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    ARTEMISIA STREGA LONDRA – “LA PITTORA” ARTEMISIA GENTILESCHI CELEBRATA ALLA NATIONAL GALLERY DAL 3 OTTOBRE: LA MOSTRA, LA CUI IDEA È NATA DALL’ACQUISIZIONE NEL 2018 DELLA GALLERIA DEL SUO “AUTORITRATTO COME SANTA CATERINA DI ALESSANDRIA", INCLUDE DECINE DI LAVORI E CAPOLAVORI, TUTTI MANIFESTI DEL FEMMINISMO ANTE LITTERAM DELL’ARTISTA – L’INFANZIA DA RECLUSA E LA FUGA A FIRENZE DOPO LO STUPRO…


     
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    Antonello Guerrera per "www.repubblica.it"

     

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    Qualcuno l’ha già chiamata la “Beyoncé dell’arte”, ai suoi tempi. Per tutti, invece, è “la Pittora”, che finalmente è arrivata a Londra, dopo varie peripezie, per quella che è la prima mostra a lei interamente dedicata sul suolo inglese. Ovvero, “Artemisia Gentileschi”, alla National Gallery di Londra da sabato 3 ottobre fino al 24 gennaio 2021.

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    (…) Nata nel 1593, unica figlia del pittore Orazio Gentileschi, a Roma raramente può uscire dalla casa di famiglia di Via della Croce e praticare la sua passione, ossia dipingere. “Era praticamente segregata, qualcosa di orrendo per lei”, nota la curatrice della mostra, Letizia Treves. “Sin dall’età di 16 anni inizia a dipingere in maniera indipendente, con una prospettiva femminile unica”.

     

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    Poi Artemisia viene violentata, da un altro pittore, Agostino Tassi, che stava collaborando a un progetto con il padre di lei. Si trasferisce a Firenze, sposa un altro artista, Pierantonio Stiattesi, ed è qui che diventa la fenomenale pittrice barocca che conosciamo. “Si libera dell’ombra del padre”, racconta Treves, “ed è la prima donna a entrare nell’Accademia d’arte a Firenze. E poi, come in tanti suoi dipinti, Artemisia Gentileschi aveva anche una tattica molto intelligente di marketing, mettendo se stessa al centro, un po’ come faceva Rembrandt”.

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    Già, e lo dimostrano i lavori presenti, a tratti caravaggeschi, ma unici nel loro genere. La mostra, la cui idea è nata dall’acquisizione nel 2018 da parte della National Gallery del suo “Autoritratto come Santa Caterina di Alessandria" (1615-1617), primo dipinto dell’artista a entrare in una collezione pubblica britannica, include decine di lavori e capolavori della pittrice barocca, disposti cronologicamente.

     

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    “Vi faccio vedere io quello che può fare una donna”, scriveva l’artista al nobile, politico e collezionista Don Antonio Ruffo il 7 agosto 1649. Si comincia da “Susanna e i vecchioni” del 1610, la prima opera datata e firmata da Artemisia Gentileschi, e guardacaso anche l’ultima, 42 anni dopo (dal Polo Museale dellEmilia Romagna) anch’essa inclusa qui alla National Gallery.

     

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    Ci sono poi i contemporanei “Giuditta e la sua Ancella”, “Cleopatra”, “Danae”, tutti manifesti del femminismo ante litteram dell’artista. C’è anche un altro inedito, la trascrizione del processo contro Tassi nel 1612, in latino e italiano dell’epoca (gentilmente concesso dall’Archivio di Stato), in cui spicca la celebre frase di Artemisia: “È vero, è vero, è vero”.

     

    (…)

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