Vittorio Sabadin per “la Stampa”
gioconda louvre
In maggio, l' imprenditore francese Stéphane Distinguin aveva proposto di vendere per 50 miliardi di euro la Gioconda di Leonardo per fare fronte alla crisi della cultura, aggravata anche in Francia dal Covid-19.
Sembrava una battuta, ma molti lo hanno preso sul serio.
Il Brooklyn Museum di New York ha appena venduto all' asta da Christie' s la Lucrezia di Lucas Cranach il Vecchio per 5 milioni di dollari e conta di realizzare in tutto 40 milioni con la vendita di altre opere. Serviranno a ripianare i conti devastati dall' epidemia e a creare un fondo che metta in sicurezza il museo.
lucrezia di lucas cranach il vecchio
A Londra, la Royal Academy ha gli stessi problemi e alcuni esponenti del board hanno proposto di vendere il Tondo Taddei di Michelangelo, un meraviglioso bassorilievo che potrebbe fruttare 100 milioni di dollari ed evitare 150 licenziamenti. Anche la Royal Opera House non se la passa bene, come tutti i teatri d' opera, e metterà all' asta proprio oggi il ritratto di Sir David Webster, leggendario sovrintendente del teatro, dipinto nel 1971 da David Hockney. Conta di ricavarne tra i 14 e i 23 milioni di dollari, con i quali superare indenne la pandemia.
taddei tondo di michelangelo 6
Il mondo dell' arte è in subbuglio, perché il Covid sta dando un duro colpo al tabù secondo il quale i musei esistono per conservare le opere e non per venderle. Malcom Gladwell, l' autore di I grandi effetti dei piccoli cambiamenti, è stato il primo a lanciare il sasso nello stagno, sostenendo che il Metropolitan Museum of Art di New York avrebbe dovuto aprire una teca e vendere un paio di opere per fare fronte alla crisi. I direttori dei musei, afferma, soffrono invece della sindrome del «drago accaparratore»: accumulano tesori e non sanno più dove metterli, li tengono nei depositi e non vogliono mai separarsene.
sir david webster hockney
Esaminando la devastazione causata dal Covid, l' Associazione americana dei direttori dei musei d' arte (AAMD) ha accolto l' appello di Gadwell, modificando il proprio codice di condotta e autorizzando la vendita di opere fino al 2022 «per finanziare il mantenimento delle collezioni». L' Everson Museum di Syracuse, New York, ha annunciato che rinuncerà a un Pollock in cambio di 13 milioni, il Baltimore Museum of Art conta di ricavarne 65 dall' asta di tre quadri, il museo di Palm Springs si priverà di un lavoro Helen Frankenthaler.
È un buon momento per vendere: con l' economia ferma ci sono tanti soldi in giro che non sanno dove andare.
helen frankenthaler palm springs museum
La prima asta del Brooklyn ha fruttato 6,6 milioni e la Lucrezia di Cranach è stata battuta a 5 volte la quotazione. Lo stesso probabilmente accadrà per i quadri di Gustave Coubert, Camille Corot, Claude Monet, Edgar Degas, Joan Miró e Henri Matisse che il museo metterà all' incanto nei prossimi giorni. «È una cosa molto difficile da fare per noi», ha detto al New York Times Anne Pasternak, la responsabile del museo, «ma è la soluzione migliore. Di certo non ci priveremo dei nostri tesori». Vendere alcune opere «minori» eviterà chiusure e licenziamenti, il sacrificio sembra giustificato.
everson museum di syracuse
Ma guai a dirlo agli esperti e ai direttori dei musei.
everson museum di syracuse pollock taddei tondo di michelangelo 5 taddei tondo di michelangelo 4 taddei tondo di michelangelo 3 taddei tondo di michelangelo 2 taddei tondo di michelangelo 1 baltimore museum of art