1. LA FONDAZIONE DIVENTA SOCIO DELLA GIORGIO ARMANI
Mario Gerevini per il Corriere della Sera
ARMANI
La Fondazione Giorgio Armani è entrata nel capitale del gruppo. Si compie così il primo, fondamentale, passo formale del percorso disegnato dallo stilista per l' assetto futuro della Giorgio Armani spa, 2,6 miliardi di ricavi, 500 milioni di margine operativo e 640 di liquidità.
fabio volo roberta armani sean penn
Per ora alla Fondazione è stato girato un simbolico 0,1% mentre tutto il resto, compresi i più ampi poteri di gestione, è sempre in mano all' imprenditore, nato a Piacenza 82 anni fa, niente figli ma tre nipoti e una sorella (Sergio, il fratello, è scomparso da tempo) in consiglio di amministrazione.
È possibile che l' architettura normativa interna (esiste uno statuto vigente e un altro con "efficacia differita") preveda per il futuro un meccanismo di prelazione automatica a favore della Fondazione, nel momento della successione di "Re Giorgio". Annunciato mesi fa, il nuovo soggetto giuridico adesso è operativo e da pochi giorni è socio della capogruppo. Ed è di diritto italiano, nello stile della casa, senza ricorso a fumose catene societarie estere.
ARMANI VERSACE VALENTINO
«Ho deciso di creare la Fondazione Giorgio Armani - spiegava l' imprenditore - per realizzare progetti di utilità pubblica e sociale. Contestualmente la Fondazione assicurerà che gli assetti di governo del gruppo si mantengano stabili, rispettosi e coerenti con alcuni principi che () da sempre ispirano la mia attività di designer e imprenditore». E cioè «autonomia e indipendenza», integrità e correttezza nella gestione, «priorità assoluta allo sviluppo continuo del marchio Armani», prudenza nella gestione finanziaria, pochi debiti e cautela sulle acquisizioni.
marco borriello giorgio armani michele morselli
Nel futuro della Giorgio Armani spa ci sarà anche un nuovo statuto che adesso è segreto ma esiste e sarà adottato «con effetto - si legge nelle carte societarie - dalla data di apertura della successione del signor Giorgio Armani». I principi "fondanti" saranno parte integrante del futuro statuto.
2. MODA: R&S MEDIOBANCA, ITALIA POSSIBILE PREDA DA ESTERO
armani in giro per la vogue fashion night out
(ANSA) - I gruppi italiani della moda sono molto più piccoli dei francesi, meno redditizi ma assai più ricchi di liquidità e dal basso indebitamento. E' quanto emerge dal rapporto sul settore di R&S Mediobanca, secondo il quale la liquidità dei primi 15 marchi italiani è cresciuta del 26% a 5,5, miliardi tra 2011 e 2015 mentre i debiti sono solo il 21% del patrimonio: un quadro che li espone a forti interessi dall'estero, con gruppi particolarmente appetibili, a partire da Armani con liquidità superiore ai 600 milioni.
Miuccia Prada and Patrizio Bertelli. Photo- via Financial Times
Secondo i dati di R&S Mediobanca, basati sui bilanci aziendali e presentati in concomitanza con l'avvio della settimana della moda donna a Milano, a fine 2015 Armani presentava un'incidenza 'monstre' della liquidità sui debiti (oltre il 509mila per cento). Ma quasi tutti mostrano parametri irraggiungibili da altri gruppi industriali italiani: Max Mara ha un'incidenza di liquidità sui debiti del 785%, seguita da Geox (452%), Tod's (260%), Otb (l'universo Diesel fondato da Renzo Rosso) al 205% e D&G al 180%.
Anche depurando il capitale netto dagli attivi immateriali (costituiti per quasi la metà dal valore dei marchi), la solidità dei primi 15 gruppi della moda italiani appare superiore alla media delle aziende del settore (38,3% di debito sul patrimonio rispetto al 56,7% del comparto) ed enormemente migliore delle aziende italiane nel complesso. Su tutte si distinguono ancora Armani, Otb (6,5%) e Max Mara (8,1%). "Più 'fragili' appaiono Moncler e Luxottica, le uniche con debiti finanziari superiori al patrimonio netto tangibile, rispettivamente di circa 5 e 2 volte", si legge nel rapporto. Dopo l'operazione Luxottica-Essilor è possibile che tra Italia e Francia il consolidamento prosegua?
sandro veronesi pres gruppo calzedonia, stefano accorsi
"Tutto può essere, certo ci sono grandi differenze di scala", rispondono gli estensori della ricerca durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto R&S Mediobanca. Il rapporto mette in evidenza che Lvmh da sola fattura 35 miliardi all'anno, seguita da Kering con 11,5, Essilor con 6,7 e Chanel con 5,7. Il gruppo di gran lunga più grande tra gli italiani è Luxottica (8,8 miliardi, ma appunto in fase di fusione con Essilor), seguita a grande distanza da Prada (3,5 miliardi di fatturato 2015), Armani (2,6), Calzedonia (2) e Otb (1,5 miliardi).