Roberto Venturini per “il Messaggero”
ARNOLD SCHWARZENEGGER
Fra i vecchi culturisti delle palestre il nome di Arnold Schwarzenegger circola ancora come un mantra. Arnold è il culturista per antonomasia e custode del Segreto dell'Acciaio, come nella leggenda di Conan il barbaro. Basta dire «Arnold» che subito tutti capiscono tutto. Questo è il lascito testamentario che Schwarzy (75 anni il prossimo 30 luglio) ha scolpito nella mente del bodybuilder modello: mettere a fuoco un'immagine non ideale ma programmatica del proprio corpo, poi tanto lavoro per aderire a quella forma.
Tutto parte dal corpo. Ed è proprio attorno alla fenomenologia del corpo di Schwarzenegger - considerato uno dei personaggi più iconici entrato nell'immaginario collettivo mondiale - che ruota il saggio pop di Fabrizio Patriarca Pumping Arnold - Il mito e il corpo di Schwarzenegger uscito per i tipi di 66thand2nd nella collana Vite inattese.
pumping arnold fabrizio patriarca
GLI ESORDI
Quella dello scrittore romano è un'articolata e brillante analisi delle ragioni che hanno portato al successo planetario un ragazzo austriaco trasferitosi, a 21 anni, negli Stati Uniti alla fine degli anni '60. All'iniziale successo come bodybuilder - propiziato dai disumani allenamenti nel club Gold's Gym, a Santa Monica, sotto la direzione di Joe Weider - segue una buona affermazione nel campo dell'imprenditoria.
In un'intervista del '87 alla giornalista Joan Goodman, Arnold dichiara: «Ho sperimentato una bella dose di pregiudizio. La gente di Hollywood aveva una marea di ragioni per cui non avrei dovuto farcela: il mio accento, il mio corpo, questo nome lunghissimo. Mi rendevano tutto più difficile, finché non ho capito che là fuori non puoi competere a quel livello. Devi crearti un tuo spazio, dove posizioni te stesso in modo che nessuno possa competere con te».
arnold schwarzenegger
A TAVOLA
Col tempo però e grazie al successo conseguito dopo il docufilm cult Pumping Iron - girato da Robert Fiore e George Butler nel 1977 - Schwarzenegger si ritrova catapultato in quel coacervo di star del cinema, artisti, fotografi, scrittori e registi che sin dall'inizio aveva sperato di raggiungere. A New York pranza da Elaine' s, dove si raduna il bel mondo.
arnold schwarzenegger
Siede accanto a Woody Allen o Al Pacino, mangia insalate, stringe amicizie e soprattutto conosce Andy Warhol. «Mi fa un certo effetto - scrive Patriarca - immaginare Arnold alla corte di Warhol entrambi sono lì nella Factory, raccolti in un cerchio di curiosità reciproca, Arnold è accanto a lui, il corpo per eccellenza, il corpo che suscita interesse filosofico, che desta l'attenzione dell'arte».
arnold schwarzenegger franco columbu 14
PASOLINI
Ma è sulla questione del corpo che l'autore continua ossessivamente a soffermarsi ritenendo Schwarzenegger uno dei segni più carichi del Novecento. È però all'interno della East Fitness - la palestra frequentata dal saggista romano, aspirante culturista, sita in via Casilina, nella borgata Finocchio di Roma, «dove Pasolini ci ha messo piede mezza volta perché l'hanno fermato davanti al cine Adam con la minaccia di corcarlo di botte se non mollava il portafogli, dopodiché retromarcia e chi l'ha più visto» che l'autore di questo singolare saggio (a metà strada tra La fenomenologia di Mike Bongiorno di Eco e Andy Wharhol era un coatto di Tommaso Labranca) raccoglie le informazioni e le intuizioni più interessanti.
ARNOLD SCHWARZENEGGER NEL 1976
IL SUCCESSO
Anche tra i frequentatori dell'East Fitness l'argomento di conversazione principale attorno a Schwarzenegger rimane sempre il corpo ed è così che l'autore lo cristallizza, accorgendosi che il suo successo nasce proprio da un corpo trionfale che svuota la scena della sua umanità, «una specie di esaltazione vitruviana che prende tutto, come uno sfondo inerte».
Un corpo retorico che fa resistenza e non si lascia usare se non da lui stesso, e da questo punto di vista è esemplificativo il suo celebre motto: «Gli specchi sono strumenti, proprio come lo sono per i ballerini. Devi essere il tuo stesso istruttore. Quando fai il curl con manubri, ad esempio, devi vedere se un braccio lavora come l'altro».
arnold schwarzenegger al arnold schwarzenegger 1988
Alla fine della lunga dissertazione intorno a uno dei personaggi più riconoscibile degli ultimi cinquant' anni, Patriarca osserva come ad Arnold vada il merito di aver apportato al cinema americano un'asprezza «estranea sia alla narrazione degli emarginati sia al rilancio del corpo come estrema risorsa degli ultimi e dei diseredati», e nonostante questo il corpo di confine di Schwarzenegger sia diventato sfruttabile dall'industria cinematografica nel momento in cui questa si é sforzata di comprenderlo, celebrarlo, ed elevarlo a fulcro della narrazione: quello che fece James Cameron col primo Terminator trasformando Arnold in un mito intramontabile.
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