Natalia Aspesi per “la Repubblica”
meloni mercato pesce
Guardi le prossime sfilate milanesi con le modelle nere nere, un paio di cinesi e forse una maori; guardi le riviste maschili con quei bei ragazzi che sembrano signorine d'antan, coi tacchi alti e le ciglia finte; guardi la Mostra del cinema di Venezia e ci trovi le trans di Roberta Torre, i fluidi di Emanuele Crialese e di Gianni Amelio tutta la stupida crudeltà di un'Italia omofoba; guardi gli spettacoli di successo mondiale e vedi i Maneskin, e il più Maneskin di loro è tutto cinghie e chiappe nude;
guardi le piattaforme e ti diverti con le storie d'amore e abbandono della ricca scena gay di New York. L'inclusione e il rispetto dell'identità di genere paiono quindi cose fatte, e invece forse è già troppo tardi. O per lo meno c'è già chi teme che lo sia, e ha scelto di prendere tempo. Di pensarci su. Di non farsi notare. Non si sa mai.
Natalia Aspesi
Per esempio, si è subito interrotto l'epocale scontro sull'uso dei cessi per femmine biologiche anche da parte di signore per scelta ma provviste di fallo: il che a pensarci bene non dovrebbe preoccupare perché se una si sente femmina non può venirle in mente di fare una cosa da maschio per di più criminale come far uso di quella da lei aborrita arma.
Paiono già in preda a dubbi i pionieri del cesso in comune, che se non sei di quelle femministe di prima, sarebbe invece la cosa più logica.
meloni mercato
Si sono zittite le accademiche studiose del linguaggio, che proponevano la femminilizzazione di ogni parola o ancor meglio un neutro buono per ogni fantasia non binaria mediante qualche diavoleria, visto che purtroppo in italiano non esiste. Dalle edizioni on line dei giornali e persino da molti social, sono ormai rari i lamenti dei baciatori gay insultati da genitori di adolescenti che, a loro insaputa, per conto loro stanno seguendo sui loro iPhone lezioni di orgasmo multiplo. Si segnalano però nuove unioni civili dette matrimoni, tra noti personaggi dello stesso sesso, forse temendo il veloce arrivo di qualche disastro.
natalia aspesi
La prudenza non è mai troppa, e se da una parte c'è il nostro Targaryen cattivo che minaccia il servizio di leva al posto dello psicologo, almeno Crudelia Demon non manderà ai lavori forzati le signore che piangono sulla loro ciccia, in quanto la di lei mamma è inequivocabilmente obesa, se mai ci manderà chi oserà fare ancora body shaming. I sondaggi e gli opinionisti dei sondaggi ormai hanno deciso che ci tocca la destra, non una destra qualsiasi, ma quel tipo di destra che in mano a un donna (vedi la signor Thatcher) può essere spietata e guai ad aprir bocca.
salvini meloni
La nostra premier in pectore, pretende che persino gli immigrati purché 'alla fame', siano cristiani: e questo imperio che lei eserciterà tipo il compianto Monsignor Lefevre, ha tutta l'aria di essere punitivo per tutti i bravi cristiani stessi anche italiani. Figuriamoci i peccatori. I giovani un po' recitanti che protestano contro la destra occupano TikTok con una certa grazia e convinzione, purtroppo però invaso persino da Berlusconi che quando grida allegrissimo "Ragazzi eccomi qua!", procura uno di quegli spaventi che fermano la digestione; ma pure Renzi risulta sbagliato postando un suo video del 2008 con un gran ciuffo giovanile e un discorso sul calcio.
E Conte? Raccontando i progetti melonisti per i giovani tenta giustamente di terrorizzarli, ma ci vuole altro. Sempre sull'adorabile Tik Tok tra "Ascelle Pelose" e "Il cugino gay di Zalone", c'è una quantità di Meloni trionfante talmente ossessiva che se io fossi Salvini smetterei di provarci. Per lei, avanti e indietro sul palco di varie città, il microfono in bocca e un gran scuotere di orecchini, giovane e scattante, piazze piene soprattutto di uomini incantati che fanno sì con la testa. Perché? Fitto mistero. Forse perché promette tutto ciò che ci è stato negato negli ultimi tempi: più doveri che diritti, disciplina, ordine e ordini, inquadramento: credere obbedire combattere.
Giorgia Meloni