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    REMEMBERING FRANCA - NATALIA ASPESI: “LA SOZZANI ERA MOLTO DI PIÙ DI UNA FAMOSA GIORNALISTA, ERA UN PERSONAGGIO TEMUTO E ADORATO, CHE DAVA LIBERTÀ DI CREAZIONE AI PIÙ SINISTRI FOTOGRAFI, SPAZIO A MODELLE ANORESSICHE O GRASSOCCIE, SUSCITANDO SUPPLICHE DA STILISTI CELEBRI E INDUSTRIALI OPULENTI, CHE PER AVERE LA SUA ATTENZIONE COMPRAVANO QUANTE PIÙ PAGINE DI PUBBLICITÀ POTEVANO PERMETTERSI”


     
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    Natalia Aspesi per “la Repubblica”

     

    FRANCA SOZZANI 1 FRANCA SOZZANI 1

    Quella sera dello scorso settembre, al Lido di Venezia, c’erano quelli che contano o contavano nel mondo fragile della moda. In platea in una nuova sezione laterale della Mostra del Cinema: Valentino Garavani e il suo compagno di una vita Giancarlo Giammetti, Miuccia Prada e Donatella Versace e la tuttora bellissima Naomi Campbell.

     

    Un popolo di spettatori scelti, celebrità spesso con abbronzature eccessive, in smoking bianco e fiore all’occhiello, abiti a strascico, come non si vedono più neppure alle serate di massima gala: nelle poltrone migliori c’erano tutti, Paolo Sorrentino con la moglie Daniela, Colin Firth e signora, Valeria Bruni Tedeschi, qualche grande fotografo come Peter Lindbergh più qualche blasonato e qualche industriale.

     

    FRANCA SOZZANI FRANCA SOZZANI

    Tutti lì, contentissimi, per vedere il documentario “Franca, chaos and creation”, che il neoregista Francesco Carrozzini, 34 anni, dedicava a sua madre, Franca Sozzani, una donna che era molto di più di una famosa giornalista, direttrice da anni di Vogue Italia ed altre testate Condé Nast (e direttore editoriale del gruppo italiano): era diventata un personaggio potentissimo nel mondo della moda, temuto e adorato, che dava libertà di creazione anche ai più sinistri fotografi (alta moda su vittime della chirugia estetica, in zone di guerra, su scampate a naufragio), spazio a modelle anoressiche oppure grassoccie (dette curvy), suscitando suppliche da stilisti anche celebri e industriali opulenti, che per avere la sua attenzione intelligente compravano quante più pagine di pubblicità potevano permettersi.

     

    FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI

    In quella notte veneziana di festa dedicata a lei, nella vita e nel film, Franca appariva angelica, il che non era, in un lungo abito bianco di Valentino, sorridente e forse felice per una sera, i soliti capelli biondi ondulati e molto lunghi che erano la sua irrinunciabile estetica.

     

    FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI

    Lei sapeva di essere molto malata, chi le stava intorno con in mano il flute di champagne o il piatto di risotto, quasi certamente no: oggi quel documentario che il figlio le aveva dedicato con amore, e certo dolore, può apparire come un elogio funebre anticipato, per renderla eterna e indimenticabile, nei tempi della veloce smemoratezza e dell’oblio istantaneo.

     

    Francesco Carrozzini - Baz Luhrmann - Franca Sozzani - Valentino Garavani Francesco Carrozzini - Baz Luhrmann - Franca Sozzani - Valentino Garavani

    Dicono che fosse ammalata da poco, però è curioso che nel marzo 2013 l’avessero eletta presidente della Fondazione dell’Istituto Europeo di Oncologia: come se lei, signora della moda e del giornalismo di moda, si fosse già affidata a quel celebre ospedale. Comunque ha continuato ad apparire, apparentemente serena, dove era necessario, anche alle ultime sfilate a Milano, anche il 7 dicembre, due settimane fa, era a Parigi a una sfilata speciale di Karl Lagerfeld.

     

    FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI FRANCESCO CARROZZINI E FRANCA SOZZANI

    Il film, elogio e testamento di un figlio a una madre scomoda e provvista di una Legion d’Honneur datale da Sarkozy, lascia la parola a fotografi diventati celebri e ricchi con lei, a personaggi che l’hanno ammirata come il regista Buz Luhrmann e lo scrittore Bernard-Henri Lévy che, forse trasportato da autentico affetto, la paragona sia a Botticelli che a Stendhal.

     

    carla sozzani carla sozzani

    Se c’è una signora sessantenne che può essere chiamata ragazza senza ironia, era proprio lei, come la ritrae il figlio, mentre nelle strade innevate di New York i fotografi inseguono la sua figurina fragile, lo sciarpone nero avvolto attorno al collo e ai capelli, mentre in macchina scherzano e litigano, lui affascinato e forse intimidito, lei sicura di sé e spiritosa.

     

    Come tante donne che sono state giovani qualche tempo fa, l’ambizione, l’impegno, la carriera, la fama, sono stati per lei più importanti degli uomini: che l’hanno amata ma si sono sentiti troppo spesso secondari nella sua vita. Forse è per questo che sino all’ultimo la sua libertà le ha assicurato una lunga intensa giovinezza e una carriera che poteva non avere fine.

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