Paolo Berizzi per "la Repubblica"
Bei tempi quando, attratto dalla gloria più che dai dané, e non ancora impastoiato negli ingranaggi della politica, declinava il suo spirito di servizio nell'impegno civile da poliziotto: una carriera che a Ettore Filippi oggi accusato di essere un «pubblico ufficiale percettore di tangenti», uno dei corrotti-chiave nell'inchiesta "Punta Est" - valse il suo vero colpo. L'arresto dell'ex "primula rossa" delle Brigate Rosse, Mario Moretti.
ETTORE FILIPPIA rileggerla adesso la storia - adesso che il Filippi politico è stato arrestato con l'accusa di avere intascato mazzette per 200mila euro in cambio di condoni e concessioni edilizie quando era vicesindaco di Pavia, e anche dopo - fa sobbalzare. È il 4 aprile 1981: in via Cavalcanti a Milano, grazie alla "dritta" del confidente Renato Longo, Filippi piomba addosso al superbrigatista Moretti.
Era latitante e super ricercato da dieci anni: per "venderlo" Longo chiede 60 milioni di vecchie lire, il ministero dà l'ok, e Filippi fa bingo. Ma il tonfo dagli altari alla polvere è dietro l'angolo, riabilitazione compresa. È un po' il leitmotiv della parabola dello sbirro che divenne politico. Promosso a Palermo dal prefetto Dalla Chiesa, l'ex capo della Squadra mobile di Pavia inciampa e si rialza due volte: prima lo arrestano per un eccesso di "protezione" dell'informatore Longo; poi un pentito lo accusa di aver ricevuto favori dal boss Angelo Epaminonda. Risultato: carcere e assoluzione. Bis.
Il 1988 è l'anno dell'onore restituito («sono stato vittima di ritorsioni, rifarei tutto ma proteggendomi prima le spalle»). Il tribunale lo assolve e lui, in età pensionabile, lascia la polizia e abbraccia la politica. Un abbraccio troppo stretto, stando alle indagini dei carabinieri e della Guardia di finanza.
Ieri, 26 anni dopo e a 72 anni compiuti, Filippi finisce in manette assieme all'imprenditore Ciro Manna. Corruzione. Dal 2005 al 2013, secondo l'accusa, e cioè sia quando è vicesindaco della giunta di centrosinistra guidata da Piera Campitelli (2005-2009), sia dopo esserne uscito, Filippi fluidifica il traffico per gli amici imprenditori. Apre corsie preferenziali; permette di sanare costruzioni irregolari ottenendo concessioni edilizie per utilità pubblica.
ETTORE FILIPPILa partita si chiama "Punta Est", è una lottizzazione abusiva da 3 milioni di euro alla periferia di Pavia. Cantiere sequestrato due anni fa: il piano urbanistico prevedeva residenze per universitari e un centro di ricerca, invece sono spuntate abitazioni messe sul mercato. I primi arrestati: Angelo Bugatti, direttore del dipartimento di Ingegneria dell'Ateneo, e Angelo Moro, già dirigente del Comune.
Tra i maneggioni c'era anche lui, Filippi. Un politico «capace di esercitare le sue pressioni trasversalmente, in modo improprio e occulto». È in effetti la trasversalità uno dei suoi talenti. A Palazzo Mezzabarba lo chiamano l' "acrobata della politica". Un tipo a suo agio coi potenti. Sagrado lentino, classe '42, esordio col Psi e poi Margherita, è anche noto a Pavia come l'uomo del ribaltone.
Nel 2009 Filippi passa al centro destra e con la lista civica "Rinnovare Pavia" appoggia il sindaco "formattatore" Alessandro Cattaneo, pupillo di Forza Italia. Che vince. Ettore finisce di nuovo alla ribalta. Lo chiamano a testimoniare al processo "Infinito" (‘ndrangheta al Nord). Gli chiedono conto dei suoi contatti col boss Pino Neri al quale Filippi avrebbe chiesto un appoggio elettorale per il candidato Francesco Del Prete di "Rinnovare Pavia".
ETTORE FILIPPII due, Filippi e Neri, si conoscono da tempo. Il 6 luglio 2010 il boss dichiara: «Mi chiedo perché Filippi faccia tanta fatica a dire di essere venuto da me a chiedere il mio aiuto... Ha fatto la lista per sé, per avere l'incarico al Policlinico San Matteo...». È questo l'altro affare per il quale Filippi è chiacchierato in città. L'altro era "Punta Est", lì sono arrivati prima i magistrati.