI ANNA OXA: "ORMAI VIVO NELLA NATURA, DOVE SENTI UNA FUSIONE - PENSO DI ESSERE STATA MODELLATA DAL SUONO COME I SASSI ENORMI LEVIGATI DALL'ACQUA - I MARITI? SONO COSE INUTILI. CI SONO COSE CHE VIVI, CAPISCI E POI SI SFORMANO - CHE IMPORTANZA HA SE AMO, SE NON AMO? SE PIACCIO O NO? I MEDIA NON VOGLIONO SAPERE DI ME, VOGLIONO LA LORO STORIA DI ANNA OXA - SAREBBE STATO BELLO FARE UN'INTERVISTA NEL BOSCO. LE AVREI DETTO: PROVI A SENTIRE L'AMORE…"


     
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    Candida Morvillo per il "Corriere della Sera"

     

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    Anna Oxa, il 28 aprile compie 60 anni, che momento sarà?

    «Io ho smesso di avere dei momenti. Vivo in un flusso continuo, in un presente senza un prima o un dopo».

     

    Quando e come ha iniziato a vivere così?

    «Soprattutto dalla morte di mia madre, una ventina di anni fa, uno di quei dolori così forti che non possono restare fine a se stessi. Mi si è aperta "la domanda", quella della vita e della morte, di questo passaggio di cui non ti accorgi, perciò rimandi tante cose, invece di osservare e comprendere cosa fa veramente parte di te e cosa hai integrato da fuori: giudizi, idee, luoghi comuni... Cose che devi escludere, altrimenti non sei nel movimento della vita e replichi sempre il passato».

     

    anna oxa e nadia toffa anna oxa e nadia toffa

    Lei quali cose ha escluso?

    «Io escludo ogni giorno, perché più vedo, più capisco, e la comprensione non passa dall'intelletto. Ormai vivo nella natura, dove senti una fusione, dove non c'è bisogno di inventarsi ruoli, avere modelli e non c'è giudizio. È una condizione nota ai bimbi, poi, crescendo, s' inizia con: questo è giusto; questo è sbagliato; come dobbiamo giudicare; a chi devo appartenere».

     

    Com'è questo suo ritiro svizzero nella natura?

    «Ci sono le montagne, cascate, boschi, animali, fiori e piante. Qui vedi tutto: l'inverno, la neve, la primavera. Il ruscello che ho messo su Instagram è proprio davanti a casa, la distanza è fra me e il palmo della mano. Oggi, l'arte è diventata che sei un artista perché qualcuno lo decide, ma è come dire a Picasso di dipingere sedie perché si vendono. Invece, stare nel flusso della natura è essenziale per stare nel processo creativo».

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    La prima volta che si è sentita in questo processo?

    «Da bambina, a Bari, cantavo e già vivevo questo stato di assoluta assenza, come se ci fossero due frequenze parallele, una che viveva di sonorità, di bellezza, e l'altra del mondo degli adulti, così incomprensibili. Io penso di essere stata modellata dal suono come i sassi enormi che vedo qui levigati dall'acqua, che lentamente ha tolto gli spigoli, ogni volta che il sasso non ha opposto resistenza».

     

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    Bari, quartiere San Pasquale, otto figli, padre albanese rifugiato politico, morto che lei aveva 8 anni, famiglia modesta. Percepiva un futuro già scritto?

    «Io vedevo solo la strada di casa e il cortile, e cantavo. Ero innocente, pulita e, se oggi mi faccio domande sull'esistenza, è grazie a quella bimba venuta passo passo con me».

     

    Cosa cantava la bimba Oxa?

    «Brani italiani all'inizio, ma ho avuto presto la fortuna di frequentare jazz, blues... Fra i 13 o i 14 anni ho iniziato con i pianobar, portando un repertorio anche degli anni Venti. Nel tempo ho avuto la capacità di avere più timbri e più suoni, come se avessi percorso le etnie, forse perché nasco con nonno imam albanese, nonna turca, mamma italiana. E ho sempre cercato di fare miei i brani che cantavo: li riscrivevo, li rimontavo per esprimere quello che mi passava dentro, senza riprodurre ciò che avevo già fatto ed ero già stata».

