Camilla Conti per “la Verità”
GIOVANNI FOSTI CLAUDIA SORLINI PAOLA PESSINA GIUSEPPE GUZZETTI
L'autonomia delle fondazioni «è il Rubicone da non oltrepassare» perché il potere pubblico «deve rispettare i corpi intermedi, quando questi sono fragili la democrazia è a rischio». Giuseppe Guzzetti lo aveva ripetuto più volte l' 8 aprile del 2019 dal palco della Scala di Milano celebrando il suo addio alla Fondazione Cariplo davanti a 1.800 invitati. Un monito al governo ma anche alla politica in generale.
Un mese dopo, a maggio 2019, c' era poi stato l' ultimo atto come presidente dell' Acri con un messaggio al potere nazionale, nella Roma dei ministeri e dei palazzi della politica, per assicurarsi che il patrimonio delle fondazioni di origine bancaria, che sono anche le guardiane del risparmio in Cdp, non sia disperso. Un ruolo, quello del no profit, oggi più che mai necessario in mezzo alla pandemia.
Ed ecco il nuovo appello: «Il governo si decida a mettere una pezza ai disastri combinati da quelli precedenti», dice in questa intervista alla Verità. Partendo da un numero: 510. Sono i milioni di euro di tasse che le fondazioni oggi devono pagare allo Stato. Erano 510 milioni nel 2019 dai 323 del 2018. Costituiscono il primo capitolo di spesa delle fondazioni, assorbendo un ammontare di risorse ben maggiore di quelle destinate ad arte, attività e beni culturali.
Quando è partita la stangata?
«Nel 2011 ne pagavano 100, a partire dal 2012, con una serie di inasprimenti successivi, sono quadruplicate. A mettere il carico più pesante fu Matteo Renzi, che invece pubblicamente annunciava di tenere al terzo settore. A lasciarmi amareggiato non fu solo l' entità dell' aumento ma anche il modo in cui venne deciso. Il mio interlocutore era il professor Roberto Garofoli, capo di gabinetto del ministro dell' Economia che all' epoca era Pier Carlo Padoan con il quale avevo raggiunto un accordo con una riduzione dell' incremento di tasse che Palazzo Chigi proponeva, assicurando da parte delle fondazioni un aumento delle erogazioni per il sociale. Accordo che poi, nella stesura definitiva della manovra finanziaria non venne rispettato.
GUZZETTI
Ma non per colpa di Garofoli, che lo sottopose all' attenzione di Renzi. Ma il premier liquidò la questione con un lapidario "passiamo all' articolo successivo". Qualche tempo dopo chiesi a Renzi perché avesse quadruplicato le tasse alle fondazioni. Mi rispose che aveva bisogno di soldi e li aveva presi dove c' erano. Ebbene, li ha presi ai programmi che le fondazioni fanno con il terzo settore come supplenza al pubblico. Li ha tolti al volontariato, ma soprattutto ai beneficiati finali delle attività le, famiglie con anziani, bambini disabili».
La stangata è continuata anche negli anni successivi?
«Tra il 2012 e il 2014 c' è stato un progressivo inasprimento dell' aliquota per la tassazione delle rendite finanziarie passata dal 12,5% al 26%. Si è poi aggiunto l' aumento dal 5% al 77,74% della base imponibile dei dividendi incassati, introdotto con la legge 190 del 23 dicembre 2014 (la cosiddetta legge di stabilità del 2015), con efficacia a partire dai dividendi messi in distribuzione dall' inizio del 2014. Altro elemento che conferma la totale insipienza del governo: per le fondazioni l' aliquota è passata dal 5 al 77,4%, ma è rimasto il 5% per gli altri contribuenti.
Il provvedimento, varato a fine 2014, comportò, per quell' esercizio, un onere fiscale aggiuntivo di 100 milioni, che fu mitigato con il riconoscimento di un credito di imposta di pari importo, da fruire in via compensativa in tre rate annuali a partire dal 2016.
GIUSEPPE GUZZETTI
Dal 2015 la maggiore imposizione sui dividendi ha, invece, esplicato in pieno il proprio effetto, in quanto il riconoscimento del credito di imposta aveva valore solo per l' esercizio 2014. Successivamente, venne riconosciuto, nella legge di bilancio 2018, un credito d' imposta per tre annualità, per un totale di 300 milioni di euro. Ma attenzione: questo credito d' imposta non è stato concesso a compensazione dell' incremento pesantissimo delle tasse, ma semplicemente come incentivo a fronte di un maggior impegno delle fondazioni nell' ambito del welfare».
Quindi a fronte di maggiori erogazioni delle fondazioni nel welfare fu riconosciuto questo credito di imposta?
padoan renzi
«Esattamente. Ciò significa che il credito di imposta non è andato a ridurre le tasse a carico delle fondazioni. Di questi 300 milioni ben 80 milioni, dopo che le fondazioni avevano incrementato le erogazioni per il welfare sociale, sono stati inopinatamente stornati dal governo Conte-Salvini-Di Maio per finanziare il secondo programma triennale contro la povertà educativa minorile. Il governo ha stracciato la cambiale di 80 milioni, scaduta, in faccia alle fondazioni».
