Francesca Scorcucchi per il “Corriere della Sera”
michael gandolfini i molti santi del new jersey
Hanno la stessa età Michael Gandolfini, figlio di James, e la serie I Sopranos . Titolo che ha fatto la storia della tv, così apprezzato da vincere 21 Emmy Award. Michael è praticamente cresciuto sul set dei Sopranos .
«Amavo andare nei teatri di posa con papà da bambino, era un gioco per me», dice, ora che il set è diventato il suo luogo di lavoro. La somiglianza con il padre, morto nel 2013 durante una vacanza in Italia insieme a Michael, allora quattordicenne, è stupefacente. A colpire sono soprattutto il modo fare e il taglio degli occhi.
i molti santi del new jersey
Tuttavia non è stata solo la somiglianza fisica a permettere a Michael di ottenere la parte di un giovane Tony Soprano in I molti Santi del New Jersey , prequel diretto da Alan Taylor, in sala dal 4 novembre.
tony soprano depresso
Michael però non è il protagonista del film, la cui sceneggiatura è stata curata dal geniale autore della serie originale, David Chase. Nel prequel Tony infatti è solo un ragazzo. Brillante, con un'intelligenza superiore alla media e con un futuro predestinato nella criminalità organizzata, ma solo un ragazzo.
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A iniziarlo alla carriera criminale sarà lo zio materno, Dickei Moltisanti, interpretato da Alessandro Nivola, vero protagonista del film. Tuttavia il peso della responsabilità nel ricoprire quel ruolo è stato per Gandolfini jr. enorme.
Operazione rischiosa che si è sentito di affrontare solo dopo molti piccoli passi...
sopranos 4
«C'è stata una prima audizione e poi un'altra e un'altra ancora, alla fine, nonostante le iniziali perplessità, ero completamente innamorato di Tony, molto diverso dalla sua versione adulta».
Perché non voleva interpretarlo?
Avevo paura del confronto. Temevo di non essere all'altezza». Come ha cambiato idea?
«Il regista e David Chase erano sicuri della loro scelta e piano piano mi hanno trasmesso fiducia. Mi hanno segnato la strada, spiegato che non dovevo interpretare la versione giovane del boss Tony Soprano. Fare il prepotente con il preside della scuola non era la cosa giusta, non era il momento. Tony non è ancora lì, mi dicevano».
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Mai visto la serie originale?
«No, prima ero troppo piccolo, poi crescendo non riuscivo a convincermi che fosse una buona idea vedere mio padre interpretare un malavitoso».
david chase e james gandolfini
Ottenuta la parte però, prima di girare, si è deciso a guardarla.
«Sì, e per rendermi il compito più facile e meno psicologicamente pesante ho chiesto a un gruppo di amici di farlo con me. Organizzavo mini-maratone televisive. Poi quando ero a casa riguardavo gli episodi visti e prendevo appunti utili per il ruolo».
L'impatto emotivo deve essere stato enorme.
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«Direi di sì. Alcune sequenze erano più difficili di altre, come quando Tony Soprano è con la famiglia, con i figli, ma ho cercato di godermi il viaggio, godermi l'orgoglio che provavo nel vederlo esprimere il suo talento. Quella serie ha avuto un impatto enorme e di quell'impatto mi sono reso conto soprattutto al funerale di mio padre».
Le va di ricordare?
«Tutta quella gente, sconosciuti che amavano mio padre attraverso Tony Soprano, mi ha fatto capire quando quella serie fosse stata importante. Prima di allora non sapevo del fenomeno globale che è stata quella fiction».
james gandolfini
È diventato attore per seguire le orme di suo padre?
«In realtà è perché sono un cinefilo ai limiti del fanatismo. Da piccolo ho visto tante di quelle volte Indiana Jones da ricordare a memoria ogni battuta e poi recitarla davanti a mio padre, che pazientemente filmava tutto.
Da ragazzo però avrei voluto diventare un giocatore di football, ero anche portato, ma mi ruppi il menisco e dopo la morte di mio padre il corso di recitazione divenne una forma di terapia».
Cosa pensa avrebbe provato suo padre vedendola recitare?
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«Spero almeno un po' dell'orgoglio che ho provato io guardando lui che aveva un talento enorme. Però il mio obiettivo, facendo parte di questo film non è mai stato quello di rendere orgoglioso mio padre. Questo film è qualcosa di più di una connessione poetica fra un figlio e un padre mancato. È la storia dell'origine di un mondo che in tanti hanno amato».
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