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Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
Aspettando Juventus e Roma, due su tre fanno quello che devono. La Fiorentina con il Torino e il Napoli a Genova con la Samp. Ancora il sinistro da fermo di Ilicic. Forse la più grande impresa in viola di Paulo Sousa. Trasformare in protagonista un talento diamantino condannato all’incostanza e dunque alla mediocrità.
La Samp di Montella ha orgoglio e Correa, ma perde Cassani troppo presto e in dieci è burro per gente come Higuain, Insigne, Hamsik e Mertens, uno che giocherebbe titolare ovunque. Tre punti a consolare il bukowskiano Sarri che non potrà dare più del “finocchio” a nessuno che non sia se stesso, una specie di supplizio. I due, Sarri e Mancini, si possono pacificare quanto vogliono ma restano due fatti per detestarsi. In cuor loro continueranno a dirsi quello che non possono più dirsi, il fegatoso Sarri e la sprezzante fighetta Mancini, “finocchio” e “vecchio coglione”.
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L’Inter stava per rubacchiare l’ennesimo 1 a 0, strapazzato in lungo e in largo dal Carpi e tenuta in piedi da Handa e Miranda, che sembra una canzone di De Andrè, ma è la cassaforte dell’Inter (senza il suo totem brasileiro, il primo tempo nerazzurro è: prendimi, sono tua), quando uno che si chiama Kevin Lasagna ma va come un razzo vegano, a pochi secondi dalla fine, restituisce un minimo di etica all’immoralità del pallone.
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Pareggio strameritato e cappello a quell’altro ruspantone in tuta di Castori, uno che pensa quello che Sarri dice. Mancini in affanno. La sua Inter non vince più a San Siro e si fa acchiappare dalla Fiorentina al terzo posto. Thohir ha regalato un giocattolo nuovo di zecca a Bimbo Mancini che se la gode a montare e smontare, ma la squadra resta un insieme frankesteiniano di mondi che non si parlano.
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Applausi scroscianti per Roberto Donadoni. Una storia paradossale la sua. Ha allenato la Nazionale quando forse non poteva allenare nemmeno il Bologna e ora che allena il Bologna dovrebbe allenare la Nazionale. Lezione di calcio al Sassuolo. La Lazio è molto Candreva, quasi tutta Candreva. Ma deve aspettare il Chievo in dieci per rimontare e strafare.