Estratto dell’articolo di Claudio Plazzotta per “Italia Oggi”
ANTONELLO PIROSO
Antonello Piroso, […] Poi alla radio e al teatro ci arriviamo. Però io devo parlare con lei di tv. Spesso analizza i dati Auditel sui social e bacchetta anche molti critici. Perché?
Risposta. Io mi diverto sempre a guardare i numeri e le statistiche. La passione mi arriva dal 1991, quando feci il programma Primadonna su Italia 1: direttore di rete Carlo Freccero, regista Gianni Boncompagni, io ero il valletto di Eva Robin’s. Il programma fu un disastro e venne chiuso, giustamente, dopo un mese. Non sapevamo cosa fare […] e io mi inventai la rubrica TribunAuditel in cui segnalavo il programma più visto e quello di più scarso successo, con tanto di grafici.
D. Vabbè, però adesso dobbiamo aprire un’altra parentesi: Boncompagni…
gianni boncompagni ambra angiolini
R. Lui arrivava dalla Rai, da Domenica In dove il suo impegno era minimo, una volta a settimana. Non presenziava mai alle prove, arrivava in Rai alla domenica pomeriggio e passava il tempo a leggere le riviste di armi che si faceva recapitare dagli Stati Uniti. La regia era spesso curata in realtà dalla sua assistente, Simonetta Tavanti.
D. Beh, d’altronde il motto di Boncompagni sul lavoro è sempre stato «presto e male»…
R. Esatto. Però, alla fine di quella stagione, aveva accettato i tanti miliardi che gli aveva offerto Mediaset, e si era impegnato a fare tutti i giorni Non è la Rai su Canale 5, e poi, sempre tutti i giorni, anche Primadonna su Italia 1. Figuriamoci…
GIANNI BONCOMPAGNI RENZO ARBORE
D. Torniamo a oggi: perché bacchetta i critici televisivi quando leggono i dati Auditel?
R. Perché mi accorgo che ci sono molti account social che, nel leggere i dati di ascolto, stravolgono la realtà. Sono account che fatturano, che scrivono perché hanno rapporti diretti con i broadcaster tv, con i personaggi tv, con le agenzie, le società di produzione. E ci mancherebbe, […] ma andrebbe detto per onestà, e non solo intellettuale.
D. Un programma pompato dai social?
francesca fagnani
R. Beh, ad esempio Belve di Francesca Fagnani. È celebrato da siti, social e giornali, ma mi dicono vada però molto forte in digitale, in pillole. Diciamo che la Fagnani è una belva da bolla, una social belva, una belva virtuale.
La vera belva che azzanna è Selvaggia Lucarelli, una belva reale. In tv, comunque, ci sono un sacco programmi in cui qualcuno intervista qualcuno: è una formula antica, e nessuno si inventa nulla. […] Io non sopporto i minuetti e i pasticcini di Fabio Fazio come conduttore, e ovviamente non come persona. Però quando intervista il Papa, quando intervista Obama che gli vuoi dire? C’è il problema che vengono intervistate sempre le stesse persone. Poi ci sono le eccezioni, come Stefano Lorenzetto: lui cerca solo storie laterali.
ANTONELLO PIROSO NEL 2005
D. Quando lei uscì da La7 nel 2012, dopo essersi inventato Omnibus, aver condotto molte trasmissioni, e aver diretto anche il Tg di La7, molti erano convinti che sarebbe andato a condurre programmi su altre reti generaliste. Ricordo che all’epoca parlai con importanti dirigenti televisivi, che però mi risposero tutti: no, non accadrà, conosciamo Piroso, è un rompicoglioni…
R. Non so se Marco Tronchetti Provera, mio editore in tv, o Paolo Salvaderi, big boss di Radio Mediaset, pensino la stessa cosa. Io ho sviluppato una certezza: se in Italia vuoi fare un dispetto a qualcuno, basta passeggiare per i corridoi delle tv e iniziare a mettere in giro alcune di queste voci. Ad esempio «quello porta sfortuna», oppure «è un massone», «è un cocainomane», «è della lobby gay», «ha un cattivo carattere, intrattabile, arrogante, presuntuoso».
D. Di sicuro lei sembrava avere una grande opinione di sé, ricordiamo i suoi gessati, la sua camicia bianca con maniche arrotolate e tatuaggio in bella vista…
tronchetti afef
R. Aldo Grasso scrisse che ero egoriferito, come tutti quelli che fanno tv sono vanitosi e narcisi. Mi chiedo: Mentana, Ferrara, Santoro, financo Mara Venier, non lo erano? Non lo sono? Tutti costretti ad andare in video controvoglia, strappati alle loro letture nell’eremo di Camaldoli? No, vanno in video perché vogliono andarci, e si piacciono molto.
D. Ma lei era un rompicoglioni, sì o no?
R. A Mediaset non me lo hanno mai detto. E se lo avessero pensato non mi avrebbero chiamato per propormi la conduzione di Matrix. Poi, però, scelsero – per ragioni, per dir così, extraprofessionali - un altro.
[…] D. Allora ci racconti la sua verità.
ANTONELLO PIROSO - OMNIBUS - 2007
R. Io a La7 sono arrivato a 42 anni, facevo il giornalista da 18 anni. E non è che fossi impegnato come giardiniere di casa Tronchetti Provera: ero stato per anni un inviato di Panorama e autore televisivo, capo progetto di Domenica In nel 1999-2000, quando portai in Rai Amadeus, che il direttore di Rai 1 Agostino Saccà non voleva.
