Ilaria Proietti per ''il Fatto Quotidiano''
francesco de lorenzo
"Rivogliamo il vitalizio". La rivolta dei condannati
Ex parlamentari - L' onorevole pensione è sparita dopo i guai con la giustizia De Lorenzo, Cito e Di Donato non ci stanno: primo round fallito, ci riprovano
Vi ricordate dell' ex ministro Francesco De Lorenzo? Sua Sanità è evidentemente stanco di vivere da francescano come aveva promesso dopo la condanna a 5 anni inflitta in via definitiva nel 2002 per finanziamento illecito ai partiti durante Tangentopoli. E probabilmente non dovrà vendere neppure gli amati pastori del suo presepe settecentesco per finire di pagare gli oltre 5 milioni di euro che lo Stato nel 2012 è riuscito con molta difficoltà a farsi riconoscere a titolo di risarcimento del danno all' immagine dell' amministrazione.
Passata la buriana, De Lorenzo ora può ben sperare di ammortizzare il colpo rimettendo le mani sul vitalizio che la Camera gli ha sospeso nel 2015 con una delibera dell' ufficio di Presidenza che ha fatto scattare la tagliola sugli assegni degli ex onorevoli condannati. Che hanno prontamente impugnato il provvedimento: in primo grado è andata male. Ma ora di fronte al Collegio di appello di Montecitorio possono tornare a sperare.
De Lorenzo, ma pure l' ex potente vicesegretario nazionale del Psi di Craxi, Giulio di Donato, l' indimenticato Giancarlo Cito e un altro paio di ex deputati, Luigi Sidoti e Raffaele Mastrantuono. Che vogliono anche gli arretrati. Il loro ricorso verrà deciso a giorni e non pare del tutto esclusa l' ipotesi che la delibera in questione possa essere disapplicata almeno per alcuni di loro: va verificato a che titolo vennero condannati e se i loro casellari giudiziari sono rimasti o tornati immacolati come gigli.
GIANCARLO CITO IN ACQUA
Sarebbe una svolta. Perché da quanto la Camera ha chiuso i rubinetti, gli ex onorevoli si sono trovati loro malgrado nelle pesti, peggio del poverello d' Assisi. Giulio Di Donato ha fatto lasciare agli atti la sua difficoltà a sbarcare il lunario, specie dopo la separazione dalla moglie. L' ex sindaco di Taranto Cito ha sostenuto di essere sul lastrico essendo il vitalizio la sua unica fonte di reddito. De Lorenzo, che pure è stato professore universitario, ha denunciato la difficoltà di mettere insieme il pranzo con la cena dopo la repentina cessazione dell' assegno su cui aveva ben fatto affidamento avendolo percepito per oltre 21 anni di seguito e nonostante la condanna diventata definitiva già 13 anni fa.
Di fronte alla richiesta di aiuto da parte di questi insospettabili bisognosi, per scrupolo in primo grado, il Consiglio di giurisdizione aveva pure cercato di accertare le loro reali condizioni economiche: ma niente da fare, nessuno - Isee alla mano - era risultato in stato di indigenza.
L' organismo di Montecitorio, insomma aveva risposto picche, invitandoli, se proprio, a chiedere aiuto al fondo di solidarietà per i parlamentari che versino in condizioni di difficoltà. Oppure di rivolgersi, come i comuni mortali, agli istituti previsti per la generalità dei cittadini.
BOBO CRAXI GIULIO DI DONATO
Giammai avrà pensato, nonostante le ristrettezze, la pattuglia degli ex parlamentari. Che feriti nell' onore e soprattutto nel portafogli si sono rimboccati le maniche. E hanno affilato le armi perché gli venga restituito il malloppo: Di Donato per le tre legislature passate a Montecitorio percepiva prima della sospensione del vitalizio 3600 euro al mese che rivuole al più presto perché non è mica una "graziosa concessione".
Giancarlo Cito che incassava 2088 euro ha denunciato nel ricorso l' incostituzionalità della delibera del 2015 e già che c' era pure la legittimità degli organi che hanno disposto la sospensione del vitalizio in regime di autodichia.
Per poi chiarire in un' intervista: "Chi cazzo si credono di essere, il Padreterno?". Si dice inciso nei suoi diritti fondamentali anche l' ex ministro della Sanità De Lorenzo che il vitalizio aveva cominciato a prenderlo dal 15 aprile del 1994, quando aveva cessato l' attività politica dopo 11 anni passati alla Camera. Da "incensurato e incensurabile" precisa nel ricorso il suo avvocato Maurizio Paniz che stigmatizza: avergli sospeso il vitalizio di punto in bianco è un intervento del tutto imprevedibile e irragionevole che manifesta un' ostinazione moralizzante pubblica che sfocia nell' arbitrio". Camera ingrata.