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    CHE SAPORE HA IL LOCKDOWN ALLA FRANCESE? APERTI SOLO I NEGOZI ESSENZIALI (ALIMENTARI INNANZITUTTO), LE FABBRICHE E LE SCUOLE PRIMARIE. CONTE VUOLE LASCIARE ALLE REGIONI LA DECISIONE SULLE CHIUSURE DEGLI ISTITUTI SUPERIORI E DELLE UNIVERSITÀ - LA AZZOLINA CHIEDE A EMILIANO DI RIAPRIRE LE SCUOLE. ORLANDO E FRANCESCHINI CRITICANO LA MINISTRA -IL PD SI SPACCA SULL'IPOTESI RIMPASTO DI MARCUCCI E ZINGARETTI...


     
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    CARLO BERTINI e ILARIO LOMBARDO per la Stampa

     

    Si torna sempre lì: alla scuola. Chiuderla o non chiuderla? Il dibattito scivola in uno scontro politico dopo la decisione del governatore della Puglia Michele Emiliano di fermare le lezioni in presenza. A tutti i livelli.

    conte macron conte macron

     

    La scuola è la prossima frontiera delle restrizioni. Lo sanno tutti: sbarrare le aule, come avvenuto ai primi di marzo, è la premessa del lockdown pieno. La data cerchiata in rosso è il 9 novembre.

     

    Quel giorno si consumeranno le due settimane di tempo che si è dato Giuseppe Conte per misurare l'effetto delle misure restrittive introdotte nell'ultimo Dpcm. È già chiaro che non basta. Non con la curva del contagio che continua a impennarsi. E infatti è un'altra la data da tenere d'occhio.

     

    LUCIA AZZOLINA LUCIA AZZOLINA

    Mercoledì 4 novembre Conte sarà nuovamente in Parlamento, questa volta per dare comunicazioni «sulle misure necessarie a fronteggiare la pandemia», con tanto di voto finale che avrà come effetto quello di misurare i nervosismi della maggioranza.

     

    L'Aula potrebbe però anche prestarsi all'annuncio delle nuove misure. Gli scienziati concordano sul fatto che serva un passo in più, imitare quanto fatto da Emmanuel Macron, anche perché tra una settimana potremmo ritrovarci con le stesse cifre.

     

    E proprio di modello francese si parla apertamente nel governo: resterebbero aperti solo i negozi essenziali (alimentari innanzitutto), le fabbriche (per non spezzare le filiere da cui dipende il sistema sanitario), e le scuole primarie. Si farebbe di tutto per tenere in funzione elementari e medie, come deciso dall'Eliseo, e da Angela Merkel in Germania.

    Giuseppe Conte e Lucia Azzolina by Osho Giuseppe Conte e Lucia Azzolina by Osho

     

     Mentre verrebbe confermata la didattica a distanza per superiori e Università. Su questo scenario è già in atto un duello che oppone chi teme i contagi a scuola, per tutto quanto vi gravita intorno - trasporti, assembramenti all'esterno - , e chi difende l'importanza sociale di avere gli alunni fino a 14 anni in presenza. Tenerli in casa costringerebbe i genitori a non lavorare o, per i più fortunati, a farlo in smart working. Nel governo, e tra gli esperti che supportano le scelte politiche tra Palazzo Chigi e ministero della Salute, la linea non è univoca.

     

    A difesa delle scuole aperte si esprimono il commissario straordinario Domenico Arcuri, «fermamente contrario» all'ordinanza della Puglia, e Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità e componente del Cts. «La scuola - sostiene - è l'esempio che meno contribuisce al rischio contagio», mentre lo stesso discorso non vale per i trasporti. Anche in caso di lockdown, è la tesi della ministra Lucia Azzolina, il primo ciclo dovrà essere mantenuto in presenza, a differenza di quanto stabilito da Emiliano in Puglia.

    lucia azzolina alla camera 2 lucia azzolina alla camera 2

     

    L'orientamento di Conte, al momento, sarebbe di non dare un'indicazione nazionale e di lasciar fare alle Regioni. Saranno loro, se lo riterranno necessario, ad assumersi la responsabilità di chiudere le aule come ha fatto il governatore pugliese, che aveva preannunciato la decisione in una breve lettera alla ministra dell'Istruzione in cui dichiarava di avere già 417 studenti positivi.

     

    conte azzolina conte azzolina

    Ma proprio facendo leva su questo numero, che considera residuale rispetto a una popolazione studentesca pugliese di 562 mila ragazzi, Azzolina chiede a Emiliano di ripensarci: «Si riaprano al più presto le scuole, evitando conseguenze gravi».

     

    La risposta del governatore è secca: «E' una mia prerogativa». Effettivamente è così, come alla ministra ricorda il collega del Pd Dario Franceschini e il vicesegretario Andrea Orlando: «ll dpcm prevede che le Regioni debbano assumere ulteriori misure necessarie. I ministri che criticano l'esercizio di questi poteri - attacca Orlando - evidentemente non hanno letto il dpcm o non lo condividono». Toni indispettiti che rendono l'idea di quanto lo scontro sulla scuola sia sconfinato nella politica.

    MICHELE EMILIANO MICHELE EMILIANO

     

    Lo dimostra l'attacco a sorpresa sferrato dal capogruppo del Pd Andrea Marcucci, che in Senato chiede al premier un rimpasto, senza averlo concordato con il segretario Nicola Zingaretti. «Valuti se i singoli ministri sono adeguati all'emergenza, apra la verifica, abbiamo bisogno di una maggioranza coesa», dice Marcucci evidentemente rivolto ad Azzolina e non solo.

     

    ANDREA ORLANDO ANDREA ORLANDO

    Una sortita subito sconfessata da Zingaretti: «Il sostegno a questo governo e ai suoi ministri è pieno e totale. Non in discussione». Il segretario del Pd si precipita a difesa di Conte, anche per allontanare i sospetti su possibili saldature tra i dem e Matteo Renzi. Al Nazareno sono infuriati, i parlamentari vicini a Zingaretti insinuano che Marcucci, da sempre vicino al leader di Italia Viva, spinga per un rimpasto e miri a diventare ministro, (della Scuola o della Sanità), così come Renzi. Risultato: «Dopo questa uscita, il governo è ancora più inamovibile», sentenziano dal Pd.

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