Valerio Mariani per "it.businessinsider.com"
contagio coronavirus su un aereo
La prossima volta che scegliete il posto in aereo pensateci un attimo, potrebbe evitarvi qualche malattia. È opinione comune che le cabine degli aeromobili siano un ricettacolo di virus e batteri, anche se non è mai stato dimostrato scientificamente che l’influenza che vi siete beccati al ritorno dal viaggio di Natale ai Caraibi sia solo colpa del sistema di areazione.
Più probabile che la stanchezza di un lungo volo, insieme alla voglia di perseverare in pantaloncini e maglietta nonostante il ritorno a temperature invernali, contribuiscano a rendere l’organismo più vulnerabile a qualche infezione.
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Detto questo, oltre a proteggere adeguatamente le vie respiratorie, riposare, mangiare poco e, soprattutto, lavarsi spesso le mani, per tutelarsi al rientro da un volo aereo potrebbe essere utile scegliere il posto giusto. Il problema è che dovreste sapere a priori dove si siederanno i passeggeri infetti.
La ricerca scientifica pubblicata recentemente su Proceedings of the National Academy of Science e svolta da un gruppo di ricercatori americani ha preso molto sul serio la questione partendo dalla considerazione che, con più di 3 miliardi di passeggeri all’anno, la trasmissione delle infezioni all’interno delle cabine aeree sia un problema per la salute mondiale.
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Il team di 10 ricercatori ha preso 10 voli intercontinentali durante il picco della stagione influenzale e ha osservato posizione e movimenti di un totale di circa 1.500 passeggeri che non dimostravano evidenti sintomi di infezione (ovvero, non tossivano).
Secondo i ricercatori, la ricerca è unica nel suo genere: nessuno, per esempio, ha mai pensato di fare un test dell’aria o usare dei tamponi. E, inoltre, visto che videocamere, tag Rfid, ultrasuoni, raggi infrarossi o qualsiasi altra tecnologia utile a registrare i movimenti non sarebbe stata ammessa per tutto il volo, risulterebbe complicato monitorare e annotare con precisione i movimenti di tutti i passeggeri.
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Così, i dieci ricercatori si sono distribuiti a coppie ogni cinque file, tutti muniti di iPad e app opportuna, per mappare con precisione le posizioni iniziali e i movimenti di tutti i passeggeri durante li volo e, già che c’erano, hanno anche raccolto campioni di aria e tamponi di superfici.
Proprio l’analisi dei 229 campioni d’aria raccolti ha smentito il luogo comune che il sistema di areazione influisca sulla trasmissione di virus e batteri: nessuno dei 229 campioni, infatti, conteneva tracce dei 18 virus respiratori più comuni.
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Le conclusioni dell’esperimento
La prima conclusione a cui è giunto il team di ricercatori è che più ci si muove dal proprio posto, più si ha la probabilità di essere contagiati. Viceversa, se siete malati e volete evitare di contagiare, meglio stare seduti il più possibile. E, fin qui, la scienza conferma il buon senso.
Ancora, supponendo che il passeggero infetto fosse seduto esattamente in mezzo all’aereo, si è concluso che i passeggeri seduti nella fila immediatamente davanti o dietro il malato avrebbero l’80% delle probabilità di ammalarsi.
Per tutti gli altri la percentuale di rischio scende al 3%. Se è un membro dell’equipaggio a essere malato, lui potrebbe essere causa del contagio di una media di quasi 5 passeggeri per volo.
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In definitiva, avete ottime possibilità di evitare l’influenza se siete almeno due file, più di un metro, lontani dall’untore. Così, se evidentemente non potete scegliere prima il posto più sicuro, magari potete farlo dopo, una volta individuati i soggetti a rischio e nel caso di volo con posti liberi.
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I ricercatori hanno anche fornito qualche spiegazione sul perché ci si ammala così spesso dopo un viaggio in aereo. Molti potrebbero contagiarsi in aeroporto, durante l’imbarco o la discesa. Oppure potrebbero già essere infetti e, infine, la probabilità di contagio aumenterebbe all’aumentare del numero di ore in volo.
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La ricerca, alla fine, non entrerà negli annali della scienza per le conclusioni a cui è giunta o per la loro applicabilità ma, piuttosto, per l’interessante metodologia che ha permesso di costruire un modello di calcolo dei comportamenti umani all’interno di una cabina aerea.
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