RUSSIAGATE, CONTE: MAI INCONTRATO DELEGAZIONE USA, NESSUNA ANOMALIA
LaPresse - "Non ho incontrato nessuna delegazione americana. Io ho una grande sensibilità istituzionale, ma prima di rispondere ai cornisti risponderò al Copasir. In caso contrario commetterei una grande scorrettezza istituzionale non potevo andarci perché mancava un componente".
Lo ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte parlando ad Assisi, riguardo la vicenda Russiagate. "Non è stata commessa alcuna anomalia, è stato svolto tutto secondo ordinarie prassi. Non ho commesso nulla, sono responsabile dell'intelligence, state tranquilli dopo il Copasir, state speculando ingiustamente", ha aggiunto.
L'AVVOCATO DELLE SPIE
Lucia Annunziata per www.huffingtonpost.it
È accaduto tutto così velocemente che ancora non tutto è chiaro. Il passaggio in 20 giorni da una coalizione orientata a destra, a un’altra di un colore opposto, è stato un tale cambio, e talmente improvviso, da non aver ancora sedimentato tutte le risposte sulle sue radici e ragioni – perché si è sgretolato il potere di Salvini proprio al suo culmine? Cosa ha rotto l’unità del governo? Come mai è sopravvissuto alla crisi della sua coalizione Giuseppe Conte, arrivando a guidarne una seconda di segno opposto? Le risposte sono tante e vanno dalle più fantasiose e oscure (doppi e tripli complotti) alle più politologiche, passando per l’inevitabile visita al sofà degli psicanalisti.
Le rivelazioni del New York Times e del Washington Post sulle visite e gli incontri segreti avuti nel nostro Paese dagli alti rappresentanti dell’amministrazione Trump con rappresentanti dell’Intelligence italiana aggiungono ora altre domande, molto più inquietanti: come mai il Presidente Conte non ha informato nessuno di questi contatti con gli americani e della loro missione in Italia? Avrebbe potuto? Avrebbe dovuto? O la sua è stata una opaca manovra, che ha in qualche modo interferito sul corso stesso della crisi e della sua composizione?
Conte dovrà ora rispondere a queste e ad altre domande davanti al Copasir, il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che lo ha convocato. Dopo questa audizione, il Premier risponderà poi anche pubblicamente, come lui stesso ha annunciato in queste ore.
Ma basta rimettere in fila gli avvenimenti che hanno portato all’avvitarsi di questa crisi per nutrire più di un dubbio, se non un sospetto, sulla segretezza con cui questi contatti fra Palazzo Chigi e gli americani sono stati protetti.
Dal calendario, infatti, risulta evidente, come si diceva, che la crisi si avvita in maniera velocissima, in primavera, e che a un certo punto incrocia vari appuntamenti.
Prendendo a misura i rapporti di Salvini con la Russia, possiamo risalire al 15/16 luglio del 2018, il viaggio a Mosca per i mondiali di calcio del leader leghista. Il 17/18 ottobre del 2018 va di nuovo in Russia. Son i giorni anche del famoso incontro all’Hotel Metropol di suoi collaboratori con tre russi per un presunto finanziamento di 65 milioni per la Lega.
L’incontro del Metropol viene svelato il 24 febbraio del 2019 dal settimanale l’Espresso.
Il 17 giugno 2019 Salvini vola in Usa per incontrare Trump, ma vede solo il vicepresidente Pence e il segretario di Stato, ex capo della Cia fino al marzo, Mike Pompeo. Il 4 luglio Putin è a Roma in visita ufficiale. Il 10 luglio il sito Buzzfeed pubblica l’audio dell’incontro al Metropol fra i leghisti e i russi.
Da quel momento assistiamo a una accelerazone.
Il 17/18 luglio Salvini va a Helsinki per il vertice dei Ministri dell’Interno Ue e attacca l’alleanza di governo in Italia: “con i 5 Stelle non c’è più fiducia, nemmeno personale” e evoca per la prima volta il voto anticipato. Il 31 luglio la riforma Bonafede viene approvata “salvo intese” da un diviso Cdm. Il 6 Agosto il Decreto Sicurezza Bis è legge. Il giorno dopo, il 7 agosto, al Senato M5s e Salvini sostengono due opposte mozioni sulla Tav. L′8 agosto la crisi si formalizza con una nota in cui il leader della Lega annuncia che non c’è più maggioranza.