Come rimediare adesso?
«Non ci si rende conto che dentro questa bufera del Covid-19 che ci ha investito, a tenere coeso il tessuto sociale sono le organizzazioni no profit, che stanno soffrendo tanto quanto le aziende profit, i bar, i ristoranti. Dobbiamo dare attenzione al settore produttivo, ma non possiamo dimenticare il terzo settore.
Ho l' impressione che non si abbia chiara la situazione.
Centinaia, migliaia di enti del terzo settore rischiano di scomparire. In Lombardia sono più di 55.000, si occupano delle necessità delle nostre famiglie, dei nostri bambini, dei nostri anziani, dei nostri disabili. Non solo: gli enti no profit animano e tengono aperti i luoghi della cultura, i teatri, i musei. Quelle ambientali presidiano il nostro territorio.
conte salvini
In Lombardia, sono a rischio di scomparsa definitiva 1.400 enti che hanno chiesto aiuto a Fondazione Cariplo che ha messo a disposizione 16 milioni di euro per salvarle. Ma le risorse pur ingenti non sono sufficienti. Sarebbe stato necessario disporre del triplo del budget. Se queste organizzazioni muoiono, ci saranno altri posti di lavoro perduti, servizi che chiudono, migliaia di persone in povertà, emarginazione e fragilità. Le reti di volontariato si stanno occupando di loro, per garantire almeno la sopravvivenza».
Quindi?
«Va invertita la tendenza! Le fondazioni hanno avvertito la drammaticità della pandemia e della crisi, stanno facendo la loro parte. A fronte di questa drammatica situazione il presidente della Fondazione Cariplo Giovanni Fosti ha immediatamente proposto e già attuato alcune novità importanti per contrastare questa drammatica situazione, con il programma Letsgo. Innanzitutto il salvataggio di centinaia di enti del terzo settore. Grazie alla rete delle fondazioni comunitarie, la Cariplo ha contribuito ad attutire il primo urto, in primavera. Le fondazioni potrebbero fare molto di più con un regime fiscale più equo.
Potrebbero riversare queste risorse su chi sta tenendo insieme il tessuto sociale nelle nostre comunità. Deve essere chiaro: le tasse non colpiscono le fondazioni, sottraggono soldi a chi ne ha bisogno. La diminuzione delle tasse non va a vantaggio delle fondazioni ma delle comunità sul territorio. Capisce che il sistema rischia di saltare?
Con conseguenze drammatiche: da un lato le tasse, dall' altro per gli effetti dell' emergenza sanitaria, con gran parte dei dividendi degli investimenti da cui le fondazioni traggono le risorse per fare filantropia che sono congelati; diminuiscono le donazioni agli enti no profit, molti volontari anziani rimangono a casa per il Covid. La situazione diventa insostenibile e se gli enti di terzo settore, il terzo pilastro fondamentale della nostra società, alzano bandiera bianca... lo tsunami sarà ancora più devastante».
tasse
Quindi non è solo un problema degli enti non profit
«Riguarda tutti e non ce ne rendiamo conto, fino a quando certi servizi chiudono. Il governo non dimentichi che le democrazie occidentali si reggono su tre pilastri: lo Stato, il mercato ovvero le aziende private e il terzo settore, ovvero il no profit. Se va in crisi il terzo pilastro, vanno in crisi anche le democrazie».
E se invece il terzo pilastro è forte?
«Allora l' interlocuzione con il primo pilastro, cioè lo Stato, diventa molto importante. Ma questo rapporto non deve essere solo quello di dare servizi facendo supplenza laddove il pubblico non interviene, deve essere un rapporto di pari dignità. Abbiamo già esempi di buona collaborazione tra Stato (primo pilastro) e privato sociale (terzo pilastro); intendo riferirmi al programma contro la povertà educativa minorile di cui si è esaurito il primo triennio ed è in corso il secondo triennio.
Nel primo triennio a consuntivo, non a chiacchiere o previsioni, ma con dati verificati, abbiamo tolto dalla povertà quasi 500.000 minori, ai quali abbiamo assicurato il loro futuro, diversamente sarebbero finiti tra i Neet, giovani che non studiano e non lavorano. C' è un tavolo strategico, con il governo che lo presiede, Forum del terzo settore, Acri, fondazioni di origine bancaria: lo Stato risparmia soldi, ma la collaborazione con il terzo settore e le fondazioni consente di contrastare la piaga della povertà minorile.
Mi domando: perché non replicare questo metodo di collaborazione tra il primo e il terzo pilastro in altri settori del sociale, dell' ambiente, della cultura e della ricerca?».