Federico Capurso, Michela Tamburrino per “la Stampa”
CARLO FUORTES
La mattina della resa dei conti in Rai è stata programmata con cura. L'amministratore delegato Carlo Fuortes oggi chiederà al Cda di votare a favore del pacchetto di nuove nomine e palinsesti, ha già fatto mea culpa per non aver coinvolto i consiglieri d'amministrazione nelle sue scelte ed è pronto ad andare avanti.
Eppure, nei Palazzi della politica, tra le file di chi si professa "fedelissimo" di Mario Draghi e della stabilità di governo, inizia ad agitarsi il terribile sospetto che a viale Mazzini si stia ricreando un asse gialloverde. Giuseppe Conte e Matteo Salvini, di nuovo insieme, con l'obiettivo di riversare sulla tv pubblica le stesse tensioni che in queste settimane sono state agitate contro palazzo Chigi.
MARIO ORFEO - IL PATRIARCA KIRILL DEL PD (COPYRIGHT PAOLO MIELI) - FOTOMONTAGGIO VERITA E AFFARI
Con il pericolo, non del tutto scongiurato, che in Rai si stia così preparando un'anticipazione della crisi di governo.
Il voto contrario, oggi, della maggioranza del Cda Rai (tre membri su cinque) provocherebbe le dimissioni di Fuortes, l'uomo voluto da Draghi alla guida dell'azienda neanche un anno fa. Viene già data per certa la contrarietà di Riccardo Laganà, rappresentante dei dipendenti, mentre sono ancora in bilico i consiglieri d'amministrazione Alessandro Di Majo e Igor De Biasio, rispettivamente in quota Movimento 5 stelle e Lega. Il primo campanello d'allarme a palazzo Chigi è suonato ieri pomeriggio, quando è iniziata a girare la voce che la riunione di oggi a viale Mazzini si sarebbe aperta con un ricatto.
CARLO FUORTES
La Lega, per votare sì al pacchetto di nuove nomine, vorrebbe infatti chiedere la testa di Ilaria D'Amico (la ex conduttrice di SkySport a cui sarebbe stato promesso un programma in seconda serata su Rai 2), per mettere al suo posto Francesco Giorgino. E in sostituzione di Giorgino, nei desiderata leghisti, andrebbe Francesco Primozich del Tg2. I Cinque stelle invece, dopo il ritorno di Mario Orfeo al Tg3 e lo spostamento di Simona Sala al Day Time, covano rabbia nelle file parlamentari più barricadere e auspicano uno sciopero della redazione del Tg3 «per l'inconcepibile terzo cambio di direttore in pochi mesi».
Anche stavolta, Conte non è riuscito a incassare granché. La stessa Sala, pur considerata in quota Cinque stelle, viene vista più vicina a Luigi Di Maio che non all'ex premier. Ma oltre lo scarno bottino, largamente preventivato visti gli ormai pessimi rapporti di Conte con palazzo Chigi, i Cinque stelle aspetteranno che la notte porti consiglio prima di provare a chiedere al "loro" consigliere, Di Majo, di votare contro in cda, con il rischio di far saltare il tavolo.
Dal Nazareno si osservano con qualche preoccupazione le fibrillazioni degli ultimi giorni. Enrico Letta avrebbe contattato ieri la consigliera in quota Dem, Francesca Bria, per avere rassicurazioni e mettere in chiaro che le polemiche interne nate dal ritorno di Orfeo al Tg3 non hanno nulla a che vedere con gli organi dirigenziali del Pd.
CONTE SALVINI
Orfeo viene visto in modo ostile da quelle che un fedelissimo del segretario derubrica a «singole voci che non rappresentano la linea del partito», mentre dai vertici viene assicurata una stima quasi incondizionata. Si fa, di conseguenza, quadrato intorno a Fuortes e alle sue scelte, con il voto favorevole assicurato anche da Forza Italia, e con l'asse interno a viale Mazzini composto dai dirigenti Silvia Calandrelli (Cultura), Antonio Di Bella (indicato da oggi agli Approfondimenti) e Maria Pia Ammirati (Rai Fiction).
Ad agitare ulteriormente le acque gialloverdi, però, c'è la possibilità che Fuortes voglia creare una nuova direzione, chiamata "Sostenibilità", e affidarla a Roberto Natale, ex portavoce di Laura Boldrini all'epoca della sua presidenza alla Camera, ex sindacalista Usigrai ed ex presidente della Fnsi.
mario draghi in conferenza stampa a bruxelles 3
Ed è rispuntata, poi, l'ipotesi un tempo accantonata ma ora sempre più concreta, di recuperare risorse attraverso la vendita al ribasso di Rai Way. Altro ostacolo difficile da superare sulla strada che sta portando all'avvio del nuovo piano industriale, voluto dall'ex Ad Fabrizio Salini e lasciato intatto nella sua struttura. Espressione di una maggioranza gialloverde che non c'è più, ma ancora in grado di tenere alta la tensione all'interno del governo. Con il sospetto che oggi, proprio in Rai, stia preparando il trailer della prossima crisi di governo.
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