[…] Marco Tronchetti Provera nel 2001 compra Telecom Italia […] e si ritrova in pancia sia La7 sia la consulenza di Maurizio Costanzo che, si diceva all’epoca, guadagnava l’equivalente di un milione di euro all’anno.
Per sei mesi vanno in onda solo Giuliano Ferrara, Gad Lerner e Jane Alexander.
tronchetti afef
Fantastico Lerner, che all’arrivo di Tronchetti Provera si fa liquidare un sacco di soldi grazie a una clausola del suo contratto come direttore del tg di La7, ma, uscito dalla porta, poi rientra a La7 dalla finestra accreditato come uomo di riferimento di Romano Prodi.
D. E lei che fa?
R. Io nel frattempo facevo il freelance, e avevo pubblicato una intervista ad Afef. Costanzo mi chiede che ne penso di Afef, e poi la invita al Costanzo Show. Esplode il fenomeno Afef, con cui mantengo un buon rapporto di amicizia.
ANTONELLO PIROSO E IL BIGLIETTINO PASSATO DA LATORRE A BOCCHINO
Lei si fidanza con Tronchetti Provera. Costanzo, allora, propone ad Afef di condurre un programma su La7. Ma lei declina l’invito, spiegando di trovare sgradevole che la compagna dell’editore possa condurre un programma. Costanzo, perciò, non sapeva chi chiamare, a La7 non ci voleva andare nessuno, era una tv morta. Afef gli segnala tre nomi, tra cui anche il mio. […] Da La7 mi chiamano, e mi prendono per fare l’oscuro autore di un programma del mattino, con una rubrichetta di cinque minuti in video. Tanto per ricordare che non è che mi abbiano candidato alla direzione del Tg1.
D. E lì che succede?
francesca fagnani 2
R. Beh, c’è Uno Mattina sulla Rai, e Costanzo vuole fare un programma simile chiamato Settimo Cielo. Per fortuna, durante le riunioni, quel nome viene cassato e si sceglie Omnibus. All’inizio Omnibus era un Uno Mattina in piccolo. E non funzionava. Proposi a Costanzo di sparigliare: se Uno Mattina parla di cronaca, allora noi occupiamoci di politica, facciamo una cosa diversa. E così fu.
D. Terminata la sua esperienza a La7, nel 2012, è sostanzialmente sparito dalla tv…
ANTONELLO PIROSO ALLA MARATONA MENTANA
R. Negli ultimi anni mi hanno proposto più volte di condurre talk politici. Ma ho risposto con un no grazie, ho già dato. In tv c’è poca fantasia, c'è la transumanza della stessa compagnia di giro da una rete all'altra, Feltri, Sgarbi, Travaglio, Orsini, Corona, Santoro, tanto per buttarla in caciara, è impossibile sviluppare un ragionamento.
In un talk, come ospite, vado due-tre volte l'anno, per le affettuose insistenze di qualche collega, ma poi mi guardo da fuori e mi domando, novello Chatwin: «Che ci faccio qui?». […] E allora preferisco fare direttamente la radio e basta, almeno non mi devo neanche truccare e la faccio da casa mia.
alessandro cattelan
[…] D. Ho letto che, se potesse, le piacerebbe fare un programma tv in seconda serata di cazzeggio alla Renzo Arbore. Ma non è, ad esempio, quello che già fa Alessandro Cattelan su Rai 2, con risultati non proprio brillanti?
R. Cattelan ha poco a che fare col pubblico della Rai. L’amministratore delegato dell’epoca, Fabrizio Salini, lo ha portato in Rai facendo un grande errore, perché avrebbe dovuto partire in seconda serata, piano piano.
Invece lo hanno buttato allo sbaraglio su Rai 1 in prima serata e lo hanno bruciato. Il cazzeggio si può fare in tanti modi, pure il programma di Fiorello è cazzeggio, e anche Propaganda Live. Dipende sempre da come si fanno le cose. Ricordando che in tv non si inventa nulla.
D. La politica ha una insana passione per la occupazione militare della tv. Tuttavia le ultime elezioni le hanno sempre vinte le forze politiche meno presenti in tv, dai 5 Stelle alla Lega, fino a Fratelli d’Italia. Quindi?
francesca fagnani belve4
R. Giusta osservazione. Si diceva che anche Berlusconi controllasse tutta la tv, ma poi ha perso elezioni nel 1996 e nel 2006. Diciamo che la Rai sta a Roma, e a Roma è tutto molto sfumato, tutto si confonde, tutti sono amici anche se si sono visti una sola volta. Non c’è il centro-destra o il centro-sinistra, ma, come dice Dagospia, c’è solo il centro-tavola. E le pedine le sposta Gianni Letta: a Roma tutti devono qualcosa a Letta, in tv, nello sport, negli enti pubblici, nella burocrazia ministeriale. […]
ANTONELLO PIROSO francesca fagnani 2 piroso antonello piroso antonio catania e claudio bisio raccontano la barzelletta del bunga bunga da piroso 4 maurizio belpietro antonello piroso antonello piroso gelasio gaetani d'aragona ANTONELLO PIROSO