annamaria sorrentino
Si sono concluse le indagini sulla tragica fine di Annamaria Sorrentino, la ragazza napoletana precipitata il 16 agosto del 2019 dal balcone della casa di Tropea dove era in vacanza con il marito e due coppie di amici, e morta due giorni dopo. Per la Procura di Vibo Valentia il suo non fu un suicidio, come raccontarono altre persone presenti in casa. Cadde dal balcone per sfuggire al marito Paolo Foresta, che la stava picchiando. Perciò i pm hanno iscritto da tempo Foresta nel registro degli indagati con l'accusa di omicidio preterintenzionale.
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E ora che l'inchiesta è chiusa, è presumibile che ne chiederanno il rinvio a giudizio. Indagati, ma per favoreggiamento, anche Gaetano Ciccarelli e Francesca Nero, marito e moglie, che erano presenti in casa e che testimoniarono cercando, secondo i magistrati, di coprire le responsabilità di Foresta.
«Ho sempre saputo che Annamaria non si è uccisa», dice Luisa Sorrentino, sorella della vittima. E aggiunge: «Lei con il marito aveva chiuso da mesi, e se continuavano a vivere nella stessa casa era soltanto perché lui la costringeva. Ma presto se ne sarebbe andata».
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Il gruppetto che aveva preso in affitto la casa in Calabria era composto tutto da audiolesi, e questo ha avuto una particolare importanza nelle indagini. Perché in commissariato gli amici di Foresta comunicarono tra loro usando la lingua dei segni e ricostruendo, secondo l'interpretazione dei consulenti della Procura, i momenti in cui Annamaria era precipitata, in maniera ben diversa da quanto poi riferito agli inquirenti.
Dalle indagini è emerso che Foresta accusava la moglie di avere una relazione con un altro degli amici presenti in quella casa di vacanze. Perciò l'avrebbe più volte insultata e aggredita. «Mia sorella non aveva nessun amante clandestino», insiste Luisa Sorrentino. «Se aveva una relazione l'aveva da donna libera, perché lei con il marito aveva già chiuso. È sempre stato un violento. Per due volte mia sorella ha abortito proprio a causa dei suoi maltrattamenti».
annamaria sorrentino
Sono stati i familiari della ragazza, assistiti dagli avvocati Nicodemo Gentile e Antonio Cozza, a battersi perché la morte di Annamaria - che qualche anno fa vinse anche il concorso di Miss Campania - non venisse archiviata come suicidio. Le loro denunce sono state raccolte da trasmissioni tv come Chi l'ha visto? e Quarto Grado e dal settimanale Giallo, e hanno portato lontano. «Ora - spiega l'avvocato Cozza - aspettiamo di poter avere accesso a gli atti per valutare il lavoro investigativo e dare eventualmente il nostro contributo».
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