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    Le hanno chiesto spesso di rifare cose già fatte?

    «Sarebbero stati gentili se si fossero fermati a spesso. Già a 16 anni ho vinto Sanremo Giovani con Un'emozione da poco e un'immagine punk, e poi ho cambiato, ma tanti mi dicevano di restare uguale perché, se no, il pubblico poteva rimanerci male».

     

    Lei è sempre stata definita camaleontica, sensuale, addirittura peccaminosa.

    «Non avendo una mente peccaminosa, non mi sono mai vista tale. Le tante cose che si sono viste dipendono dalla mente di chi guardava. Di sicuro, in me, non ho mai avvertito volgarità».

     

    Dalla tuta a pelle di Sanremo '85, all'ombelico di «È tutto un attimo», al tanga del Sanremo '99 vinto con «Senza Pietà», ogni sua apparizione faceva discutere.

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    «Quella tuta la mette ogni ballerino, l'ombelico l'ho scoperto mentre già le donne andavano nude. Chiedo: perché solo io scateno interesse?».

     

    E che risposta si dà?

    «La trovi lei una risposta. Io so che, da anni, non sono in tv, eppure ho un pubblico enorme e sono sui giornali anche se non parlo. Ho un rapporto con un pubblico che guarda a me come un'artista che non ha mai fatto dell'arte una convenienza. Che si è permessa di rivoluzionare tutto e fare Proxima, L'America non c'è, di portare a Sanremo 2006 Processo a me stessa».

     

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    Quel festival le portò critiche feroci, il brano fra suoni orientali, balcanici e drammaturgia non fu capito.

    «Mi hanno chiesto di andare e ho detto: vengo, se posso portare ciò che sono. Ma, siccome tanti non si esprimono mai, se uno si esprime tutti gli danno addosso. Nessuno parlava del brano, dicevano solo cose per ferire, ma io ho vissuto il processo creativo, che m' importa se altri fanno il branco e devono sbranare il lupo? È una vita che provano a farlo. Da quando nel 2013 mi sono fatta male a Ballando, la Rai mi ha chiuso le porte, questa non è violenza?».

     

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    Dei suoi cavalli di battaglia, quale ama di più?

    «Non posso rispondere: quello che ho cantato, l'ho donato, non è più mio».

     

    Ha avuto tre mariti, più Gianni Belleno, papà di Francesca e Qazim, cos'è stato l'amore per lei?

    «È una domanda che dovrebbe rimanere una domanda, ma posso darle delle indicazioni. Per esempio, tante idee sull'amore non appartengono all'amore, tipo: il possesso, il controllo, vivere l'altro come una stampella».

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    Ora ama?

    «Se me lo chiede, vuol dire che finora non mi ha ascoltata. Che importanza ha se amo, se non amo? Se piaccio o no? I media non vogliono sapere di Anna Oxa, vogliono la loro storia di Anna Oxa, ma la mia forma di vita non è quella, è quella di Primo Cuore (Canto Nativo), che è oltre ogni forma-canzone nota e che è uno sguardo all'umanità. Sono divorziata e ancora mi parlate dai miei mariti, non sapete staccarvi dalle cose inutili».

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    Col senno di poi, il matrimonio è inutile?

    «Ci sono cose che vivi, capisci e poi si sformano, liquefatte come orologi di Dalì. Oggi dico che sarebbe interessante se due persone avessero pari energia e la condividessero. Ma spesso uno deve stimolare all'altro la fiamma persa. Sarebbe stato bello fare l'intervista qui nel bosco. Le avrei detto: provi a sentire l'amore. L'amore è il profumo di un fiore, l'acqua che scorre, la foglia attraversata dal vento».

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