Entrano in scena nuovi attori. È il 15 agosto, e nella Roma infuocata del Ferragosto arriva una delegazione da Washington. Altissimo livello: il General Attorney, il ministro di Giustizia William Barr. Non sappiamo ancora esattamente cosa cerchino gli uomini di Trump. Sappiamo solo che cercano in Italia le prove che l’inchiesta Mueller sui rapporti di Trump con i russi per orientare le elezioni americane sia stata tutta una invenzione dei democratici Usa. La posizione di Washington in merito non è molto velata: l’idea è che intelligence di alcuni Paesi europei, Inghilterra e Italia nello specifico, abbiano aiutato un attacco alla democrazia in America. Di tutto questo sappiamo davvero poco. Ma sappiamo che, di qualunque cosa si tratti, Conte autorizza gli incontri.
Ripetiamo: è il 15 agosto. Esattamente 5 giorni dopo, il 20 agosto, Conte va in Senato e pronuncia il famoso discorso con cui scarica Salvini e consuma la rottura della coalizione. Nel discorso l’attacco all’ex alleato, il rapporto con la Russia del leghista, e la vicenda Metropol hanno un grande rilievo.
Il 24 agosto Conte si reca al G7 di Biarritz su Iran, Dazi, e Russia. Trump, appena giunto alla cena di apertura si ferma a parlare per una decina di minuti con il Premier italiano. Un colloquio molto fitto, dicono fonti di Palazzo Chigi, durante il quale il tycoon ha testimoniato molta considerazione e attenzione personale nei confronti del professore, assicurando che “ i rapporti personali vanno al di là degli incarichi”.
Il 27 agosto Trump si fa più esplicito: “Spero che Giuseppi Conte resti Premier”. Il 5 settembre giura il nuovo governo M5s Pd, con Premier lo stesso Conte.
Venerdì scorso, il 27 settembre, nuova visita della delegazione Usa, stesso scopo. Eccetto che stavolta nella nuova coalizione del governo Conte c’è il Pd. Neanche in questo caso, come il 15 agosto, Conte informa l’alleato. E se si può dire che forse con Salvini la crisi era già consumata a metà agosto, con il Pd si è in piena luna di miele.
La prima domanda è dunque: avrebbe dovuto informare i suoi alleati? E, se verificato al Copasir che non l’ha fatto, la sua scelta rivela un elemento di mancata “opportunità” o di opacità bella e buona? Insomma c’è una sorta di colpevole silenzio?
L’Avvocato Conte ha sempre voluto, e conservato gelosamente, il suo ruolo di capo dei Servizi. La legge affida infatti al Presidente del Consiglio “l’alta direzione e la responsabilità generale della politica dell’informazione per la sicurezza, nell’interesse e per la difesa della Repubblica e delle sue istituzioni democratiche”. La legge 3 agosto 2007 n. 124 all’art. 3 all’art. 3 prevede che il Presidente del Consiglio possa delegare talune sue prerogative (eccetto quelle sue esclusive) a un ministro senza portafoglio o a un sottosegretario di Stato alla Presidenza.
La legge dice che può, ma non che deve. E il gioco del delegare o meno è sempre entrato a far parte della tessitura di tutti i governi come parte del profilo che intende prendere. Alcuni Premier così hanno delegato, gli ultimi due, Gentiloni e Conte, non hanno delegato. Conte si è tenuto la delega nella formazione del governo di coalizione dei giallorossi, soprattutto come bilanciamento a Salvini agli Interni. Conte tuttavia non ha delegato nemmeno dopo, quando è rimasto capo del Governo con la coalizione con il Pd.
Tenendosi questa delega il Premier attuale è di fatto il capo di ogni responsabilità attinente l’intelligence. Nulla può muoversi senza la sua decisione.
Ma è obbligato a informare i suoi colleghi? O può/deve mantenere il silenzio assoluto? Gli esperti sostengono che eccetto per il segreto di Stato, che riguarda però gravi emergenze, potenziali danni gravi che potrebbero derivare per il Paese, vale per il resto una “opportunità” politica che spinge a informare l’apposito comitato ristretto del Consiglio dei Ministri.
In questo caso la “opportunità politica” non era forse tale da spingere/obbligare Conte a informare? La domanda si fa tanto più urgente se, come è il caso, si tratta non di uno ma di ben due esecutivi di natura fra loro completamente diversa, con cui si è scelto il silenzio. Per semplificare: se è possibile che Conte abbia scelto di non informare Salvini sulla visita di Barr il 18 agosto perché ormai in piena rottura, perché non ha informato (o lo ha fatto ?) della visita il 27 settembre in piena luna di miele con il Pd?
È, come si diceva, un intreccio di scelte e date che lascia inquieti: il rapporto fra Conte e l’amministrazione americana avviene infatti con tempi tali da sollevare almeno il dubbio che ci sia una forte relazione fra la crisi italiana, la conferma del Premier e il consenso americano. Si intravvede uno scambio, e forse questo scambio c’è o forse no, ma Conte ci deve sicuramente una spiegazione. Il silenzio con cui ha custodito questi contatti è forse, infatti, l’elemento più inquietante di questa vicenda.